giovedì 21 gennaio 2016

Bambini...bambini ovunque. Ho Timore.

Il mio ragazzo mi dice sempre che ha paura che non sarò una buona madre, semplicemente perché detesto i bambini. Non lo so, secondo voi non esagera un tantino? Secondo me ... no.
E' vero, al momento non sarei pronta ad avere figli, perché mi sento ancora troppo figlia io, ho bisogni da figlia e atteggiamenti da figlia, e non ho per niente voglia di abbandonarli per diventare madre. Sono sicura che un giorno, almeno è ciò che spero, ci sarà questo richiamo ormonale che mi spingerà a riprodurmi, ma anche quando ciò avvenisse, dubito seriamente che riuscirei a diventare più tollerante verso i bambini (ad unica eccezione del mio).
E questo atteggiamento di fastidio, purtroppo, non riesco a celarlo. Se i bambini parlano, mi danno fastidio, se si muovono mi danno fastidio, se urlano o piangono, mi danno fastidio. In pratica li sopporto solo quando dormono fasciati dal momento in cui escono dall'ospedale a quando si svegliano per la prima poppata.
 
Questo mio essere contrariata dalla presenza di infanti, si traduce, per gli amanti della lite sul web (e a questo punto devo necessariamente citare zerocalcare http://www.zerocalcare.it/2014/09/08/i-litigi-su-internet/) in un focolaio di vipere, attirate dall'odore della donna senza figli, che si appostano aspettando un suo commento, pronte ad attaccarla. (N.B. Sono le stesse che allattano il figlio al seno fino a 5 anni dicendo che finchè il figlio prende il latte è giusto darglielo, ma soprattutto che escono la tetta in qualsiasi contesto si trovino perché è la cosa più naturale del mondo).
Qualche giorno fa è uscito un articolo che annunciava che un ristorante di Roma, per questioni di spazio e a causa di spiacevoli episodi avvenuti all'interno del suo locale, aveva apposto un cartello davanti all'ingresso dove c'era scritto che all'interno del locale NON ERA GRADITA la presenza di bambini MINORI DI CINQUE ANNI. (http://larep.it/1U9yydL).
Io l'ho condiviso, taggando per altro l'autrice di Nonpuòesserevero, la mia amica Gilda, con la quale condivido questa avversione (come potrete leggere dal suo ultimo post): non l'avessi mai fatto.
Mi sono sentita dire che sono piena di cattivi sentimenti. Che sono una donna anomala, e che i bambini sono la gioia del mondo, che dovrebbero essere ovunque e circondarci sempre. Perfino che dico cretinaggini. E quando, al mio far notare che lei (la ragazza che mi scriveva) è una mamma e con le sue offese non dava il buon esempio al figlio, mi ha risposto che sono tanto aggressiva da farle passare la voglia di rispondere. Io invece, una risposta per lei e per quelle come lei che non capiscono come una donna possa non sentirsi pronta ad avere un figlio all'età di quasi trent'anni, ce l'ho.
Quando ogni mattina ti svegli alle 7,15 e fai fatica pure a preparare il latte per te, e in 45 minuti devi essere fuori di casa e a volte ci riesci a mala pena; quando, fuori di casa, con un occhio aperto e l'altro ancora chiuso, aspetti l'autobus (o il tram alla fermata) e accanto a te ti ritrovi ragazzini che urlano, strepitano si tirano pezzetti di carta, che poi uno ti finisce addosso per forza; quando sali sul tram e non riesci neanche a respirare perché c'è un cumulo di scolari tra i 6 e i 10 anni che ti grida nell'orecchio, che non ha rispetto per gli anziani, ma neanche per chi è semplicemente più grande di loro, che ti pesta i piedi, ti spinge, ti da gomitate, mentre tu sogni ancora il tuo letto caldo che hai dovuto ingiustamente lasciare troppo presto e ripensi che fino ad un anno e mezzo fa c'era la mamma che ti portava la colazione a letto; quando vivi ogni giorno tutto questo, questa "tortura", come puoi non pensare che fare un figlio aumenterebbe il tasso di disarmonia del mondo?
Se per voi questo mi rende meno donna, allora sono meno donna, ma la verità è che io mi sento femmina tanto quanto tutte voi, e forse un po' più femminista, perché non relego il mio essere donna alla riproduzione. Non sono femmina perché sono madre, sono femmina perché ho un utero, e col mio utero ci faccio quello che voglio.