mercoledì 18 ottobre 2017

Se ci fosse mio nonno...

Certe mattine vorrei avere lo spirito di mio Nonno. Vorrei svegliarmi col suo carattere e fare passare quattro, cinque minuti di puro terrore a quelli che mi circondano. Starete pensando che mio nonno era una persona orribile, cattiva, dopo aver letto quanto appena scritto. Ed invece no, mio nonno era la persona più adorabile del mondo, ma anche la meno paziente che io abbia mai conosciuto. 

Una premessa su di lui è d'uopo, in questo caso. Lo stile di vita di mio nonno, si riassume sostanzialmente nel fatto che con certe persone "prima ci puosi ru buoffe, e poi c'arraggiuni", che significa sostanzialmente che con certa gente, prima di provare a ragionarci, è meglio dargli un paio di sonori schiaffi, così da svegliarli e fare capire loro quale sia lo stato delle cose. Anche se di peggio, c'erano quelli con cui non valeva nemmeno la pena di sprecare fiato. 

Io sono cresciuta con mio nonno, e vi garantisco che era una persona dolcissima, di intelligenza sopraffina. Un siciliano doc, che è nato e cresciuto negli anni trenta a Palermo. E tu, ad un siciliano doc degli anni trenta, puoi pensare anche lontanamente di rompere i "cabasisi"? Direi di no, per questo ribadisco: era adorabile, ma per nulla paziente. 



E penso che se mio nonno, adorabile per com'era, fosse venuto a stare a Roma, e fosse stato costretto - come lo sono io - a prendere ogni giorno i mezzi pubblici, forse adesso sarebbe in prigione a finire di scontare il suo quinto ergastolo. Ogni tanto penso che questa sarà la fine che farò io. Al Regina Coeli per aver gridato in faccia a qualcuno di lavarsi le ascelle o di sputare la chewingum o di smettere di respirare, molto più semplicemente. Oppure per aver ucciso qualche autista che ha deliberatamente deciso di non fermarsi, o come ieri, di chiudere le porte prima di farmi salire, rischiando di spezzarmi un polso. E invece no, neanche ieri sono finita in prigione, non l'ho nemmeno insultato. Nonno perdonami!

C'erano delle cose che mio nonno non tollerava proprio (non come me che non tollero praticamente nulla), mentre per il resto avrebbe fatto carte false per amici e parenti, rischiando tutto. Per esempio, a mio nonno, neppure per scherzare, si poteva toccare la faccia. Una volta - e credo non fu l'unica - massacrò suo fratello perchè, mentre tiravano di boxe, quello gli diede un pugno in faccia. Voi direte "ma se tirava di boxe..?" e infatti! Ma c'era il tacito accordo che i pugni andavano bene ovunque, ma non in faccia, perchè quello lo faceva rosicare tantissimo.
Pensate cosa sarebbe successo se durante il tragitto che compio io ogni mattina, nel salire sul 3 (tram) a S. Giovanni, qualcuno lo avesse spintonato o gli avesse dato una gomitata in faccia. Apriti cielo, scende Gesù, Giuseppe e la Madonna, nel tentativo di placare l'animo di mio nonno. 

Se non lo riuscite a pensare, ve lo dico io: oltre a mio nonno, su quel tram, sarebbe rimasto solo l'autista, e forse neppure quello. E se pensate che esagero, lasciate che vi racconti anche questa: mio nonno e mia nonna salgono sul bus, mia nonna incinta di otto mesi. Ai tempi, sui bus, si saliva dietro e si scendeva obbligatoriamente davanti. Non c'erano santi. Ma quel giorno il bus era troppo pieno, e mia nonna era troppo incinta (si, anche ai tempi i mezzi erano sempre pieni, questa cosa, in tempo e luogo, non è cambiata), così mio nonno chiese all'autista di aprire dietro per farla scendere. In un primo momento l'autista disse di si, poi, arrivati alla fermata, disse che non era possibile. Mio nonno si fece spazio tra la folla facendo passare mia nonna e la sua enorme pancia fino all'apertura davanti. A questo punto chiunque avrebbe lanciato qualche bestemmia contro l'autista, qualche bell'insulto come solo noi siciliani sappiamo fare, qualche "curnutu" condito con altri apostrofi nient'affatto gentili. Invece, oltre a tutto ciò, mio nonno è sceso, ha messo in sicurezza mia nonna, ha fatto il giro del bus, e ha tirato giù l'autista dal finestrino. Il resto è storia, vi assicuro che l'autista non si sarebbe più permesso di non fare gentilmente scendere una signora incinta dalla porta di dietro. 




E vi assicuro che chiunque, quando c'era mio nonno, non si sarebbe mai permesso di mancare di rispetto a nessuna di noi. Mi sentivo così sicura quando lo avevo accanto, e poi era così bello: un incrocio tra Clint Eastwood e Jack Nicolson. Ma, ecco, non era paziente, e non sapete quante volte vorrei non esserlo neppure io. 

Non è che pretendo di andare in giro a tirare fuori gli autisti dai finestrini, o di picchiare la gente non appena mi sfiora. Come detto, mio nonno era un uomo d'altri tempi, però mi piacerebbe camminare avendo la certezza che nessuno s'azzarderebbe mai a sfiorarmi. Incutere il giusto timore reverenziale negli altri, ed essere al tempo stesso amato e voluto bene, come lo era lui. Perchè a Pallavicino - il quartiere dove mio nonno è nato, cresciuto e vissuto - tutti lo conoscevano, rispettavano e gli volevano bene. Ed io forse, più di tutti.



mercoledì 4 ottobre 2017

Ogni tanto una gioia, anche bella grande...

Qualche giorno fa ho scritto un post sul karma, dove spiegavo esattamente come funziona questa brutta bestia, almeno nel mio mondo (qui trovate il post). In quel post scrivevo quanto il karma serva a farti venire crisi di panico, ma allo stesso tempo, ti ripaga delle buone azioni. Nel mio caso queste sono davvero poche, per cui mi ritrovo sempre a perdere gli autobus, a cadere, a sbattere da qualche parte. Nonostante ciò non smetterò mai di insultare la gente stupida che incontro, ATAC su tutti, ma questo è un altro discorso.

Smetto di divagare e vado al punto: a volte sembra che il Karma ti stia facendo pagare tutte le colpe del mondo, anche quelle non tue. Sembra che la legge di Murphy valga solo per te e che tutte le disgrazie vengano a bussare insieme alla tua porta organizzando un piccolo party (neanche tanto piccolo). In realtà, io sono convinta, e lo sono sempre stata, che nulla accada per caso, che ci sia sempre una spiegazione ad ogni fatto della vita, ed anche questo è il karma, in qualche modo. Hai fatto delle buone azioni, e la vita ti ripaga in un modo che neanche ti aspetti. All'improvviso, quando tutto sembra andare storto, ecco che i tuoi sogni si realizzano.

Questo è quello che ci è successo un mese fa circa, o meglio è successo al mio fidanzato, ma è comunque una felicità per entrambi. 

E' successo che ha deciso di tentare la domanda di dottorato, nonostante fosse convinto che non sarebbe mai riuscito a passare, che si sa "passano solo i raccomandati o i geni". E lui non è sicuramente raccomandato, ma è ancora meno convinto di essere un genio. Dovete sapere che il mio fidanzato, e non lo dico solo perchè è l'uomo con cui spero di passare il resto della vita, oltre ad essere la persona più dolce del mondo, ha anche la tendenza a credere che tutti gli altri siano più bravi di lui. Ed io invece non faccio altro che ripetergli che se lui raggiunge gli stessi obiettivi degli altri - con un pò più di tempo - ma concedendosi anche la libertà di studiare meno (poco meno) e prendendosi la libertà di giocare una sera alla playstation o di stare con me (che sono una bella scassaballe), allora vuol dire che è molto più intelligente degli altri. Io ne sono convinta al 100%. Non faccio che ripetergli che è una fortuna che io stia con lui, che è così intelligente, perchè altrimenti sarei venuta su magari credendo che "quando c'era lui" si stava meglio (Dio ce ne scampi).



Insomma, per farla breve: tutte le domande che ha fatto sono andate male, ha tentato a Firenze, niente... a Teramo, niente, a Torvergata niente... quando pensavamo di aver perso le speranze e nel pieno della disperazione, l'unica domanda che restava (e che non voleva fare "perchè tanto è impossibile") era quella della Sapienza. Ho insistito affinchè ci provasse. Quella era la sua università, lui c'è tanto affezionato, così si è convinto. Ed è proprio l'unica che l'ha accettato. Ha fatto lo scritto, ed ancora non riusciva a convincersi di avere qualche possibilità, anche se era arrivato tra i primi venti, su cento che ci avevano provato. Ha fatto l'orale: disperato. Convinto di essere andato malissimo. Vi risparmio i dettagli e vi dirò semplicemente che è arrivato quinto, vincendo il dottorato con borsa di studio. 

Perchè vi racconto tutto questo? Perchè la vita a volte ti premia, premia i tuoi sforzi, le tue preghiere, il tuo studio, il tuo sudore, perchè non è sempre "mai na gioia", ogni tanto una gioia c'è e a volte è anche bella grande. Ma soprattutto vi racconto tutto questo perchè voglio che lui sappia quanto lo amo, quanto sono orgogliosa di lui. Glielo dico ogni giorno, ma io non sono brava con le parole e questo post è il modo migliore che ho di dirglielo. E ora gliel'ho detto.