martedì 22 settembre 2015

La Signora Ammazzatutti.

 
Sicuramente molti di voi avranno visto il famoso film "La Signora Ammazzatutti". Beh, per chi non l'ha visto, faccio un piccolo sunto:
Beverly Sutphin, irreprensibile madre di famiglia, tipica espressione della società perbenista statunitense, rivela una personalità chiaramente disturbata e psicopatica. Ossessionata dalla perfezione inizia ad eliminare sistematicamente le "pedine scomode" che le si frappongono, spinta da motivazioni banali. Riconosciuta da una vicina di casa, viene accusata e processata, diventando un fenomeno mediatico, ma incredibilmente riesce a farsi scagionare definitivamente, senza però arrestare la sua follia omicida.
(fonte Wikipedia).
 
Per farla breve, la Signora Ammazzatutti ha quelle che in Sicilia chiamiamo "fisime", e sono, naturalmente, portate all'esasperazione e alla follia.
Ma chi, di noi, non ha voluto almeno una volta nel suo più profondo e deviato subconscio, cedere alle proprie fisime? Alle proprie strane fissazioni? Beh ogni tanto mi piacerebbe poter gridare al mondo le mie fissazioni, criticare apertamente gli altri, dirgli che stanno sbagliando e sentirmi in pace con me stessa. Ecco magari non arriverò al desiderio di uccidere, come La Serial Mum del film, ma quanto meno di togliermi qualche soddisfazione, quello si. 
Fin da piccola ho avuto delle fisime, che, pensavo, sarebbero diminuite o scomparse con l'età. In realtà crescendo sono senza dubbio aumentate e, anzi, peggiorate laddove già presenti.
Ad esempio, e liberi di prendermi per pazza, io non mangio l'arancia se è sbucciata male. Non riesco a toccare il sale senza contorcermi per i brividi, non poggio mai la testa sui sedili dei treni; non riesco a stare a lungo al telefono: è una condanna, detesto parlare al telefono.
E poi ci sono delle fisime che sono venute con l'età: non riesco ad uscire se non ho la borsa accoppiata (come colore) alle scarpe. Porto sempre un foulard in borsa; ho sempre la pomata antizanzare e anche le pillole per il mal di gola. Non esco mai di casa senza soldi. A fine settembre non riesco più ad indossare le scarpe aperte, e soprattutto non indosso le scarpe aperte bianche.
Nel famoso film su citato, la Signora Ammazzatutti prende di mira un giudice donna che, durante il suo processo, si reca in aula per due volte di fila con le scarpe bianche. Cosa sbagliatissima secondo i canoni della moda e del buon costume. Io mi sento un po' come lei quando a fine settembre salgo sui mezzi pubblici e, in giornate in cui già fa freschino, come oggi, trovo gente coi sandali bianchi e i vestitini di lino.
Sui mezzi pubblici si vede proprio di tutto, e se un po' la cosa mi piace, dall'altro mi fa proprio innervosire.
Tuttavia, come dicevo prima, non sono una pazza assassina, e quindi il nervoso scema in fretta senza portarmi alla follia... sperando non sia solo una questione di tempo.
 
 

venerdì 11 settembre 2015

Ipocondria...


Io non sono mai stata una persona particolarmente ipocondriaca, anzi, sono una di quelle che è cresciuta sporcandosi e saltando nelle pozzanghere, col motto che "sono tutti anticorpi". Non provo quindi terrore per i microbi, anche perchè così fosse, andare sui mezzi pubblici sarebbe molto peggio dell'incubo che già è di norma. 
In ogni caso ci sono delle cose che non riesco a non fare: lavarmi le mani quando accarezzo un cane (qualsiasi cane esso sia, ma non mi succede ugualmente coi gatti. Solo coi cani), non poggiare la testa sui sedili del treno (ho paura dei pidocchi), tossire quando qualcuno mi respira addosso (sentendomi immediatamente infetta); mi fa schifo indossare gli auricolari altrui o prestare i miei e soprattutto, una cosa che non riesco a tollerare e che mi fa diventare tremendamente schizzinosa, è il mettere le dita in bocca o toccarmi la faccia con le mani sporche mentre sono in giro. Odio aver prurito quando sono per strada e soprattutto sui mezzi pubblici, perchè odio toccarmi, mi fa troppo schifo. E la stessa cosa la odio negli altri: mi vengono conati di vomito quando vedo i bambini analizzarsi ogni anfratto della bocca con le mani sporchissime dopo che si sono toccati i piedi e le scarpe, e soprattutto odio i genitori che se ne strafregano lasciandoglielo fare. 
Si, perché i bambini e i ragazzini difficilmente hanno colpa di qualcosa. Sono gli adulti che sono veramente pessimi. Ultimamente ad esempio ho notato che va di moda poggiare il microfono degli auricolari sulla bocca quando si parla al telefono. E siccome ovviamente scivola, si sta li con le dita a riprenderlo e a riportarlo in bocca, masticandolo quasi mentre si parla. La cosa mi sconcerta moltissimo, vorrei evitare di guardare, ma come sempre in questi casi, il soggetto mi si para davanti, facendomelo quasi apposta.
Io ho parlato e parlo agli auricolari, e non mi pare che sia necessario tenere il microfono appiccicato alla bocca, o addirittura masticarlo, per farsi sentire. Mi hanno sempre sentito benissimo anche da lontano. Quindi vi propongo una alternativa, legatevi il cellulare all'orecchio, o infilatelo nel cappello (come fanno certi motociclisti pericolosissimi col casco) così almeno state con le mani libere e state sicuri che non vi vomiterò addosso.


domenica 6 settembre 2015

Il gusto dell'orrido...


Se si vuole scoprire cosa va di moda, beh, bisogna sicuramente andare sui mezzi pubblici. Li, in quel magico mondo multietnico, si vede di tutto, il problema è che non sempre ciò che si vede è bello. Anzi, spesso è veramente ridicolo. Quindi... forse sarebbe meglio riformulare: se si vuole scoprire cosa va di moda nel mondo kitsch, bisogna andare sui mezzi pubblici. Anche se la parola che io preferisco e che meglio descrive ciò che vedo continuamente andando e tornando da lavoro è "tascio". Credetemi, è un peccato che i non siciliani non riescano a comprendere completamente il significato di tascio, perchè è una parola bellissima, che può essere usata con diverse sfaccettature, che variano dal modo di vestire, al modo di parlare, al modo di porsi, alla capigliatura e anche ad una cosa. Ora, per farvi capire il tascio, vi farò qualche esempio di ciò che in questi giorni mi ritrovo a vedere andando sui mezzi pubblici. La prima cosa è il sandalo che andava di moda quest'estate. Un remake dei sandali da scogli che usavo quando avevo 5 anni e che non sono mai stati gradevoli. 
Sono veramente una mostruosità e io non riesco ad immaginare come ad una donna possa venire in mente di indossarle. Perchè si, posso capire una ragazzina di tredici anni con indosso questo obbrobrio, perchè a tredici anni, vuoi solo essere alla moda, vuoi fare quello che fanno le tue amiche, vuoi sentirti grande e ci può stare; d'altra parte io, a tredici anni, ho fatto carte false, comprandomi di nascosto le scarpe da tennis con la zeppona solo perchè si usavano (era il periodo delle Spice Girls). Ma io ero convinta seriamente che fossero fichissime. Se ci penso ancora ad esso mi sento veramente ridicola. Mi faccio tristezza da sola, ma a tredici anni tutto è concesso. 
Quello che non posso capire è come ad una donna, dai 20 anni in sù, possa venire in mentre di comprarsi e, peggio, indossare una cosa del genere, che oltre tutto, saranno scomodissime, già immagino la puzza. Perchè il piede, con 40° all'ombra, avvolto da gomma nera, suda, soffre, urla pietà. 
Ma andiamo avanti, perchè al peggio non c'è mai fine. Vi ricordate che negli anni 90 c'era il walkman? Io adoravo il walkman, ma quello che mi faceva schifo era indossare le cuffie, che mi schiacciavano i capelli e mi facevano sentire ridicola. Fortunatamente inventarono gli auricolari: meravigliosi, piccoli, il suono entrava nelle orecchie e ti isolava dal mondo. 
Tuttavia alla gente piace essere tasci, e così, siccome fare i dj fa fico, la gente ha cominciato a sentirsi dj anche solo ascoltando la musica del telefono, e quello che si vede in giro è gente quasi nascosta dall'enormità delle cuffie. Che l'effetto è del tutto simile a quello dei copri orecchie da sonno.
Ma poi ci sono quelle perle, quelle perle rare che ti rallegrano la giornata. Per quella di questo post devo ringraziare la mia amica Ambra che come me viaggia sui mezzi pubblici. 
Perché, signori, se la cover a specchio delle mie brame che vi ho mostrato in un altro post era perfetto per spiegarvi il significato di tascio,  i calzini con le orecchie sono assolutamente perfetti per farvi capire fino a che livello può arrivare l'idiozia umana! 

martedì 1 settembre 2015

Settembre...

I PASTORI
di Gabriele D'Annunzio (1863-1938)

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?
 
Perché settembre è un mese così, malinconico, poetico. A settembre tutto finisce e tutto ricomincia. Oggi finisce (almeno per me) l'estate, finiscono le vacanze e finisce il riposo, ma comincia un'era, comincia il lavoro, comincia la vita. In generale, io detesto settembre. Lo detesto perché è pieno di cose tristi: non si va più a mare, ed io adoro il mare, non si dorme più in mutande, ed io adoro dormire in mutande, ricomincia il lavoro, ricomincia la scuola, c'è la sessione autunnale degli esami universitari. Ma soprattutto a rendermi triste ci sono le pubblicità degli zaini e dei diari. Deve essere un refuso della mia infanzia e adolescenza. Quando a fine agosto sentivo la pubblicità degli zaini mi veniva una fitta al petto, sapevo che l'estate stava finendo, che avrei dovuto ricominciare un anno scolastico ed io odiavo andare a scuola. Non sono mai andata male, ma odiavo andare a scuola. Mai, e dico mai, ho desiderato tornare tra i banchi, ed ho odiato anche l'università, seppur meno del liceo, nonostante tutti dicano che quello è il periodo più bello della propria vita. Beh, come età, come vita, si, è il più bello, ma la scuola e l'università io le ho vissute proprio male e per questo sono estremamente felice di aver smesso e altrettanto felice di lavorare. Spesso mi chiedono: "ma non pensi che ricomincerai un giorno? ma non è un peccato aver fatto solo tre anni, ti sei confusa per due?" ecco, io ne ho fatti molti di più anni, perché le cose sono andate male, perché sono fatti miei. E non è detto che sarebbero stati solo due, quelli dopo, perché mi conosco, perché ero troppo stanca, quindi no. Non mi sono confusa per due. La mia è stata una scelta consapevole e a tutt'oggi non me ne sono affatto pentita. Ma tornando all'argomento principale, oggi è il primo settembre e Roma è come esplosa. Fino a due giorni fa sotto casa c'erano tutti i parcheggi ancora liberi, girare in macchina per la città era uno spasso, niente stress, niente fretta. Oggi c'è gente ovunque, i bus sono strapieni, le auto formano ingorghi ad ogni angolo. E come se non bastasse è tornato il caldo tremendo di luglio. Proprio ora che sembrava darci tregua anche lui è riesploso come una supernova. Ed io ci sono in mezzo, piena di cose da fare e neanche un minuto libero. La verità è che settembre non mi è mai piaciuto, ma quest'anno è diverso. Sono in una città diversa, e festeggio un anniversario: il 26 settembre sarà un anno che convivo con il mio fidanzato. Settembre rappresenta un traguardo, e quindi...benvenuto, mio caro.