martedì 20 marzo 2018

Abbi sempre paura delle cose...

Mia madre è una persona ansiosa. Della serie che l'altro giorno l'ho chiamata per darle il buongiorno, come faccio spesso durante il weekend. L'ho richiamata dopo un'ora all'incirca per chiederle una cosa, e mi ha risposto così "Che è successo?" col fiatone. Sono rimasta un attimo al telefono come a cercare di capire che avesse. Le ho detto "mamma, che hai, che deve essere successo?" e lei "niente, mi avevi già chiamato e mi sono messa molta paura".

Ecco questa è mia madre, una che ti saluta e ti dice "abbi sempre paura delle cose..." di tutte le cose! Quindi capirete bene come possa essere venuta su io. Sono una che ha l'ansia addosso. Che ci vive, che ci convive, per meglio dire, ogni giorno della sua vita.

Il mio fidanzato ride, perchè spesso, dovunque andiamo, io mi guardo intorno e dico "questo posto mi da ansia, quella scritta mi inquieta, questa cosa mi fa sentire a disagio..." e così via. Così ieri mi fa "perchè non te le segni, tutte le cose che ti inquietano e ti fanno venire l'ansia? Vedrai che la lista è davvero lunga". L'ho guardato e gli ho detto che aveva ragione, che era una idea geniale. Poi magari qualche bravo psicologo leggerà il mio post, e mi dirà di che disturbo ossessivo-compulsivo soffro esattamente.

E quindi ecco un elenco, cercherò di non farlo troppo lungo, di tutte le cose che mi danno ansia:

1) Addormentarmi col buio, se tutti già dormono e c'è molto silenzio. Io ho una paura del buio profonda, radicata, probabilmente inguaribile. Abbiate pietà di me.

2) La pioggia forte. E non parliamo dei lampi e dei tuoni.

3) Le scritte illuminate degli Hotel o dei Motel anni 70. Ce n'è una al Pigneto, in alto su un palazzo enorme, che si vede solo a distanza di chilometri. Sarà messa li chissà da quanto, ma, a parte che è brutta da morire, mi spiegate a che serve?

4) San Lorenzo, e le sue case. 

Va bene, su questo 4° punto faccio una pausa e do una spiegazione. Io vengo da Palermo, come molti di voi sanno, e abito proprio nel quartiere di Palermo che si chiama San Lorenzo. Che è tutta un'altra cosa rispetto al San Lorenzo di Roma. A Palermo, il quartiere San Lorenzo, è circondato da ville, è pieno di verde, ha tutte case più o meno piccole e basse e l'ambiente ricorda più quello di un paese che di un quartiere di città. Conosci il fornaio, il salumiere, il macellaio, il fruttivendolo e a loro volta si conoscono tutti tra loro.

San Lorenzo, a Roma, invece, è grigia, fatta di palazzoni, circondata dalla circonvallazione fumosa e carica di smog, con l'aria irrespirabile, una piccola città dove non conosci nessuno, dove non c'è il fruttivendolo che ti vende sempre la frutta fresca, ma piuttosto il bangla aperto 24h no stop, che dico, ma povero cristo, ma lasciatelo andare a dormire, no?
E' un quartiere dove - dal mio punto di vista di paesana del sud - ci vivono quei ragazzi abbandonati che non hanno famiglia a Roma e vengono qui per studiare: che non mangiano, forse a mala pena dormono. Questa storia degli studenti fuori sede in una casa provvisoria mi riempie d'angoscia, e quindi San Lorenzo è un quartiere che mi da ansia.

5) Gli autobus vuoti di sera. (Dai, a chi non inquietano un po'? Poi se c'è una persona sola ancora peggio.)

6) I Bar sulle strade statali dove se mangi poi muori. Dove se va bene trovi i panini col prosciutto secco, dell'anno scorso. 

7) Gli enormi ristoranti dispersi sulla Salaria, sempre vuoti. In particolare quello che si becca circa al km 40 che ha un'enorme aragosta davanti al portone di ingresso. Mi chiedo chi possa avere tanto coraggio da andare in un posto del genere, in cui sembra esserci sempre una nuvola cupa e tetra anche quando tutto intorno splende il sole. C'è anche la piscina, ma è in uso? Si vede solo da lontano qualche ombrellone sempre chiuso e scosso dal vento.
Non potete capire la tristezza che mi fanno questi posti. 

8) L'affitta camere rosso fuoco che c'è a Monteverde. Avete presente? Quella vicino al Momò. Dai, Dario Argento, probabilmente si è ispirato a quella scritta per fare Profondo Rosso.

Probabilmente domani passerò davanti casa di qualcuno, davanti a qualche palazzina o in qualche strada sterrata, e troverò qualcos'altro di molto, molto angosciante e inquietante. Sono una persona malata, ma se anche a voi, qualcosa scritta sopra inquieta, ditemelo! Mi sentirò meno sola. 




lunedì 5 marzo 2018

"La la land"...e la fobia dell'abbandono

Ci sono certi film che toccano corde nascoste dell'anima. "La La Land" è uno di questi. 

Quando è uscito, vincendo 6 oscar su 13 candidature, come tutti i film che vengono strapubblicizzati, mi è andato immediatamente in antipatia. Tutti, ma proprio tutti, non facevano altro che dire "ho visto La La Land, quanto è bello La La Land..." ed io per reazione uguale e contraria, mi sono rifiutata di vederlo. Ovviamente, quasi come sempre, sbagliando. Finalmente la scorsa settimana è uscito su Sky. Ho guardato il mio ragazzo, che essendo anche lui fan dei musical come me, ha detto "ma si, ora che non dobbiamo pagare per vederlo, possiamo cimentarci".

E così ci siamo cimentati, ci siamo seduti e dopo 10 minuti contati di film avevo già gli occhi a forma di cuore. Si, sono una inguaribile romantica. Guardavo il mio ragazzo con aria sognante, pensando a quanto è bello l'amore, a quanto sono fortunata e a quanto sono belli gli innamorati come noi, ma erano passati 20 minuti, il film durava quasi due ore, e mi sono immediatamente resa conto che di li a poco avrei sofferto. Ed infatti, un attimo dopo, non avevo più gli occhi a cuore, ma avevo due lacrimoni enormi capaci di provocare uno tzunami. Io e il mio ragazzo ci siamo guardati e ci siamo detti "non farmi mai una cosa del genere".

Tralascio le cose che succedono da quel momento in poi (cioè il resto del film): non vorrei fare spoiler, ma forse dovrò. Ad ogni modo alla fine del film il mio ragazzo ha tratto la conclusione che il film non gli è piaciuto poi tanto. Lui è per le gioie, non sopporta le storie d'amore che non vanno bene come dovrebbero, e anche io, solo che io non riuscivo a reagire, ero proprio devastata, anche se credo che il messaggio finale non sia poi così negativo. 

Questo film dice che "questa è la vita, bisogna inseguire i propri sogni, e poi accettare le conseguenze. Che non si può avere tutto, bisogna fare delle rinunce, avere delle priorità". 

Io però, che sono per l'amore che vince su tutto, non riesco ad accettarlo. L'ultima scena, di lui che guarda lei in quel modo, mi ha proprio lasciato vuota dentro. Mi sono trovata a pensare: ma come farei se adesso il mio ragazzo partisse per lavoro e io non lo rivedessi più, sapessi che ha avuto successo e fra cinque anni mi viene a trovare insieme a sua moglie e a sua figlia, mentre sto distribuendo volantini (si, non ho grandi aspettative di carriera)? La risposta è che probabilmente cinque minuti dopo sarei sotto un ponte. Morta.

Ma il film non è così deprimente, suvvia, sono io che sono probabilmente troppo sensibile, me ne rendo conto. E comunque resta il fatto che è veramente un bel musical, quindi se vi piace il genere romantico-musicale, non perdetevelo.




sabato 3 marzo 2018

E' tutta una questione di calcolo...

Ho un bel calcolo alla colecisti. Il medico ha detto che potrebbe non darmi alcun fastidio per il resto della mia vita, o farmi andare in pancreatite all'improvviso. Si, è stato molto rassicurante nel dirmi che se il calcolo si sposta, essendo libero, e finisce nel tubicino che collega la cistifellea al pancreas, quest'ultimo, non ricevendo più i succhi biliari dalla cistifellea, inizierebbe a produrre acidi e finirebbe col mangiarsi da solo. 
Una scena da film horror, raccapricciante a dir poco, ma mi sono mantenuta abbastanza serena, ero ancora con pieno controllo di me stessa, quando ha anche aggiunto che non posso mangiare cibi grassi, soprattutto fritti e insaccati, e la cioccolata. La mia cioccolata.

Ecco, li, in quel momento, in quel preciso istante, mi è venuto un mezzo infarto. Ho pensato immediatamente: ma che dice, ci operiamo? Che va bene la spada di Damocle delle coliche e della pancreatite, ma una vita senza cioccolata, senza amatriciana o carbonara, senza panino col salame e senza arancine, beh, preferisco la morte.

Ho chiamato mia madre, ovviamente, per dirle che avevo un calcolo. La sua domanda è stata "quando ti operi?". L'opzione cura, controllo, aspettare, vedere, mangiare sano, non era stata minimamente contemplata. Ma era abbastanza scontato. E quella seguente è stata. "Ospedali buoni ce ne sono a Roma?". Io ovviamente provavo a dirle che se ne parla almeno tra sei mesi dopo nuovo controllo, ma niente. 

Oggi l'ho risentita, e ovviamente ha proseguito: "senti, inizialmente avevo pensato che era meglio se ti operavi qui così poi ti potevo assistere anche a casa, ma poi ho detto che vengo li, però ovviamente me lo devi fare sapere prima."

In effetti, è tutta colpa mia, perchè da mia madre - alla quale devo il mio stato perenne d'ansia - non potevo aspettarmi la reazione che invece ha avuto il mio fidanzato: "ah, ok. Stasera faccio una carbonara?" E l'ha fatta veramente! Io ieri ho mangiato una carbonara. Ho scartato il guanciale, piangendo, ma l'ho mangiata. E vabbè, del resto mica posso soffrire così... Poi io il weekend lo adoravo perchè mi sfasciavo di cibo. Facevo colazione con le fette biscottate col burro. Stamattina ho guardato quelle fette biscottate vuote affondare nel latte, e mi è venuta una tristezza disumana. Ho chiamato mia madre e ,nonostante stesse facendo già la valigia per raggiungermi in vista del mio intervento, mi ha detto "si, ma ogni tanto mangiatelo un po' di cioccolato, fattela una fetta biscottata col burro, se no poi come fai?". E infatti, come faccio?


Come farò a tornare a Palermo? Io che ci vado per mangiarmi come minimo un panino con la milza, una o due arancine, perchè una accarne non va bene, ci vuole anche una abburro. Una o due stecche di stigghiola, un paio di kg di anelletti al forno, con tritato, melenzane fritte e uovo sodo (che a casa mia se non avevi il pezzo di uovo nella tua porzione eri un disgraziato, e c'erano le sciarre vere, le guerre in casa). Come faccio ad andare da mia nonna, che mi fa le sfince fritte con lo zucchero e la cannella, a dirle che non me le posso mangiare?

E quindi, niente. Vi farò sapere la data dell'intervento.