venerdì 29 settembre 2017

Il diavolo veste prada, io insulto ATAC!

Ogni tanto (spesso) la mattina esco di casa come Miranda Priestley: non con i capelli grigi o con una borsa di prada da duemila euro, no. Neanche coi tacchi e il completo di Valentino, anche perché poi devo correre dietro l’autobus che ha fretta di chiudere le porte, e muoio. Mi sento Miranda Priestley perché ho sempre le sopracciglia contratte e lo sguardo torvo e se per caso hai un paio di scarpe poco consone diventi la mia vittima sacrificale. 



Ma il problema vero è che sui mezzi pubblici non si vedono semplicemente scarpe fucsia con maglione giallo canarino, si vedono le cose più bizzarre del mondo, che “come ti vesti?!” (noto, si fa per dire, programma televisivo) probabilmente non riuscirebbe neanche lontanamente ad immaginare. 

Stamattina ero più tesa del solito perchè, tanto per cambiare, c'era sciopero e stavo su un autobus che è rinomato per essere raccoglitore di ogni forma di vita sulla terra, visto che va alla stazione. Mi sono seduta, per fortuna, nel posto dietro il vetro e dopo ore che ignoravo la mia immagine riflessa mi sono dovuta arrendere ad avermi li davanti, mi sono guardata e ho notato che oltre ad avere le borse sotto gli occhi avevo la fronte tanto contratta che la ruga d'espressione al centro della fronte era diventata una cicatrice. Ho provato a distenderla come fa Maryl Streep (è un puro caso) in "She Devil", ma mi sono resa conto che i muscoli facciali tornavano esattamente come prima. Probabilmente anche mentre scrivo questo post, ho la stessa faccia di stamattina.


Dopo aver fatto una pessima analisi di me stessa, e aver visto che non c'era alcuna speranza nel distendere il mio volto, ho provato a concentrarmi su chi avevo attorno. All'inizio la mia attenzione è stata inevitabilmente catturata da un bambino che mangiava una banana col fiatone e che mi si è quasi seduto in braccio. La mamma però era riposatissima, quindi sono stata tutto il tempo a chiedermi perchè sto ragazzino aveva il fiatone, era paonazzo, e soprattutto doveva mangiare la banana addosso ai miei pantaloni nuovi e puliti. Purtroppo il quesito si è spento in fretta, perchè sono scesi, ma scesi loro è salita una signorina che mi ha dato molta soddisfazione, perchè non sono ancora riuscita a capire come e perchè fosse vestita in quel modo. 

Vado con ordine, dal basso verso l'alto: scarpe vecchie probabilmente della nonna di quattro misure più grandi color crema sporca, scamosciate; leggins neri; sopra i leggins un panta-palazzo verde petrolio; a tracolla una borsetta di pelle bianca coi fiori; sopra una felpa di pelliccia vellutata nera; una sciarpa di lino rosa antico e, dulcis in fundo, un cappello di paglia blu con fiocco bianco in stile "orgoglio e pregiudizio". Vi metterei la foto, ma voglio lasciare che la vostra immaginazione lavori. 

Grazie a lei, per lunghi istanti, stamattina, ho dimenticato lo sciopero, che però mi sono ricordata subito quando a Termini ho perso l'autobus per due secondi e l'autista gentilmente non si è fermato per farmi salire dopo un metro e mezzo, nonostante lo sciopero.

Quando succedono queste cose, vorrei avere la stessa capacità di contegno di uno scaricatore di porto (con tutto il rispetto per gli scaricatori di porto)!

mercoledì 27 settembre 2017

In un mondo di blogger...



In un mondo di blogger, fashion blogger, social blogger, marketing blogger, food blogger e tutti i tipi di blogger che vi possono venire in mente, ci sono io. Piccola, indifesa, e totalmente disinteressata al successo. Sono disinteressata al successo perché nella vita faccio altro. Sono una persona fondamentalmente semplice, non ho mai avuto grandi desideri, dalla vita ho sempre e solo sperato di essere felice e serena. Direte “mica è poco”! E infatti non è poco per niente. Quando dico che faccio la segretaria alcuni pensano “vabbè poverina, non ha trovato altro, con una laurea in ingegneria però…” ed io invece penso “che bello, sto in un ufficio, sono serena, ho un lavoro poco faticoso, che non mi tiene impegnata la mente. Ho finito gli studi alla triennale perché non ce la facevo più, ho lavorato un anno come precaria, poi mi sono trasferita a Roma e dopo sei mesi ho trovato il famoso posto fisso”. Si. E’ privato, quindi non è mai certo come il posto fisso statale, ma è qualcosa che pare stabile, che mi da una certa serenità. E quindi è questo il mio lavoro: non faccio la blogger, faccio la segretaria. 

Quando qualcuno mi dice che non ha senso scrivere se nessuno ti legge, vorrei far presente che io ho un diario dall’età di 7 anni e nessuno ha mai letto quello che scrivo eppure ho sempre continuato a farlo, perché faceva star bene me. Quando mi sono trasferita a Roma e ho cominciato a viaggiare sui mezzi pubblici, ho iniziato a vederne di cotte e di crude, vivevo dei veri e propri incubi, delle “fantastiche avventure” che prima condividevo con semplici post su facebook e poi sono diventati racconti troppo lunghi per un semplice post. Una mia amica, che ha un blog anche piuttosto famoso (lo conoscerete, si chiama #nonpuòesserevero) mi consigliò di aprire un blog, poi me lo suggerì anche la mamma del mio fidanzato, ed infine il mio fidanzato stesso. Con così tante spinte, pensai che fosse giunto il momento di assecondare questa vena ancora una volta (perchè si, anche da ragazzina avevo un blog, quello di msn per la precisione, pieno di frasi glitterate e gif brillanti) e che forse non sarebbe andata male, ed infatti non è andata male affatto (altrimenti non sarei qui a scrivere ancora, no?). 

All'inizio sfornavo post quasi giornalmente, perché, credetemi, non c’è giorno in cui io non veda qualcosa di strano andando da casa a lavoro e da lavoro a casa. Ovviamente c’erano i periodi di magra, le vacanze estive e non parlando di tutto ciò che incontravo in giro, ma nello specifico di “fantastiche avventure” spesso e volentieri non pubblicavo niente. Non me ne sono mai fatta un cruccio, non mi sono mai domandata “chissà quanti commenti o quanti “mi piace” ha preso quel mio post”. Non ho mai ricondiviso post per aumentare “lo share”. Non avevo una pagina riferita al blog. La mia amica, la stessa di prima, ci ha messo mesi, circa sei, a convincermi. L’ho fatto, ma non perché pensassi che questo avrebbe aumentato il mio pubblico, ma perché era carino farlo, perché se magari avevo qualche battuta da fare, potevo farlo li, così non solo i miei amici avrebbero letto, ma anche altri disgraziati come me che passavano la vita struggendosi l’anima sui mezzi pubblici.

La mia amica, si, sempre lei, ha un blog di successo, scrive tanto, è brava, ha anche molti gruppi su facebook di blogger, ma, come me, non lo fa per mestiere. Lei lavora nella tv… e prima che pensiate “ah ecco perché ha un blog di successo”, vi garantisco che non la vedrete mai in tv, o forse si, glielo auguro, ma non per quello che pensate. Non fa l’attrice, non fa neanche la cantante o “l’opinionista”, anche se un po’ lo è. Lei fa la tecnica, è una di quelle che permettono a noi comuni mortali di guardare quel quadrato colorato. Per questo ha tutta la mia stima. Non voglio fare pubblicità a lei, anche se potrà sembrare, semplicemente perché non ne ha bisogno, però vorrei farvi capire il punto: lei ha moltissimi seguaci, ma li ha solamente perché è brava, perché ha saputo scrivere con costanza e impegno di temi d’interesse. Non ha mai pagato un post perché vi sbucasse in bacheca contro la vostra volontà, perché come me sostiene di essere povera per pagare ciò che per lei è un bellissimo hobby. Lo stesso vale per me. Il mio lavoro è un altro, se avessi soldi da sprecare comunque non li sprecherei per fare in modo che qualcuno che probabilmente non capirebbe nulla della mia ironia, che neanche mi leggerebbe con interesse, trovi la mia pagina e clicchi sul mio sito.

Scrivo perché mi piace: se come scrivo piace ad altri, allora sono contenta, se qualcuno, soprattutto i miei amici mi leggono ed apprezzano, sono doppiamente contenta, ma se anche fossi l’unica a leggere quello che scrivo, insieme a mia madre e al mio fidanzato, beh, la cosa mi farebbe stare bene uguale.

Tengo a precisare che rispetto tutte le persone che fanno questo come lavoro, anzi, le invidio pure. E’ gente fortunata, che nella vita fa esattamente ciò che gli piace, vivendo esperienze a tutto tondo. Viaggiando, divertendosi, guadagnando soldi in modo poco faticoso, e soprattutto senza doversi alzare ogni mattina alle 7,00 tornando a casa alle 20,00 come invece faccio io. Quindi come potrei non ammirare e rispettare delle persone che hanno realizzato i propri sogni? Semplicemente quei sogni non sono i miei, e vorrei che fosse chiaro che non devono obbligatoriamente essere i sogni di tutti quelli che hanno un blog. C'è anche gente che ha un blog, ma sogna, per esempio, di fare il gelataio (anche io vorrei fare il gelataio).

E domani, per la cronaca, vado a strafogarmi di sushi con la mia amica (sempre quella), ma non troverete nessuna foto e nessun post, perché quando mangio non penso ad altro che al cibo stesso. Bye!


venerdì 1 settembre 2017

Metereopatica quanto basta...

Vi capitano mai quelle giornate che iniziano storte e vanno a peggiorare? Quelle mattine che sono piene di segnali che ti suggeriscono che non sarà una bella giornata? Ecco, oggi per me è stata una di quelle mattine, ed anche se è ancora presto per dire che sarà una giornata orribile, la mattinata è già stata quasi sufficiente per farmi disprezzare il mondo.


Devo fare una piccola premessa: ci sono delle cose che io la mattina, quando mi sveglio, devo fare imprescindibilmente prima di uscire. Due di queste sono vegetare cinque minuti, forse anche dieci, riflettendo con lo sguardo nel vuoto sull'origine dell'universo ed il senso della vita e l'altra è assolutamente, necessariamente mangiare. Se io non mangio la mattina non riesco a connettere neppure due neuroni, e non credo di averne molti di più ultimamente, quindi è importante che Gigino e Gigetto si sveglino se non voglio morire investita da un tram. Ma stamattina mi sono svegliata come se qualcuno mi avesse derubato casa durante la notte, spaesata, confusa, mi mancava qualcosa, non riuscivo a capire cosa. Altra piccola nota: mi sono svegliata un'ora prima della sveglia, e sono stata disperatamente a rigirarmi nel letto pregando di richiudere gli occhi anche solo per cinque minuti, cosa che è successa, ovviamente solo cinque minuti prima della sveglia. Mi sono alzata con il caldo infernale, perchè anzichè piovere a dovere, ha piovuto neanche cinque minuti verso l'alba e poi ha smesso creando una cappa tremenda e impedendo alla gente - ME - di vestirsi decentemente.

Quindi mentre mi vestivo sudavo, non vedevo l'ora di uscire di casa e così ho fatto, sono uscita prima del solito, imbruttita e nervosa. Due passi dopo la porta mi sono resa conto che avevo dimenticato l'ombrello e ovviamente ricominciava a piovigginare. Quattro passi dopo la porta di casa mi sono resa conto, cosa più importante, che non avevo fatto colazione. Mi sono guardata, ero ancora inspiegabilmente in piedi. La cosa ancora più assurda era che non sentivo nemmeno fame tanto ero nervosa. Ovviamente ho perso il primo tram, mi sono seduta sotto la pensilina per proteggermi dalla pioggia e accanto a me c'era una signora di non ben definita natura che piangeva a singhiozzi. Mi giro verso di lei, quasi intenerita e lei vedendomi un pò preoccupata, giustamente, mi sputa accanto al piede. 

Non so dire se ho provato più schifo o più senso di smarrimento. Credo di non aver realmente capito li per li quello che la signora aveva fatto con così tanta nochalance. Subito dopo mi sono detta "lo vedi a farti intenerire? Lo vedi cosa succede?" e la risposta è stata che l'odio verso la gente è la più giusta delle soluzioni. Salgo quindi sull'autobus, ovviamente niente posto, ovviamente tanta gente, troppa. 

Ed ovviamente il mio umore peggiorava, poi ad un certo punto però l'ho vista. Capelli biondi, boccoli da angelo e due sopracciglia così lunghe che neanche la salerno reggio calabria ha curve peggiori e tratti così scoscesi. So che potreste non credermi, per questo ho fatto una foto che però devo censurare, per ovvi motivi, quindi accontentatevi della sfocatura, tanto è sufficiente per capire la situazione drammatica.


Ecco, la signora mi ha risollevato la giornata, mi sono sentita subito meglio e mi si è riaperto perfino l'appetito, tanto che, per concludere con una citazione (per la quale ringrazio la mia amica Ilaria) "Asuncion, portame 'na pera che me se scioje er mantecato de mamma"