martedì 30 giugno 2015

La vera storia del mito "d'estate si dimagrisce"


Chi ha messo in giro questa voce, questa bellissima idea che d'estate, fisiologicamente, si dimagrisce, doveva senza dubbio essere un viaggiatore sui mezzi pubblici di Roma. 
Io, d'estate, col relax, con le vacanze, col mangiare come e quanto voglio, col mangiare brioche col gelato, sono sempre ingrassata di almeno un chiletto, un chiletto e mezzo. Quest'anno sono ingrassata durante l'inverno. Cambiando ritmo di vita e anche tipo di cucina, mangiando ai ritmi del mio fidanzato che è uno stecco lecco pur mangiandosi il mondo, ci può stare. Non dirò quanti chili ho preso, ma posso supporre quanti ne ho persi e ne perderò in questi mesi estivi, andando semplicemente sui mezzi pubblici.
In estate i mezzi pubblici funzionano così, è una legge ( forse di Murphy ) provata e comprovata:
se sali in un mezzo completamente vuoto, l'aria condizionata è talmente forte che sei costretto a mettere il maglioncino. In ogni caso due volte su tre sei talmente sudato quando sali, che il freddo congela il sudore addosso e non hai scampo: l'influenza arriva impetuosa.
Se invece sali su un mezzo pubblico pieno, l'aria condizionata non funziona, non solo, non funzionano neanche i finestrini. Vedi la morte da molto vicino, morte per asfissia, morte per fetore, morte disciolta. Tuttavia se riesci a sopravvivere, non solo poi hai molti più anticorpi, ma ti ritrovi con una sauna a gratis: un chiletto in meno è assicurato.
Così, se non avete voglia di andare a correre, nè di fare diete massacranti, prendete un autobus o un tram alle 9,30 del mattino e il gioco è fatto!

mercoledì 24 giugno 2015

Una gay rinchiusa in una etero.

Questo blog nasce con l'intento di essere uno sfogo simpatico, niente di troppo serio, qualcosa anche per prendermi in giro. Non amo quindi trattare argomenti "importanti", e, quando ci casco, provo a farlo con estrema leggerezza. Così farò anche oggi con un argomento che mi preme molto e mi tocca molto da vicino.
Ci sono tante cose al mondo che non riesco a capire. L'avversione all'omosessualità è una di quelle che mi lascia più perplessa, sbigottita e imbarazzata verso le altre persone.
L'omosessualità è una questione di genetica: alcuni nascono così, altri nascono pomì. Un po' come c'è gente nera, bianca, gialla, con gli occhi a mandorla, coi capelli biondi, etc. Ora, francamente, ma a voi, se a me piace un uomo o una donna, che ve ne frega? Se io bacio un uomo o una donna, che fastidio può darvi? Certo, a meno che non siate voi quell'uomo o quella donna e magari io ho frainteso qualcosa...allora ci sta che possa darvi fastidio. Se io mi sposo con un uomo o con una donna, perché dovete protestare? Non siete né invitati al matrimonio né testimoni.
Ma pensate davvero che se c'è un Dio, che per definizione ha creato ogni cosa, prova fastidio nel vedere le sue creature vivere felici? Io penso che se c'è un Dio - ed io ci credo - l'unico fastidio che prova, è vedere le sue creature, soprattutto quelle a cui ha donato l'intelletto, non usarlo o usarlo in malo modo.
Io non so se sono cresciuta così per merito di mia madre. Non sono sicura di essere venuta su così libera di pregiudizi per l'educazione ricevuta, o semplicemente perché sono così, perché crescendo ho capito che tutte le cose che la natura crea vanno rispettate così come sono. Ma non credo importi sapere perché sono come sono, conta il fatto che sono così e che sono incredibilmente gay.
Alcuni mi definirebbero una frociara, ovvero una che si circonda di gente omosessuale, che segue le mode omosessuali, la musica definita gay, le icone gay. Sarà, ma a me quella musica, o quella moda, semplicemente piace. Mi piace Raffaella Carrà, adoro le canzoni  anni 80 di Donatella Rettore e Marcella Bella. Ballo come una pazza se mi metti una canzone degli ABBA. Forse sono nata semplicemente nell'epoca sbagliata oppure sono semplicemente una gay, però donna a cui piacciono gli uomini. Volete giudicare? Liberi di farlo! Io mi vado ad ascoltare "lamette" mentre date aria alla bocca! Ciao. Anzi, Ciaone!



lunedì 22 giugno 2015

Lo strano caso di Gior Gina.


Chi non ha visto o comunque non sa di cosa parli "lo strano caso di Benjamin Button"? Beh, per chi fosse tra quelli che non lo ha mai neanche sentito nominare, faccio un breve sunto: Benjamin Button è un bambino che nasce vecchio e anziché invecchiare ringiovanisce e muore neonato.
Ora nella vita solitamente si nasce piccoli, ed ingenui, con la meraviglia per il mondo; crescendo, nell'adolescenza si sviluppa una certa timidezza, si comprende l'imbarazzo; superata l'adolescenza, le esperienze di vita dovrebbero riportarti ad uno stato quasi dell'infanzia, nel senso che bisognerebbe essere talmente sicuri di sé, da saper rispondere ed affrontare ogni situazione senza imbarazzo e con la freschezza di un bambino, che è sfrontato perché curioso e privo di malizia.
In realtà, a me è successo esattamente il contrario. Sono nata timida, non so dire se fossi chiusa, perché non ho questo ricordo di me, ma so anche che non avevo molti amici e che, anzi, tendevo a non averne, tranne le solite due amichette che ti porti dietro da sempre. Quando sono fiorita, passando dalla bambina alla ragazza, e sono entrata nella mia adolescenza, forse presa dall'entusiasmo di non essere più del tutto sola, sono diventata incredibilmente socievole e sfrontata. Avevo spesso e volentieri la risposta pronta e difficilmente mi facevo inibire da qualcosa. Avevo tantissimi amici, grandi comitive (e tutte sempre finivano male, ma questa è un'altra storia). Ma il punto è che, si presume, essendo così in adolescenza, si diventi ancora più sicuri di sé e sfrontati da adulti. Io invece no. Avrò avuto qualche esperienza traumatica che non riesco ad identificare, perché crescendo sono diventata timida, al punto che, in situazioni di imbarazzo o di ansia, mi mancano le parole e quasi balbetto.
Mi capitava i primi tempi, nel nuovo lavoro, quando dovevo stare al telefono con perfetti sconosciuti e presentarmi a nome dell'associazione. Mi capita sempre quando incontro qualcuno di "importante" o che comunque ha bisogno di aver spiegato qualcosa da me. Divento scema. Non c'è altra parola per descrivere il mio stato mentale in quei momenti. Così come mi sento scema quando mi capitano cose spiacevoli, quando qualcuno mi offende e resto li, a guardare, a gridare magari cose senza senso, che non sortiscono il minimo effetto. Vorrei dirgliene quattro con la mia sagacia...ma quale sagacia? Sono, come si suol dire, "a scoppio ritardato". Li per li resto come un'allocca e poi, quando ci rimugino su, perché ci rimugino, uh se ci rimugino, mi vengono fuori delle risposte spettacolari. Mi mangio le mani, poi, perché mi vengono risposte e reazioni bellissime, da film, perfette, ma li per li non mi vengono mai. Allora penso: "ora me la scrivo, così se mi ricapita..." ma quando mai? anche se me la scrivessi, poi nel momento del bisogno, figurarsi se vado a ripensare a quello che ho scritto nel taccuino delle risposte pronte. Al massimo, in quel momento vado a pescare le frasi del taccuino delle risposte sbagliate, quelle le ricordo a memoria, sono bravissima.
 
 

giovedì 18 giugno 2015

La giungla metropolitana...

Da quando mi sono trasferita a Roma molti hanno cominciato a dirmi: "adesso ti toccherà il motorino, non puoi vivere tutta la vita sui mezzi pubblici". "E se devi andare in un punto lontano?". "Perché non provi la bicicletta elettrica". Ora, a parte che io adoro la bicicletta e me la vorrei comprare, ma non sicuramente per andare a lavoro, visto che abito dall'altra parte della città, e a parte che ancora non ho capito perché certa gente si preoccupi così tanto di come mi muovo io, riconosco che il motorino, per Roma, è l'ideale. Ma io non sono una persona qualsiasi, e col motorino riuscirei a sopravvivere si e no cinque minuti; il tempo cioè, che intercorre tra la messa in moto in concessionaria e l'arrivo in strada. Quindi no, grazie, ma ci tengo alla mia vita ed in fondo, anche se me ne lamento sempre, devo riconoscere che a me, viaggiare sui mezzi, mi rilassa. In fondo mi piace.
L'alternativa, per una come me, è la macchina, ma chi ha guidato anche solo una volta a Roma, sa quanto sia snervante e sa, soprattutto, quanto sia impossibile posteggiare.
Il parcheggio è uno dei veri drammi di questa città. La gente se ne inventa di tutti i tipi, ci sono le doppie file, le triple file, le doppie file a spina di pesce, le doppie file a pettine, le triple file a tetris. C'è anche chi parcheggia nei posti dei motorini, c'è chi lascia la macchina in curva, o nel perfetto centro della carreggiata. E non che non facciano multe eh, ne fanno di continuo, ma la gente non ha alternative, a Roma il parcheggio inventivo è una regola per la sopravvivenza. E io, che per andare a lavoro coi mezzi ci metto dall'ora all'ora e mezza, quando mi va male arrivo massimo a due, ma me le passo leggendo, facendomi i fatti altrui, scrivendo, scoprendo il mondo, dovrei prendere una macchina e metterci dall'ora all'ora e mezza impiegando tre quarti di questo tempo per inventarmi un parcheggio? Ma anche no, direi proprio che non si può. Roma non è fatta per guidare.
 
(Foto di Niseem Riccardo Onorato, che ringrazio per questa chicca, fonte di ispirazione del post di oggi. PS. Non si tratta di un fotomontaggio).

mercoledì 17 giugno 2015

Si sta, come d'autunno, sugli alberi, le foglie.

Con questa citazione Ungarettiana, visto che oggi è il giorno della prima prova di maturità 2015 (un periodo troppo lontano ormai per destare in me qualsivoglia tipo di brivido malinconico), do il via al mio nuovo post per raccontarvi cosa succede quando in estate, a Roma, a cadere sono gli alberi. E quando questi alberi altissimi decidono di cadere proprio sulla linea elettrica del tram che io prendo per andare a lavoro. 
Mi sveglio prima, mangio di corsa, volo, per poi arrivare sempre in ritardo e poi l'odissea per tornare a casa. Succede che, quando succede, l'app che hai scaricato proprio per questi casi di emergenza non si aggiorna. Succede che, ferma ad aspettare per più di 40 minuti il cavolo di tram, cominci a fare supposizioni di ogni tipo, diventi amico dei poveri compagni di sventure, che come o peggio di te, aspettano li da tempo. Ci si consulta un po' a vicenda finchè non si vede spuntare un autobus col numero del tram e con su scritto "LIMITATO A". Quel "LIMITATO" da i brividi, credetemi. Lo ignoro, dico che sarà solo sostitutivo di uno dei due TRAM che passa di li, perché il problema sarà al mezzo e non all'intera linea, e quindi aspetto ancora che passi l'altro (anche perché sul primo salire era impossibile vista la quantità di gente e l'afa che c'è in questi giorni, a Roma). Aspetto il secondo per altri abbondanti 25 minuti, ed eccolo: strapieno, ma stavolta, non posso lasciarmelo sfuggire. Non posso, perché nel frattempo sono andata sul sito dell'atac e ho letto: "per lavori di manutenzione alla linea tram su viale Regina Margherita..." E uffa. Prendo questo benedettissimo autobus, parto, e ad un certo punto gira. Va in un posto che non ho mai visto, per strade nuove e mai esplorate neanche per caso. Tra me e me penso che non arriverò più a casa, ma non demordo. Nel frattempo, come succede sempre, la notizia del vero motivo del blocco era giunta: un albero era caduto ad ora di pranzo. Voi vi direte " ma cavolo, è un albero, quanto ci può volere a spostarlo ?!" Bravi, me lo domando anche io. E la risposta è "almeno due giorni". Io, per due giorni, ho vissuto quest'incubo. Ma è mai possibile che pure per cavolate del genere si debbano creare disagi del genere per più giorni e non si riesca mai ad intervenire tempestivamente? Si, è possibile. Che poi, obiettivamente, un albero di quella portata (credetemi era bello cresciuto), non da segni di cedimento e crolla da un momento all'altro? Non ci posso credere, mi dispiace. Ma poi cosa ci aspettiamo ? Ormai dovremmo conoscere i nostri polli... Ma purtroppo qualcuno di noi continua a stupirsi. Se non si riesce a spostare un albero in giornata, come si può immaginare di poter portare a termine i lavori dell'expo o qualsiasi altra grande opera cominciata in Italia? La Sicilia è spezzata da due mesi circa ormai per il crollo di un ponte sulla Palermo - Catania, che è ancora lì. Hanno messo provvisoriamente un treno ad alta velocità (che non capisco perché si è dovuto aspettare il crollo di un ponte per inserire un servizio tanto utile quanto basilare) e fine li. Della serie "che altro volete? L'Aquila è ancora come post terremoto, devastata dopo non so quanti anni e voi vi lamentate per un ponte?" ma si, in fondo... La deviazione fa perdere ai viaggiatori solo un paio d'ore. Bazzecole... Per chi non ha una mazza da fare. 
E quindi, tornando a Roma, neanche qui le cose cambiano un granché, la gente è lenta come giù in Sicilia. Forse per questo mi trovo bene, perché in fondo tutto il mondo è paese.
 
 

lunedì 15 giugno 2015

Tornare a casa...

Di tanto in tanto si torna a casa... non quella attuale, dove vivo col mio fidanzato, ma quella dove ho vissuto i miei primi 28 anni, quella della me bambina, che ha ancora un incessante bisogno della mamma, quella dove ci sono i miei grandi amori pelosi: micia e coso grigio, che io chiamo Jd, ma che mia madre si ostina a chiamare "Nico", anche se di "nico" ovvero "piccolo" (e non il diminuitivo di Nicola) non ha più nulla ormai, essendo una bestia grigia e grassa di circa sette kg.
Cerco di tornare a casa quando posso, a volte per anche solo un giorno...perché, lo confesso, sono mammona e i miei gatti mi mancano da morire. A volte torno soltanto per recuperare qualche vestito o qualche paio di scarpe, che nella nuova casa, essendo veramente piccola, non ho dove mettere. Ogni tanto è semplicemente una scusa, torno perché il distacco non è mai indolore e il bisogno di respirare l'aria palermitana diventa incontrollabile e incontrastabile, anche se a volte fa puzza di munnizza.
Quando torno per qualche giorno in più, assentandomi dallo stage che per ora faccio e estraniandomi completamente dal Caos di Roma, rientrare nella quotidianità poi è veramente traumatico. Specialmente se in quei giorni di riposo a casa c'è pure mio fratello e mia madre si sbizzarrisce nella sua meravigliosa cucina: in 4 giorni 4 chili...solo che è una dieta all'ingrasso, ahimè. E poi il mare, e poi, come rido con mio fratello con nessuno mai.
Essere tutti e tre di nuovo assieme, come un tempo, è un'emozione fortissima che non posso dimenticare e che mi manca costantemente, ogni giorno della vita. Ma si cresce e quando si cresce ci si rende conto che è inutile fare progetti, immaginare di vivere tutti vicini, perché poi la vita ti schiaffa davanti l'assoluta ed indiscutibile verità che non possiamo fare nulla per cambiare il destino, che le nostre strade spesso e contro la nostra volontà si dividono. In fondo va bene così, siamo fortunati, siamo felici nei nostri nuovi spazi, sia io che mio fratello abbiamo l'amore, un "quasi" (nel mio caso) lavoro e una casa. Non ci manca nulla... no bugia, qualcosa ci manca, ci manca la mamma, ci manchiamo a vicenda, e questo non cambierà mai. Ecco perché non mi vergogno di dire che ogni qual volta posso, io torno a casa.




venerdì 12 giugno 2015

La mia estate italiana...sui mezzi pubblici.

Arrivano con due ore di ritardo
e arrivano con le loro stanchezze, bellezze, bruttezze.
Arrivano a tratti vuoti, carichi di persone,
Nuove fermate, belle litigate.
Con tre posticini, altri controllori?
Arrivano solitari poi sono sempre due.

Portano immensi silenzi, questioni vitali,
multe traumatiche, scossoni, cantanti gitani.
Arrivano per essere visti, per farsi notare,
per provare, rubare, spesso disturbare.
Passano di corsa, restano per una vita
immoti, una fermata infinita.
Sul tram sono cotta, silenzio di cicale,
mi guardo attorno e penso: lasciamoci appiccicare.
Autobus e metropolitana, la nostra estate italiana.
 (parodia spot sammontana 2015)

mercoledì 10 giugno 2015

Voglio il copyright...

Vi è mai capitato di dire o anche solo pensare una cosa, e, in poco tempo, vedere che la stessa cosa è diventata virale, che tutti la pensano e la dicono, che tutti ne parlano, che molti ne scrivono? 
Se vi è capitato, conoscerete sicuramente l'enorme senso di frustrazione che diviene padrone del nostro essere in quei momenti. A me è capitato un paio di volte: la prima, avevo scoperto da poco che alcuni superlativi assoluti finiscono in "errimo" anzichè in "issimo" e ho cominciato a dire ogni superlativo in quel modo; bellissimo diventava bellerrimo, fichissimo diventava ficherrimo, e così via, e sono sicura di essere stata la prima a dirlo, o comunque di aver coniato da me l'idea, ma in ogni caso, dopo poco, tutti parlavano in questo modo. Lo confesso, ogni volta che qualcuno che non era mio amico e non mi riconosceva il copyright diceva "bellerrimo" mi saliva la nausea e venivo colta da brividi di freddo.
La seconda volta, ben più importante, risale a poco tempo fa, e riguarda essenzialmente questo blog. Mi sono trasferita a Roma e sono passata da una città che ti costringe ad usare la macchina, Palermo, dove l'assenza di mezzi pubblici è totale, a Roma, dove il traffico ti costringe a prendere i mezzi pubblici che, fortunatamente, seppur non siano come Londra o Milano, funzionano. Passare da guidare una macchina ogni giorno a diventare passeggera dei mezzi pubblici ti costringe ad un cambiamento psicologico graduale. Non è affatto semplice adattarsi, e si ha comunque bisogno di uno sfogo. Inizialmente riversavo la frustrazione e il mio stupore su stati di facebook, finchè qualcuno non mi disse: sei simpatica, perchè non apri un blog? Nello stesso periodo avevo cominciato a seguire il blog di una mia amica, una mia ex compagna di classe e mi sono lasciata ispirare ed aiutare. Così è nato il mio blog. Ho iniziato a scrivere di mezzi pubblici, delle mie avventure, di quello che vedevo e riscontravo nel viaggiare ogni giorno in metro e tram. 
Il blog è diventato presto un mio piccolo mondo, dove tuttora oltre a ciò che accade nei mezzi pubblici, metto le mie idee oppure anche semplici sfoghi.
Così come per la prima volta, quando ho coniato il mio personale superlativo assoluto, ho cominciato a leggere in giro un sacco di post o di blog che parlavano dei mezzi pubblici, l'amore sui mezzi pubblici, le classifiche dei tipi strani sui mezzi pubblici...ehi, fermi un secondo! Ma quello l'ho scritto io. Ed era vero, sembravano le mie parole, erano le mie idee ma messe da un'altra parte, nel blog di qualcuno di famoso. Ho cominciato a pensare che qualcuno mi legge, usa le mie idee e le trascrive per farci begli articoli. Ovviamente, se anche fosse così, non lo scoprirei mai, non avrei soldi per mettermi in causa e in fin dei conti non me ne frega niente. Io so che le idee sono mie, e seppur in un primo momento la rabbia mi renda cieca, poi riesco a calmarmi. Riesco a capire che devo fregarmene e a trovare la lucidità per dire "ma sti cazzi" e tornare a scrivere. E quindi...eccomi qui.


giovedì 4 giugno 2015

Certezze della vita...


Ci sono delle cose che nella vita sono assolute certezze: che quando lavi la macchina piove, che quando sei struccata e orribile incontri l'uomo della tua vita, che quando sali sui mezzi pubblici e trovi un posto libero sicuramente ti si siede accanto l'uomo di Neanderthal e così via.
Allo stesso modo, ogni stagione ha le sue certezze: in autunno cadono le foglie, e anche un po' i maroni; l'inverno ha la certezza che se metti i tacchi per strada becchi il ghiaccio; la primavera ha la certezza che diventerai tutta un prurito e poi c'è l'estate, ah l'estate... passiamo l'anno intero ad aspettarla per vederla fuggire così in fretta. Passiamo l'inverno a desiderarla, e poi quando arriva: "che caldo". Ma come? Avete rotto la minchia ogni santo giorno che faceva troppo freddo e ora rompete le palle per il troppo caldo? E non va bene... io quanto meno, in inverno, non mi lamento, perché già mi preparo a lamentarmi per l'estate, ma voi non potete fare entrambe le cose.
Questa è una delle certezze dell'estate: tutti si lamentano, e si lamentano anche se non fa troppo caldo. Un'altra certezza dell'estate è che per mia nonna, quella che arriva sarà l'estate più calda degli ultimi quarant'anni. Come quella passata, che avrà fatto si e no una settimana d'estate.... "ah, ma che caldo..."; poi c'è la certezza che avrò bisogno di un costume nuovo, anche se ne ho comprati due l'anno prima a fine stagione.
C'è la certezza che sui mezzi pubblici due volte su tre non accenderanno l'aria condizionata e rischierai la morte, che l'auto diventa un forno e che i semafori sembrano tutti durare molto di più soprattutto quando la macchina si ferma dove non c'è ombra.
C'è la certezza dei post su facebook: non dimenticatevi dei bambini e dei cani chiusi in auto, non abbandonate gli animali, e soprattutto, i miei preferiti, i post che mostrano gambe, piedi e pelle varia ustionata gravemente a causa dei vestiti e delle scarpe cinesi che si sciolgono al sole. Mapperpiacere!
C'è la certezza che le infradito sono solo Reef, e che la ciambella fritta a mare è un must, seconda solo alla pollanca. Che poi la pannocchia e il mais non mi piacciono, ma la pollanca a mare d'estate è una di quelle cose a cui non si può dire di no.
E' una certezza che se aspetti il ciclo ti verrà la settimana di ferragosto in cui hai preso le ferie e organizzato le vacanze ed è una certezza che, per quanto ci provi, ogni anno, con ostinazione, non riuscirai mai ad organizzare una vacanza con l'anticipo di almeno qualche mese.
E poi, d'estate, c'è una certezza, la certezza che batte tutte le altre: che per quanto sia soffocante e tremendamente calda casa mia, tornare e mangiare il sugo fresco con le melenzane fritte di mia madre, non ha prezzo!