venerdì 30 novembre 2018

La mia prima anestesia

Parliamoci chiaro, quando mi hanno detto che dovevo affrontare l'intervento, benchè l'abbia presa con filosofia e ci scherzassi su, ero terrorizzata. Non tanto all'idea di finire sotto i ferri e venire aperta e gonfiata. Quando per il fatto che sarei stata completamente anestetizzata e quindi addormentata e incosciente. Il pensiero di addormentarmi e poi? Boh.

Ho cominciato a lasciare qui e la i miei voleri: al mio fidanzato ho chiesto di non rifarsi subito una vita e piangermi almeno un po', ho mangiato l'ultima cena anche se mi faceva schifo (era la mela cotta dell'ospedale) pensando che da morta avrei potuto pentirmene e che in fondo la mela è una cosa buona della vita. Ho abbracciato Giuseppino, il mio gatto, dicendogli di non preoccuparsi, perchè il mio fidanzato mi aveva promesso che lo avrebbe coccolato tanto al posto mio e cose così.

E anche se quando mi hanno fatto spogliare come un verme e messo quel "camice", che di camice non aveva niente perchè era una rete verde, tremavo come una foglia, quando ho percorso il corridoio sulla barella sorridevo e ho fatto anche il pollice in su ai miei che mi guardavano mentre mi portavano nel gelo della camera mor...volevo dire della sala operatoria.

Si, sono melodrammatica, lo sappiamo tutti, ma avevo paura veramente. Per questo mi sono stupita alla grande quando ho visto il volto dell'anestesista e, all'improvviso, mi sono sentita rassicurata. Era un ragazzo abbastanza giovane, con una voce gradevolissima, una sicurezza disarmante, non potevo non stare tranquilla. Ho perfino scherzato con l'infermiere che doveva mettermi la cannula in vena per la flebo e le varie medicine dicendo che lui, visto che aveva l'ago in mano, era quello che mi faceva più paura e che se non avesse beccato la vena al primo colpo lo avrei maledetto dopo la morte. E' stato bravissimo anche lui, perchè non solo l'ha beccata subito, ma non mi ha fatto neanche male e non mi ha lasciato neanche un livido. 

Immediatamente dopo l'anestesista mi ha sedato. Mi ha chiesto "come ti senti, ti gira la testa?" si, mi girava, ma era gradevole, era come essere brilli, felici, all'improvviso tranquilli. Poi mi ha fatto un'anestesia locale all'addome per bloccare i dolori successivi all'intervento, poi mi ha sedato di nuovo. In pratica prima ancora di entrare in sala operatoria mi ero già appisolata. Però tremavo, tremavo di freddo, così quando mi hanno portato in sala operatoria mi hanno circondato di cuscini caldi, tanto caldi che stavo proprio nella pace dei sensi. Una pacchia.



Mi hanno poggiato il respiratore sul petto, mi hanno detto "inizia a respirare..." e niente. Mi sono svegliata con l'anestesista che mi dava schiaffetti. Quello che a me è sembrato un istante, sono state circa tre ore di intervento, di cui solo 40 minuti di vera e propria operazione, altri 30 di anestesia locale prima e altre due ore tra post operatorio e risveglio. Posso dire solo che è una cosa incontrollabile, e in qualche strano modo, piacevole. No, non voglio dire che lo rifarei, ma che invece di essere terrorizzata, li, sotto le mani di sconosciuti, nuda come un verme e in procinto di essere gonfiata e bucata, ero sicura, tranquilla, quasi beata. 

Quindi voglio dirvi, si, bisogna essere fortunati a trovare medici bravi, e si, spesso non si è fortunati, ma in linea di massima i medici italiani sono persone grandiose e l'anestesia non è una cosa così brutta come si pensa. 



Ps. nella foto sono appena uscita dalla sala operatoria. Diciamo che ero quasi lucida! Yuppi!

mercoledì 28 novembre 2018

Corsa contro il tempo: troviamo una casa che mi devo operare!

Non scrivo da luglio scorso, quando sono caduta rovinosamente attirata da una forza invisibile e prepotente. E da luglio di cose ne sono successe anche troppe, così tante che forse un foglio di carta, benchè digitale, non basterà per raccontarle. Innanzi tutto mi sono messa a dieta: no, non volevo dimagrire, ma ho dovuto, perchè ho iniziato a soffrire di coliche dovute ad un calcolo alla colecisti che sapevo di avere ma che, bastardamente, ho ampiamente sottovalutato. E così, rinunciando alla carbonara, alla salsiccia, al salame, ai fritti, al burro, ho perso sette kg, e qualche etto di felicità, guadagnando però tanto in salute. La visita chirurgica ha sentenziato che avrei potuto tirare, con la dieta, fino ad ottobre, tuttavia a settembre ho preso un altro appuntamento e si... mi sarei dovuta operare, non si sapeva bene quando. Mi avrebbero chiamato loro.

Nel frattempo, giusto per mantenere sereno il mio animo e non stressarmi troppo, a fine luglio io e il mio fidanzato ci siamo trovati a prendere la decisione di andare finalmente a vivere in una casetta un po' più grande. Il nostro nido d'amore resterà sempre il nostro nido d'amore, ma effettivamente dopo cinque anni cominciava ad essere un po' troppo stretto, per quanto noi vicini vicini siamo sempre e comunque stati bene. 

Vi dico, che se cercate casa a Roma, dovete mettervi di sana pazienza, rovistare tra tutti i miliardi di articoli assurdi, visitare appartamenti improponibili e scansare i miliardi di seminterrati che ci sono qui a Roma, miliardi, milioni di miliardi spacciati per "piani terra", o per "leggermente seminterrato", che vi fa ritrovare in pochi istanti sepolti in casa. Scansare le agenzie che vi vogliono svuotare il conto in banca e magari vi propongono pure contratti in nero loschissimi in cui non si sa neanche chi è il padrone di casa perchè è qualcuno di "importante" e non può essere disturbato. Vedrete case carissime, dove non c'è nulla, neanche il riscaldamento e i fuochi della cucina, ma tanto esistono le stufe no?

Beh, quando avevamo quasi rinunciato l'abbiamo trovata, giusto un paio di giorni prima che mi chiamasse l'ospedale per la preospedalizzazione, lo scorso 30 ottobre. Questa storia di case e ospedali, va raccontata insieme, perchè le cose sono combaciate che quasi sembra un miracolo e sono successe praticamente assieme. Dopo la preospedalizzazione, ho chiesto per motivi di lavoro e di vita, che l'intervento non avvenisse prima del 15 novembre. Mi hanno quindi chiamato per l'intervento il 21 novembre. Era il 5 quando io e il mio fidanzato abbiamo firmato il contratto. Dal weekend successivo abbiamo cominciato a portare qualcosa... ci siamo accorti però, che le cose erano troppe, ma ormai c'eravamo messi in testa di fare il trasloco da soli (cosa che, come per la casa a Roma, non fatelo. Mai. I soldi del trasloco sono soldi guadagnati in salute!). Abbiamo optato che avremmo finito di portare le cose solo dopo che ci avessero attaccato la linea internet. Così è stato il 13, e quindi il weekend del 17 ci siamo trasferiti. E' stata la nostra prima notte nella nuova casa.
Io ho pianto quando ho lasciato la vecchia e ora sono felicissima di stare in quella nuova che sento già mia. 

Il 20 doveva essere il mio ultimo giorno di lavoro prima dell'intervento, ed il 20 sera mia madre sarebbe arrivata da palermo. Il 20 mattina mi chiama l'ospedale facendomi sapere che il posto letto si era liberato e dovevo ricoverarmi subito per occuparlo se non volevo rischiare di perderlo, e io non potevo rischiare visto che mia madre sarebbe arrivata quella sera e non potevo rischiare di farle fare un viaggio a vuoto. Così mi sono ricoverata il 20, mi sono operata il 21 e il 23 sono uscita d'ospedale. Sono stata a casa con mia madre fino ad oggi che è dovuta andare via. E se non avessi avuto una casa, non avrei saputo come fare, perchè non avrei potuto ospitarla, e lei non mi sarebbe stata vicino e io, senza di lei, forse non sarei riuscita a stare bene. Oggi è andata via, è inutile che vi dica quanto mi manca, si?

Vi ho fatto una cronistoria, per farvi sapere che sono viva, che spero di stare meglio perchè comincerò una vita in qualche modo nuova, con nuovo cibo, nuova salute, e una nuova casa. E magari, riuscirò a riprendere a raccontarvi le mie fantastiche avventure, con tanto di dettaglio sull'intervento e l'anestesia, che vi confesso, a posteriori: è una figata assurda!

A presto!

venerdì 20 luglio 2018

La vita è tutto un equilibrio sopra la follia... però io l'equilibrio non ce l'ho.

Io sono una che soffre del blocco dello scrittore. Mi capita così: mi succedono miliardi di cose, spesso anche brutte su cui ironizzare, ma niente, c'è il vuoto, non c'è tempo, c'è altro, e non scrivo, non ci riesco, mi sforzo, ma non viene fuori un pensiero da mettere su carta. Il blocco, quando mi viene, mi dura dai 3 ai 5 mesi, e quando passa tornano a fiorire le idee, ma ne sbocciano proprio tante, sarà anche perchè le cose assurde non smettono mai di capitarmi, come quella di ieri.

Prima di raccontarvela però devo farvi una premessa. Io sono una persona priva di equilibrio. Si, oltre all'equilibrio mentale che ho perso già da qualche anno, sono una che un equilibrio fisico non ce l'ha mai avuto. Lo sa bene mia madre che mi trovata distesa a terra per gli angoli più disparati di casa senza alcun motivo, o si trovava a reggermi mentre perdevo l'equilibrio per strada, trovandomi a scapicollare giù per un dirupo. Una volta mi stava spazzolando ed io, mentre ero ferma appoggiata al lavandino, sono caduta e mia madre si è ritrovata a spazzolare l'aria mentre io stavo distesa a terra sotto il lavabo.
Il punto è che se per caso perdo l'equilibrio, non riesco a fermarmi, inizio a cadere e rotolo, rotolo, rotolo, finchè non c'è qualcosa che mi ferma o finchè non sono completamente distrutta e distesa a terra. E questo è quello che mi è successo ieri. 

Questo fatto, di cadere come una tartaruga senza potermi riprende, è difficile da capire. Il mio fidanzato stesso mi ha detto che la gente, vedendomi cadere, non pensa che stia realmente cadendo, perchè sembra sempre che ce la possa fare, o che comunque la perdita di equilibrio non sia grave, finchè non mi vede distesa completamente al suolo, due volte su tre, a gambe all'aria.

Come vi ho anticipato, ieri, uscendo da lavoro, mi trovavo ferma sul marciapiede a guardare l'arrivo dell'autobus da lontano. Si, perchè ogni avvenimento della mia vita gira attorno ai mezzi pubblici, è una condanna! 
Ad ogni modo eravamo in mezzo alla strada, io e la mia collega, dunque per andarlo a prendere dovevamo fare un pezzo all'indietro. Scendo dal marciapiede e "STOCK" mi si rompe un tacco. Solo che io non l'ho capito. A dir la verità, non ho capito assolutamente niente: mi sono ritrovata a cadere. Dapprima pensavo di potermi sedere sul marciapiede, ma quando ho visto che il suolo si avvicinava, era troppo tardi. Un attimo dopo ho trovato la mia spalla aderente al marciapiede, le gambe in aria, e per fortuna non c'era nessuno, il cellulare sull'asfalto ed il piede con il dito aperto. In tutto ciò la mia amica, sempre la stessa, continuava a chiamarmi, pensando che il solo suono della sua voce bastasse ad arrestare la caduta. Perchè, giustamente, lei stessa non capiva perchè stessi cadendo così, a rallentatore, senza potermi fermare. Quando ero al suolo e ho visto che l'autobus si avvicinava poi mi è preso il panico, non sono riuscita a rimettere il tacco, sapientemente recuperato dalla mia collega e le ho detto "vai almeno tu, io non ce la farò". 

Si, lo ammetto, sono un po' tragica. Ma anche comica. Lei infatti mi ha guardato come dire "ma che ca... dici? Ce la fai a metterti in piedi almeno?" Si, ce la facevo. L'ho fatto e sono perfino riuscita a salire sul bus, mentre mi dissanguavo dal piede, rischiando ottantamila infezioni. Una ragazza, carina, mi ha dato un cerotto, mi è dispiaciuto constatare che il cerotto non sia servito ad una mazzafionda. Sanguinavo troppo, tanto che ho pensato che mi fosse partito mezzo dito, ma vabbè... andiamo avanti, perchè io, con un fazzoletto avvolto attorno al dito (medio, ovviamente, il povero spilungo) e senza tacco, zoppicante per la differenza d'altezza, sono andata da un autobus all'altro, aspettando venti minuti e sudando, fino ad arrivare alle 20,00 a casa. In pratica dopo un'ora e mezza dall'accaduto. 

Il mio fidanzato quando mi ha visto ha detto che solo io posso ridurmi in quello stato, però mi ha dolcemente pulito e ad un certo punto ha detto "qui ti è saltato tutto, dobbiamo tagliare..." - CHE COSA? - ho pensato per un istante che mi si dovesse amputare un dito (si, sono tragica, ricordate?) e invece no: solo la pelle e parte dell'unghia... che non è comunque piacevole!

Grazie a Dio, era solo un dito... dai su, che volete che sia un dito? Però poi quando finalmente mi sono messa a letto ieri sera, mi sentivo indolenzita, e - SORPRESA - stamattina mi sono alzata con un livido che va dall'anca alla caviglia, e vabbè. Dai. C'è sempre di peggio. 

Però mobbasta.



mercoledì 18 luglio 2018

Il cinema cult secondo la mia amica Ilaria

Non scrivo da mesi, non che siano mancate le cose che mi sono successe, ma alcune non sono belle, molte altre mi hanno tolto il tempo di scrivere. Ma oggi c'è stata la scintilla che mi ha restituito l'ispirazione. E' nato tutto grazie alla mia amica Ilaria, che ha una mente prodigiosa, ma nessun blog. Eravamo a tavola con un altro nostro amico e stavamo parlando di film. Il nostro amico ha voluto metterla alla prova su quanti film conoscesse con Kevin Constner, perchè lei sosteneva che ne avesse fatti tipo due. Abbiamo scoperto che sono molti di più, ma da li è nato un test - anzi per meglio dire un gioco - su tutta una serie di film cult. Lui scorreva i titoli e lei diceva se li aveva visti o no, ma se li aveva visti, spiegava in breve la trama. E siccome la sua recensione era veramente strepitosa, le ho chiesto il permesso di scrivere questo post, visto che lei non ha un blog e trovo necessario condividere con il mondo la sua genialità. 

Le offro questa pagina bianca, quindi, solo per farvi leggere alcune delle sue perle. Vi farò leggere alcune delle sue migliori recensioni su alcuni film cult che hanno fatto la storia. Ovviamente potrete poi proporre voi dei titoli e io vi scriverò la sua recensione, se disponibile.

Attenzione! C'è un alto contenuto di spoiler! 



Il Cacciatore, con Robert De Niro."è quello co quelli che te sparano co a rulette russa" 
Il Laureato, con Dustin Hoffman."é quello che lui se bomba la madre, e se sposa la figlia". 
Taxi Driver, sempre Robert De Niro."è quello che lui guida er taxi, e poi se fa a cresta". 
Thelma e Louise, con Geena Davis e Susan Sarandon"è quello che Geena Davis se bomba Brad Pitt dopo che Susan spara a uno che la voleva violentà, e alla fine s'ammazzano" 
Fight Club, con Brad Pitt e Edward Norton"quello co brad pitt che fanno un club pe menasse"
Via col vento, con Clark Gable e Vivien Leigh"co rossella oara che è na cacacazzi  che non se sa che deve fa e alla fine lui la manda affanculo" 
2001: Odissea nello spazio"che ce sta un robot...ma sopratutto due ore di scimmie all'inizio"


Vi ho lasciato per ultima quella che mi sembra la più notevole:

Edward Mani di Forbice, con Jhonny Deep 
"co johnny deep e winona rider, lui ha le mani di forbice"

Spero che abbiate apprezzato! Mi raccomando, proponetene tanti!

sabato 21 aprile 2018

Autisti fantastici e dove trovarli

Chi come me viaggia sui mezzi ogni giorno, e passa quindi gran parte della vita su autobus, tram o metropolitana che sia, sa che ci sono tante, tantissime categorie di autisti atac. Molti vanno anche a fasce orarie. Di mattina, sul presto, ne trovi un tipo, all'ora di pranzo solitamente ne trovi un altro tipo. Per non parlare del pomeriggio all'ora di punta del rientro o i notturni. I notturni sono proprio i più sfigati.

Ad ogni modo alcune categorie sono fantastiche, alcune veramente straordinarie. Oggi voglio elencarvene alcune, ma prima di iniziare, devo fare una menzione ad una categoria che esce fuori dai canoni consueti, collocandosi nell'eccezionalità: gli autisti invisibili

Gli autisti invisibili sono quelli delle metropolitane. Ne avete mai visto uno? Perché io no, e questo li rende anche pericolosi. Pericolosi perchè potrebbero fare di tutto, nella loro cabina di guida, pericolosi, perchè se si distraggono un attimo, la tragedia è vera (ed è già successo...). E sono anche quelli che dovrebbero avere maggiore ammirazione. Io sono 10 minuti in metropolitana e vorrei morire, pensate questi che stanno tutte le loro ore lavorative nel sottosuolo. Brrrr.

Comunque, andando per fasce orarie, come vi dicevo prima, la mattina presto ci sono di solito autisti che rientrano principalmente in due categorie, i dormienti e i dipendenti da caffeina

I dormienti sono quelli che evidentemente non si sono ancora ripresi del tutto dalla sveglia, vorrebbero trovarsi nel loro letto, e che per fare duecento metri, con la strada completamente libera, ci mettono circa 15 minuti. E' facile che con questi autisti, ci siano dei passeggeri ai quali - in ritardo (perchè si, c'è gente in ritardo anche alle 7,30 del mattino sui mezzi pubblici) - parta la brocca.

I dipendenti da caffeina invece sono quelli che già alle 7,00 hanno bevuto 4 caffè, sono ipersvegli, iperattivi, velocissimi, che da un lato è bene, dall'altro solitamente - se non ti reggi forte o non stai seduto - rischi di slogarti una spalla o cadere su qualcuno trecento volte. O spiaccicarti sul vetro davanti. 

Poi ci sono delle categorie universali, che si trovano a qualsiasi ora, ma alcune specificamente soprattutto nelle ore di punta. 

Sono gli autisti frettolosi: quelli che non t'aspettano manco se ti metti davanti l'autobus e ti fai investire. Loro ti passano sopra senza alcuna pietà. Una volta uno di questi si è fermato, ha aperto ad una signora che bussava sulla porta davanti. La signora alza il dito e fa "mi scusi, ma questo..." Lui non la fa neanche finire di parlare, risponde "Ma mi scusi, cosa?! Ma de che!" Chiude le porte e parte. Mentre camminava, lasciando la signora esterrefatta, e anche me, che guardavo la scena, continua "Se ora me devo fermà pure per quell'indecisi che me devono chiede le informazioni..." niente, ammutolita, di ghiaccio. 

Ci sono anche gli autisti silenziosi, muti, sempre, qualsiasi cosa tu chieda, dica o faccia, loro non esistono, si confondono col sedile, col volante, sono tutt'uno con la macchina e non si smuovono neanche per un secondo. Loro sono sempre meglio di quelli allegrotti, che fischiettano senza arrestarsi un attimo o stanno al telefono gridando i cavoli loro.

Infine, per non dire che si trovano solo autisti dell'atac che in qualche modo urtano il sistema nervoso, ci sono due categorie che apprezzo particolarmente: gli autisti amichevoli, e quelli novelli. I primi scherzano, si fermano anche fuori dalla fermata, ti soccorrono. Uno una volta mi difese contro un altro autista, che non rientra evidentemente in nessuna categoria che elencherò oggi, ma era semplicemente uno stronzo. Mi disse che gli autisti non sono tutti come quello e quello stava evidentemente "fori de capoccia". E si. 

I novelli invece sono adorabili: sono quelli che fanno quel percorso magari per la prima volta, sbagliano le fermate, chiedono scusa. A volte, addirittura, ti chiedono a te la strada. Mi fanno tenerezza, lo giuro.



giovedì 5 aprile 2018

ll Conte di Montecristo: come Gerard Depardieu ha rovinato Edmond Dantès

Ma non è colpa sua. Intendo di Depardieu. E' piuttosto colpa di quei geni che lo hanno scelto per interpretare in uno sceneggiato rai (che già detta così, ha proprio pochissima fiducia) una delle figure più complesse, enigmatiche e affascinanti della letteratura di tutti i tempi.

Vi parlerò di come Gerard Depardieu ha reso ridicolo Edmond Dantès e per farlo dovrò farvi dei piccoli spoiler. Se non avete letto il Conte di Montecristo e volete leggerlo (e io ve lo consiglio veramente, ma veramente tanto) allora non andate avanti. Se invece, come quasi tutti hanno fatto - me compresa - avete visto lo sceneggiato con Depardieu e Ornella Muti e pensate di saperne abbastanza, procedete a vostro rischio e pericolo, consapevoli che rischiate di perdervi un capolavoro e quindi il mio consiglio rimane quello di leggere comunque il libro, perchè è veramente un'altra storia.

Inizio col dire che Edmond Dantès ti entra dentro e ti cambia la vita. Ho finito il libro ieri e oggi mi sento terribilmente vuota. E' uno dei quei libri che non può non piacere, che ti entra nelle viscere e ti fa innamorare, non una, non due, ma tre volte dello stesso personaggio, all'inizio, a metà e alla fine. Perchè c'è una crescita, un cambiamento, una evoluzione unica nel suo genere. 

Vado per punti:

Edmond Dantès è un fico

E' alto, magro, magnetico, con la pelle diafana e gli occhi di ossidiana. E' un Dio sceso in terra.

All'inizio è un ragazzo e mi mettono nello sceneggiato la buon anima del figlio di Depardieu, che per carità, non è alto, mediterraneo e bruno, ma non è poi così malvagio. Ma poi, quando come tutti sappiamo diventa il Conte di Montecristo, perchè...dico, perchè me lo devi fare diventare Gerard Depardieu?


Edmond Dantès evade fingendosi un cadavere di un vecchio abate.

Dunque capirete benissimo da voi, che stando rinchiuso in una segreta, per 14 anni, non puoi di certo ingrassare. Per altro, se poi prendi il posto di un povero vecchio abate morto, non puoi pesare 180 kg. Ma io dico, ma come se la pensavano quelli di sto sceneggiato? E vabbè... andiamo avanti!

Il Conte di Montecristo è un uomo stravagante, e per compiere il suo destino, si traveste.

No, non da donna. Lo si capisce quasi subito, non è un grande spoiler. Dunque ditemi, come si traveste uno con la faccia, e soprattutto il naso di Depardieu? Cioè sembra già costantemente travestito, con quel naso!

"II Conte di Montecristo" non è un libro su una storia d'amore.

Tutti, si tutti, hanno creduto, vedendo lo sceneggiato, che il Conte di Montecristo fosse il racconto di una meravigliosa storia d'amore, di un amore che vince il tempo e la distanza. Che vince la cattiveria e il dolore. Non è così: non è assolutamente così! 
Parla di un uomo che ha assaporato il più atroce dei dolori e che sopravvive solo per potersi vendicare del male che gli era stato fatto. Parla della vita: gioie e dolori. Sofferenze, amore, vendetta, odio.
Lo sceneggiato finisce come tutti si aspettano, ovvero che Edmond e Mercedes (si, perchè è Mercedes la donna che sta alla causa della rovina di Edmond, e ricordate che c'è quasi sempre una donna a causa della rovina di un uomo) tornano insieme.

Il libro è un'altra storia, come vi dicevo all'inizio, ma il finale dovete godervelo, e se non avete ancora letto il libro vi consiglio solo di aspettare e sperare.
  
         

N.B. Si ringrazia la mia amica Ilaria, che mi ha consigliato questo libro, mi ha guidato nella lettura, mi fatto ridere, ispirando questo post. Come potrete leggere anche voi, dagli screenshot. Sono reali.

martedì 20 marzo 2018

Abbi sempre paura delle cose...

Mia madre è una persona ansiosa. Della serie che l'altro giorno l'ho chiamata per darle il buongiorno, come faccio spesso durante il weekend. L'ho richiamata dopo un'ora all'incirca per chiederle una cosa, e mi ha risposto così "Che è successo?" col fiatone. Sono rimasta un attimo al telefono come a cercare di capire che avesse. Le ho detto "mamma, che hai, che deve essere successo?" e lei "niente, mi avevi già chiamato e mi sono messa molta paura".

Ecco questa è mia madre, una che ti saluta e ti dice "abbi sempre paura delle cose..." di tutte le cose! Quindi capirete bene come possa essere venuta su io. Sono una che ha l'ansia addosso. Che ci vive, che ci convive, per meglio dire, ogni giorno della sua vita.

Il mio fidanzato ride, perchè spesso, dovunque andiamo, io mi guardo intorno e dico "questo posto mi da ansia, quella scritta mi inquieta, questa cosa mi fa sentire a disagio..." e così via. Così ieri mi fa "perchè non te le segni, tutte le cose che ti inquietano e ti fanno venire l'ansia? Vedrai che la lista è davvero lunga". L'ho guardato e gli ho detto che aveva ragione, che era una idea geniale. Poi magari qualche bravo psicologo leggerà il mio post, e mi dirà di che disturbo ossessivo-compulsivo soffro esattamente.

E quindi ecco un elenco, cercherò di non farlo troppo lungo, di tutte le cose che mi danno ansia:

1) Addormentarmi col buio, se tutti già dormono e c'è molto silenzio. Io ho una paura del buio profonda, radicata, probabilmente inguaribile. Abbiate pietà di me.

2) La pioggia forte. E non parliamo dei lampi e dei tuoni.

3) Le scritte illuminate degli Hotel o dei Motel anni 70. Ce n'è una al Pigneto, in alto su un palazzo enorme, che si vede solo a distanza di chilometri. Sarà messa li chissà da quanto, ma, a parte che è brutta da morire, mi spiegate a che serve?

4) San Lorenzo, e le sue case. 

Va bene, su questo 4° punto faccio una pausa e do una spiegazione. Io vengo da Palermo, come molti di voi sanno, e abito proprio nel quartiere di Palermo che si chiama San Lorenzo. Che è tutta un'altra cosa rispetto al San Lorenzo di Roma. A Palermo, il quartiere San Lorenzo, è circondato da ville, è pieno di verde, ha tutte case più o meno piccole e basse e l'ambiente ricorda più quello di un paese che di un quartiere di città. Conosci il fornaio, il salumiere, il macellaio, il fruttivendolo e a loro volta si conoscono tutti tra loro.

San Lorenzo, a Roma, invece, è grigia, fatta di palazzoni, circondata dalla circonvallazione fumosa e carica di smog, con l'aria irrespirabile, una piccola città dove non conosci nessuno, dove non c'è il fruttivendolo che ti vende sempre la frutta fresca, ma piuttosto il bangla aperto 24h no stop, che dico, ma povero cristo, ma lasciatelo andare a dormire, no?
E' un quartiere dove - dal mio punto di vista di paesana del sud - ci vivono quei ragazzi abbandonati che non hanno famiglia a Roma e vengono qui per studiare: che non mangiano, forse a mala pena dormono. Questa storia degli studenti fuori sede in una casa provvisoria mi riempie d'angoscia, e quindi San Lorenzo è un quartiere che mi da ansia.

5) Gli autobus vuoti di sera. (Dai, a chi non inquietano un po'? Poi se c'è una persona sola ancora peggio.)

6) I Bar sulle strade statali dove se mangi poi muori. Dove se va bene trovi i panini col prosciutto secco, dell'anno scorso. 

7) Gli enormi ristoranti dispersi sulla Salaria, sempre vuoti. In particolare quello che si becca circa al km 40 che ha un'enorme aragosta davanti al portone di ingresso. Mi chiedo chi possa avere tanto coraggio da andare in un posto del genere, in cui sembra esserci sempre una nuvola cupa e tetra anche quando tutto intorno splende il sole. C'è anche la piscina, ma è in uso? Si vede solo da lontano qualche ombrellone sempre chiuso e scosso dal vento.
Non potete capire la tristezza che mi fanno questi posti. 

8) L'affitta camere rosso fuoco che c'è a Monteverde. Avete presente? Quella vicino al Momò. Dai, Dario Argento, probabilmente si è ispirato a quella scritta per fare Profondo Rosso.

Probabilmente domani passerò davanti casa di qualcuno, davanti a qualche palazzina o in qualche strada sterrata, e troverò qualcos'altro di molto, molto angosciante e inquietante. Sono una persona malata, ma se anche a voi, qualcosa scritta sopra inquieta, ditemelo! Mi sentirò meno sola. 




lunedì 5 marzo 2018

"La la land"...e la fobia dell'abbandono

Ci sono certi film che toccano corde nascoste dell'anima. "La La Land" è uno di questi. 

Quando è uscito, vincendo 6 oscar su 13 candidature, come tutti i film che vengono strapubblicizzati, mi è andato immediatamente in antipatia. Tutti, ma proprio tutti, non facevano altro che dire "ho visto La La Land, quanto è bello La La Land..." ed io per reazione uguale e contraria, mi sono rifiutata di vederlo. Ovviamente, quasi come sempre, sbagliando. Finalmente la scorsa settimana è uscito su Sky. Ho guardato il mio ragazzo, che essendo anche lui fan dei musical come me, ha detto "ma si, ora che non dobbiamo pagare per vederlo, possiamo cimentarci".

E così ci siamo cimentati, ci siamo seduti e dopo 10 minuti contati di film avevo già gli occhi a forma di cuore. Si, sono una inguaribile romantica. Guardavo il mio ragazzo con aria sognante, pensando a quanto è bello l'amore, a quanto sono fortunata e a quanto sono belli gli innamorati come noi, ma erano passati 20 minuti, il film durava quasi due ore, e mi sono immediatamente resa conto che di li a poco avrei sofferto. Ed infatti, un attimo dopo, non avevo più gli occhi a cuore, ma avevo due lacrimoni enormi capaci di provocare uno tzunami. Io e il mio ragazzo ci siamo guardati e ci siamo detti "non farmi mai una cosa del genere".

Tralascio le cose che succedono da quel momento in poi (cioè il resto del film): non vorrei fare spoiler, ma forse dovrò. Ad ogni modo alla fine del film il mio ragazzo ha tratto la conclusione che il film non gli è piaciuto poi tanto. Lui è per le gioie, non sopporta le storie d'amore che non vanno bene come dovrebbero, e anche io, solo che io non riuscivo a reagire, ero proprio devastata, anche se credo che il messaggio finale non sia poi così negativo. 

Questo film dice che "questa è la vita, bisogna inseguire i propri sogni, e poi accettare le conseguenze. Che non si può avere tutto, bisogna fare delle rinunce, avere delle priorità". 

Io però, che sono per l'amore che vince su tutto, non riesco ad accettarlo. L'ultima scena, di lui che guarda lei in quel modo, mi ha proprio lasciato vuota dentro. Mi sono trovata a pensare: ma come farei se adesso il mio ragazzo partisse per lavoro e io non lo rivedessi più, sapessi che ha avuto successo e fra cinque anni mi viene a trovare insieme a sua moglie e a sua figlia, mentre sto distribuendo volantini (si, non ho grandi aspettative di carriera)? La risposta è che probabilmente cinque minuti dopo sarei sotto un ponte. Morta.

Ma il film non è così deprimente, suvvia, sono io che sono probabilmente troppo sensibile, me ne rendo conto. E comunque resta il fatto che è veramente un bel musical, quindi se vi piace il genere romantico-musicale, non perdetevelo.




sabato 3 marzo 2018

E' tutta una questione di calcolo...

Ho un bel calcolo alla colecisti. Il medico ha detto che potrebbe non darmi alcun fastidio per il resto della mia vita, o farmi andare in pancreatite all'improvviso. Si, è stato molto rassicurante nel dirmi che se il calcolo si sposta, essendo libero, e finisce nel tubicino che collega la cistifellea al pancreas, quest'ultimo, non ricevendo più i succhi biliari dalla cistifellea, inizierebbe a produrre acidi e finirebbe col mangiarsi da solo. 
Una scena da film horror, raccapricciante a dir poco, ma mi sono mantenuta abbastanza serena, ero ancora con pieno controllo di me stessa, quando ha anche aggiunto che non posso mangiare cibi grassi, soprattutto fritti e insaccati, e la cioccolata. La mia cioccolata.

Ecco, li, in quel momento, in quel preciso istante, mi è venuto un mezzo infarto. Ho pensato immediatamente: ma che dice, ci operiamo? Che va bene la spada di Damocle delle coliche e della pancreatite, ma una vita senza cioccolata, senza amatriciana o carbonara, senza panino col salame e senza arancine, beh, preferisco la morte.

Ho chiamato mia madre, ovviamente, per dirle che avevo un calcolo. La sua domanda è stata "quando ti operi?". L'opzione cura, controllo, aspettare, vedere, mangiare sano, non era stata minimamente contemplata. Ma era abbastanza scontato. E quella seguente è stata. "Ospedali buoni ce ne sono a Roma?". Io ovviamente provavo a dirle che se ne parla almeno tra sei mesi dopo nuovo controllo, ma niente. 

Oggi l'ho risentita, e ovviamente ha proseguito: "senti, inizialmente avevo pensato che era meglio se ti operavi qui così poi ti potevo assistere anche a casa, ma poi ho detto che vengo li, però ovviamente me lo devi fare sapere prima."

In effetti, è tutta colpa mia, perchè da mia madre - alla quale devo il mio stato perenne d'ansia - non potevo aspettarmi la reazione che invece ha avuto il mio fidanzato: "ah, ok. Stasera faccio una carbonara?" E l'ha fatta veramente! Io ieri ho mangiato una carbonara. Ho scartato il guanciale, piangendo, ma l'ho mangiata. E vabbè, del resto mica posso soffrire così... Poi io il weekend lo adoravo perchè mi sfasciavo di cibo. Facevo colazione con le fette biscottate col burro. Stamattina ho guardato quelle fette biscottate vuote affondare nel latte, e mi è venuta una tristezza disumana. Ho chiamato mia madre e ,nonostante stesse facendo già la valigia per raggiungermi in vista del mio intervento, mi ha detto "si, ma ogni tanto mangiatelo un po' di cioccolato, fattela una fetta biscottata col burro, se no poi come fai?". E infatti, come faccio?


Come farò a tornare a Palermo? Io che ci vado per mangiarmi come minimo un panino con la milza, una o due arancine, perchè una accarne non va bene, ci vuole anche una abburro. Una o due stecche di stigghiola, un paio di kg di anelletti al forno, con tritato, melenzane fritte e uovo sodo (che a casa mia se non avevi il pezzo di uovo nella tua porzione eri un disgraziato, e c'erano le sciarre vere, le guerre in casa). Come faccio ad andare da mia nonna, che mi fa le sfince fritte con lo zucchero e la cannella, a dirle che non me le posso mangiare?

E quindi, niente. Vi farò sapere la data dell'intervento.

lunedì 26 febbraio 2018

Roma era tutta candida, tutta pulita e lucida. L'hai più vista così?


Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli


Oggi, svegliandomi alle 7,00 e affacciandomi dalla finestra di casa che dava sul mio giardino, non ho potuto fare a meno di pensare alla canzone di Mia Martini "la nevicata del '56". 

Non ho fatto altro che canticchiarla tutto il giorno. Ho svegliato il mio fidanzato di corsa, con l'entusiasmo di una bambina di 10 anni, che vede la neve per la prima volta. Si, perchè anche se di anni ne ho 31, e non sono una bambina di certo, io la neve non l'avevo mai vista, non così, non davanti casa, non ad un palmo dal naso, non scendere a fiocchi. Sono sempre stata una donna di mare e al mare, in Sicilia, la neve è rara come il mare azzurro in Val D'Aosta. Per questo forse il fidanzato ha perdonato la mia sveglia alle 7,00. Mi sono rinfilata sotto le coperte, ma non sono riuscita a dormire, ero eccitata, in ansia, in una situazione di stallo perchè, oltre alla meraviglia della neve, c'era il dramma del lavoro: non sapevo ancora se sarei potuta uscire o meno, e quindi, come sempre quando non so cosa farò, ero in fibrillazione (si, sono molto malata, e se non ho tutto chiaro, tutto programmato, mi vengono le crisi d'ansia)

Poi è arrivata la comunicazione dell'atac che diceva che i mezzi erano fermi, e dall'ufficio, che era tutto chiuso. Ho avuto un attimo di sollievo e poi nuovamente ansia, perchè anche se non faccio il chirurgo e nessuno muore se non lavoro per un giorno, sapevo che c'erano delle cose urgenti da fare, ed era anche giusto farle. Quindi... ho lavorato da casa, mentre fuori fioccava. 

Non ho avuto modo di godermela per intero, questa meravigliosa neve, ma quel poco che basta per vedere con un pupazzo di neve, per scivolare sul ghiaccio e rischiare di rompermi l'osso del collo, ma soprattutto vedere un altro pupazzo di neve. E chi lo aveva mai visto un pupazzo di neve a due metri da casa, ma soprattutto chi li aveva visti mai due pupazzi di neve, con tanto di naso fatto da una carota e cinque centesimi a posto degli occhi? Cinque centesimi, solo cinque, perchè un occhio era stato rubato. Forse l'altro occhio era di cinquanta centesimi e non ce l'ha fatta.

Comunque, nonostante tutte le polemiche, perchè "che sarà mai un po' di neve? al nord ce l'hanno sempre e non si fermano mai", che non capisco, perchè noi non siamo al Nord, oggi Roma era uno spettacolo vero ed ineguagliabile. Oggi essere vivere in Italia è una fortuna, ma a Roma è un privilegio, ed io adoro i romani, adoro questo modo di prendere sempre tutto alla leggera. Adoro, nonostante tutto e tutti, anche il fatto che con la neve la città vada nel panico e diventi deserta, adoro quelli che sono usciti con la tuta da sci e gli slittini, adoro quelli che si sono andati a fare lo slalom gigante a Circo Massimo. Adoro il Colosseo bianco, adoro quelli che hanno fotografato pure i cassonetti, perchè con la neve anche l'immondizia a Roma sembra diventare bella. 

Roma è così, ce piace così. Caciarona, caotica. Un po' matta.
E ora, insieme a me, emozionatevi così, con la nevicata del 2018.



lunedì 29 gennaio 2018

A lezione con Milady de Winter: la donna più stronza della letteratura.

Molti di voi ricorderanno quando ho parlato di Floria Tosca, come una donna non esattamente furba (qui se non ve lo ricordate o se volete semplicemente rileggere). Oggi vi parlo del suo esatto opposto, del demonio sceso in terra, come lo definisce Dumas, ma ALLARME SPOILER! non leggete oltre se non volete sapere come finisce i tre moschettieri, e soprattutto cosa succede a Milady, la donna più stronza del mondo.





In realtà il libro "I Tre Moschettieri" avrebbe dovuto chiamarsi "Milady, e gli uomini a cui ha rovinato la vita", cioè tutti, non c'è un protagonista a cui Milady non stravolge la vita, non cava un occhio, non uccide un parente, o non porta al suicidio. Tutto il libro gira intorno alla figura di questa donna, che incanta gli uomini come il flauto magico fa coi serpenti e che riesce sempre (o quasi) ad averla vinta


Non ci tengo a farvi un resoconto del libro, non intendo fare una recensione (ma per piccolo appunto vi dico che l'ho trovato assolutamente meraviglioso, un vero e unico capolavoro della letteratura francese), ma voglio raccontarvi di Milady de Winter, ovvero Anna, ovvero la Contessa di La Fere, ovvero la più grande stronza del mondo della letteratura

Milady inizialmente risulta quasi marginale, benchè appaia fin da subito a D'Artagnan, che la scorge quando questa, nel tessere le sue trame, incontra Rocheford, l'ombra del Cardinale. E' subito chiaro che lei operi per i cattivi, ma sarà ancora più chiaro che la cattiva è lei, e che lei opera per lo più per sè stessa.


Andando avanti, aggiungendo alla serie infinita di intrighi che conosciamo (perchè se state leggendo qui, sicuramente conoscete la trama de "I Tre Moschettieri", altrimenti siete masochisti e comunque io cercherò di rivelarvi il meno possibile) D'Artagnan si trova ad avere a che fare con Milady. E' spinto dalla voglia di vendicarsi, perchè Milady ha partecipato al rapimento della donna che lui ama (e non si sa perchè la ama, ma tant'è, è giovane, lo si perdona). Milady, dopo aver cercato di far uccidere il cognato e benchè D'Artagnan sappia perfettamente che è un'arpia, riesce a farlo follemente innamorare di lei, al punto che il nostro giovane guascone si finge un altro pur di averla, e inganna una povera cameriera folle d'amore per lui.


In pratica Milady riesce a farci odiare D'Artagnan per circa 7 capitoli. Quando però Milady scopre l'inganno di D'Artagnan, questi diviene preda del suo odio. Il nostro giovane Guascone pare pentito e torna in sé, cercando di vendicarsi, ma soprattutto di sfuggirle. Durante il loro "ingannevole atto d'amore" (che comunque a D'Artagnan non dispiace affatto), D'Artagnan scopre che Milady ha il marchio dell'infamia sulla spalla, proprio come quello che aveva la donna amata da Athos (Athos il figo, Athos il magnifico, Athos l'unico irreprensibile... si capisce che amo Athos?), che lo privò di tutto, dell'onore, della famiglia e della dignità (non ne manca uno, oh).


E Milady non dimentica, lei ha un chiodo fisso: vendicarsi. Così manda il vino avvelenato a D'Artagnan, che ammazza un povero cristiano invitato per caso a bere e gli salva, di fatto, la vita. Si rende così colpevole di omicidio, e quindi si sente incredibilmente in colpa, ma altresì aumenta il suo odio per Milady.


Mentre sono in una taverna (Dumas ama le taverne) o in una bettola (si, Dumas ama anche le bettole) Athos sente la voce di Milady, la riconosce, la minaccia: Milady sembra aver paura solo di Athos, che si scopre essere il suo primo marito. Ma Athos che fa? L'ammazza? Si vendica? La blocca? La uccide? No, niente di tutto questo: le strappa il salvacondotto datole dal Cardinale e la lascia andare. Ma si può?


Io, che avevo già capito l'antifona, ho bestemmiato! Ma puoi lasciare andare una donna che hai provato ad impiccare ed è sopravvissuta, che sai che deve andare a compiere un delitto e rovinare la vita per la seconda volta a te e probabilmente al tuo migliore amico, che ha già tentato di avvelenare? Puoi? Si, lui può, perchè lui è Athos il giusto. Finchè non si incazza, e poi sono cavoli amari eh!


Milady sembra, per la prima volta da quando ha iniziato a compiere le sue congiure, in difficoltà, parte per l'Inghilterra senza il salvacondotto che le aveva consegnato il Cardinale - preso da Athos - ed in ritardo rispetto a quanto avrebbe dovuto, inoltre, i nostri Moschettieri conoscevano i suoi piani e quindi partono al contrattacco, mandando avvertimenti a destra e a manca cercando di sabotarle i piani.


Avvertono Lord de Winter (promemoria: il cognato di Milady che voleva fosse ucciso da D'Artagnan per prendere tutta l'eredità) che riesce ad intercettarne l'arrivo in Inghilterra, la rapisce e le mette accanto un uomo grande, grosso, quasi muto ed assolutamente pio, incorruttibile. Lord de Winter lo ha avvertito della magia diabolica di cui è dotata Milady che oltre ad essere, bellissima e furbissima, ha anche una voce d'angelo ed assolutamente nessuna pietà. Fatto sta che quest'uomo, inizialmente duro come la pietra, che ti fa sembrare che per lei non ci sia scampo, fedelissimo di Lord de Winter, viene corrotto dalla falsa fedeltà in Cristo (che cazzo...) di Milady e l'aiuta a fuggire. Non solo... compie anche il delitto che il Cardinale le aveva mandato a compiere. E quindi, oltre l'inganno, la beffa. Muoiono due uomini in un colpo solo, quello che uccide Fenron (così si chiama sto povero disgraziato, e non vi dico chi uccide, ma è importante!), sia Fenron, perchè viene catturato, ammette la colpa rendendosi conto di essere stato ingannato, e quindi, col cuore infranto da Milady, si fa tagliare la testa.


Milady torna vittoriosa in Francia, va in un convento dove aveva appuntamento con l'uomo del cardinale, che - guarda caso - è lo stesso convento dove è stata nascosta l'amata di D'Artagnan, la Signora Bonacieux, che finisce in questo intrigo perchè aiuta la Regina a salvarsi dalle mire vendicative del Cardinale, per la sua storia d'amore con il Duca di Buckingam (altro uomo rovinato da Milady, n.d.r.).


La Signora Bonacieux, che fino a quel momento si è mostrata furba, oltre che bella, diventa all'improvviso una cretina. Ma Milady ha un potere che noi umili esseri umani non possiamo comprendere e quindi Milady diventa in due pagine la migliore amica di Constance Bonacieux, che rivela a Milady tutto, dall'inizio alla fine, credendo che Milady sia una carissima amica di D'Artagnan, mentre quella non solo se l'è selvaggiamente portato a letto, ma l'ha pure cercato d'ammazzare subito dopo come una vera mantide religiosa. Quando Milady scopre l'arrivo di D'Artagnan, si accorda con Rocheford per rapire la Signora Bonacieux, ma i suoi piani sembrano andare a farsi fottere, stavolta Athos, Porthos, Aramis e D'Artagnan sono andati veloci come il vento, hanno intercettato la carrozza che Bonacieux aveva mandato e l'hanno superata, arrivando per primi al convento. Milady le fa credere che sono arrivati gli uomini del Cardinale, e così tenta di fare uscire dal retro anche Constance, ma questa, presa da un improvviso barlume di furbizia, non si muove. Crede che D'Artagnan arriverà (e credi bene, cretina! E' arrivato!) e così il tuo cuore inizia a battere: vedi già la spada infilzata nella pancia di Milady, il suo sangue ovunque, la sua testa nelle mani di Athos, D'Artagnan abbracciato a Constance, Porthos ed Aramis che brindano con gli amici e tutti felici e contenti, e invece col cazzo!





Col cazzo perchè veramente Milady è il demonio: vedendo che non riesce più a convincere la Signora Bonacieux a seguirla, prima di scappare, giusto perchè non ha rovinato abbastanza vite, l'avvelena.


Quindi, quando entra D'Artagnan, un millesimo di secondo dopo, Milady si è volatilizzata, la Signora Bonacieux sta morendo e Athos annuncia serenamente a tutti che non c'è alcun antidoto per i veleni che usa Milady


Così Constance muore, Aramis e Porthos non sanno che fare e sono in forte imbarazzo, D'Artagnan prima piange e poi sviene, e finalmente Athos si incazza. Quando Athos si incazza si urla di gioia, perchè pensi che finalmente non può farsela scappare. In quel momento arriva pure Lord de Winter (che non si sa come ha fatto a sapere che loro fossero tutti li) e si unisce all'allegra combriccola che si muove per vendicarsi, e finalmente uccidere Milady.


Ma anche all'ultimo, quando all'allegra combriccola si unisce anche il Boia (anche lui con il fratello morto e la vita rovinata da Milady) pensi che possa cavarsela, perchè solo guardando i servitori, li corrompe.


A quel punto... potrei dirvi come finisce, e invece vi lascio col dubbio. Perchè Milady è una figura mitologica, mezza donna e mezza demonio, una donna da cui forse ogni tanto dovremmo prendere esempio.

giovedì 18 gennaio 2018

Sono una stronza, ma c'è chi è più stronzo di me.

Tempo fa il mio ragazzo mi ha mandato il link di un articolo di giornale che diceva che forse, se vediamo che intorno a noi tutti sono idioti, siamo semplicemente degli stronzi. Forse quindi devo accettare il fatto di essere stronza, è una problematica con cui ormai riesco perfettamente a convivere. 

Quello che invece non riesco ad accettare, è il fatto che alcune persone non si rendano conto che non solo sono stronze, ma perfino insensibili, prive di empatia, ed incredibilmente fortunate. Si, perchè poi il destino è sempre buono con quelli che se lo meritano meno, e la mia non è invidia (che non mi appartiene affatto). E' una semplice constatazione.

Molti di voi avranno letto come non sono diventata un ingegnere (qui se non l'avete letto e volete sapere quanto sia stata disastrata la mia carriera universitaria), e di come mi sia dovuta adattare ad un lavoro di segreteria. Il fatto che io dica (e scriva) di essere comunque contenta del mio lavoro non significa che non avrei voluto fare altro nella vita, che non sognassi uno stipendio stratosferico e non aspirassi a diventare un astronauta. Ebbene si, il mio sogno era lavorare alla N.A.S.A. E' per questo che mi sono iscritta in ingegneria delle telecomunicazioni. Mi sono resa conto che le mie aspettative erano un po' troppo alte rispetto ai miei standard di studio, sono sempre stata fondamentalmente una persona che ama la comodità e la vita semplice, ma i sogni c'erano e deluderli comunque non è mai stata una cosa bella, né facile.

Io mi ritengo molto fortunata, ho un lavoro, un tetto sulla testa, e mi posso anche permettere una cena fuori ogni tanto. C'è sicuramente chi sta meglio di me, come ho detto prima, ma sicuramente c'è anche chi sta peggio, quindi - soprattutto quando sono con gente che non conosco - evito sia di lamentarmi, che di vantarmi: due delle cose più insopportabili del mondo. Anzi, di vantarmi, non lo faccio quasi mai, tranne che con persone con cui sono strettamente in confidenza, e se lo faccio, lo faccio anche a mo' di presa per i fondelli. 

Mi sono ritrovata con gente, o in contatto con persone, che hanno entrambi i difetti. L'apoteosi è quando si lamentano per vantarsi. Quella è una tecnica veramente sopraffina, che solo pochi figli del male riescono a realizzare.

E così, mentre io analizzo ogni giorno, costantemente, la mia vita, cercando di ringraziare per quello che ho, lamentandomi sempre, ma a bassa voce, e sperando in qualcosa di meglio per il futuro, ma senza pretendere, mi ritrovo circondata da persone che, con estrema nochalance, ti schiaffano in faccia i loro successi, o meglio, la loro tranquillità nel non avere successi, nel potersi tranquillamente permettere di avere dei sogni che forse non realizzeranno mai, anche a quarant'anni. Nello stare li a dire che niente va bene per loro, che devono ancora decidere quale lavoro fare. "Decidere quale lavoro fare..." solo pronunciare questa frase mi fa senso, nello stato in cui si trova il mondo, e soprattutto il nostro Paese oggi. E' una frase anacronistica e forse, in realtà, completamente assurda. 
Se io stessi li a pensare a quale lavoro è più adatto a me probabilmente morirei. Probabilmente non mangerei. Probabilmente non troverei nessun lavoro adatto a me: io vorrei essere una ricca ereditiera. E queste persone che stanno li, sedute davanti al loro bel pc, pensando a cosa fare del loro futuro, quando io entro in crisi quando penso a cosa mangerò a cena, che hanno bisogno di parlare con un coach, per capire quale sia la loro predisposizione, che lasciano un lavoro sicuro per cercare l'avventura nel Madagascar, oppure per andare a nuotare coi Delfini nel Pacifico, o per saltare coi canguri in Australia, o sono ricchi ereditieri o sono pazzi. 

Ma una cosa è sicura, sono molto, ma molto, ma molto più stronzi di me.