Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli
Oggi, svegliandomi alle 7,00 e affacciandomi dalla finestra di casa che dava sul mio giardino, non ho potuto fare a meno di pensare alla canzone di Mia Martini "la nevicata del '56".
Non ho fatto altro che canticchiarla tutto il giorno. Ho svegliato il mio fidanzato di corsa, con l'entusiasmo di una bambina di 10 anni, che vede la neve per la prima volta. Si, perchè anche se di anni ne ho 31, e non sono una bambina di certo, io la neve non l'avevo mai vista, non così, non davanti casa, non ad un palmo dal naso, non scendere a fiocchi. Sono sempre stata una donna di mare e al mare, in Sicilia, la neve è rara come il mare azzurro in Val D'Aosta. Per questo forse il fidanzato ha perdonato la mia sveglia alle 7,00. Mi sono rinfilata sotto le coperte, ma non sono riuscita a dormire, ero eccitata, in ansia, in una situazione di stallo perchè, oltre alla meraviglia della neve, c'era il dramma del lavoro: non sapevo ancora se sarei potuta uscire o meno, e quindi, come sempre quando non so cosa farò, ero in fibrillazione (si, sono molto malata, e se non ho tutto chiaro, tutto programmato, mi vengono le crisi d'ansia)
Poi è arrivata la comunicazione dell'atac che diceva che i mezzi erano fermi, e dall'ufficio, che era tutto chiuso. Ho avuto un attimo di sollievo e poi nuovamente ansia, perchè anche se non faccio il chirurgo e nessuno muore se non lavoro per un giorno, sapevo che c'erano delle cose urgenti da fare, ed era anche giusto farle. Quindi... ho lavorato da casa, mentre fuori fioccava.
Non ho avuto modo di godermela per intero, questa meravigliosa neve, ma quel poco che basta per vedere con un pupazzo di neve, per scivolare sul ghiaccio e rischiare di rompermi l'osso del collo, ma soprattutto vedere un altro pupazzo di neve. E chi lo aveva mai visto un pupazzo di neve a due metri da casa, ma soprattutto chi li aveva visti mai due pupazzi di neve, con tanto di naso fatto da una carota e cinque centesimi a posto degli occhi? Cinque centesimi, solo cinque, perchè un occhio era stato rubato. Forse l'altro occhio era di cinquanta centesimi e non ce l'ha fatta.
Comunque, nonostante tutte le polemiche, perchè "che sarà mai un po' di neve? al nord ce l'hanno sempre e non si fermano mai", che non capisco, perchè noi non siamo al Nord, oggi Roma era uno spettacolo vero ed ineguagliabile. Oggi essere vivere in Italia è una fortuna, ma a Roma è un privilegio, ed io adoro i romani, adoro questo modo di prendere sempre tutto alla leggera. Adoro, nonostante tutto e tutti, anche il fatto che con la neve la città vada nel panico e diventi deserta, adoro quelli che sono usciti con la tuta da sci e gli slittini, adoro quelli che si sono andati a fare lo slalom gigante a Circo Massimo. Adoro il Colosseo bianco, adoro quelli che hanno fotografato pure i cassonetti, perchè con la neve anche l'immondizia a Roma sembra diventare bella.
Roma è così, ce piace così. Caciarona, caotica. Un po' matta.
E ora, insieme a me, emozionatevi così, con la nevicata del 2018.