mercoledì 30 dicembre 2015

Spingitori di persone...su rieducational channel.


Tanto per citare la famosissima Vulvia, di "rieducational channel", oggi vi parlerò di "spingitori".

Ma non farò un semplice excursus, vorrei farvi una vera e propria classifica, della quale però, sarete voi se vorrete a stabilirne l'ordine. Io mi limiterò ad elencarvi gli stili dei diversi spingitori che si incontrano sui mezzi pubblici, come se fosse una vera e propria disciplina olimpionica, a voi invece votare (voto da uno a dieci) il vostro preferito. Quindi ecco a voi, in ordine sparso:

 
- Il Gentleman, anche se forse sarebbe meglio dire Gentlewoman, visto che la maggior parte di questi figuri è donna. Vi deve essere per forza capitato almeno una volta di ritrovarvi, all'apertura delle porte del vostro mezzo pubblico, qualcuno che, attendendo di salire, vi poggia gentilmente una mano sulla spalla e vi accompagna con delicatezza fuori. Tanto che voi lo guardate e dite: "ma com'è gentile".. no, in realtà a me viene solo una gran voglia di spezzargli il polso, ma sarò io un tantino esagerata.

- Il puntellatore. Lui non è un vero e proprio spingitore, la sua più che una disciplina olimpionica è una preparazione atletica. Il suo è un approccio di piccoli passi, tentativi. Lui agisce coi piedi, dando colpetti di punta ai tuoi talloni, facendoti sentire la sua presenza alle spalle, il fiato sul collo, che, per un tipo ansioso e "schifittoso" come me, è un fantastico motivo per accelerare il passo.

- La reazione a catena. Questi sono i poveri senza colpa. Ogni tanto ammetto che è capitato anche a me. Coloro che sono immersi in questa disciplina, ci si trovano per caso e non possono farne a meno, difficilmente riescono a tirarsene fuori. Ma dobbiamo perdonarli, non hanno cattiveria.

- Il frettoloso. Si è quasi banale, ma neanche tanto, perché il frettoloso ha uno stile tutto suo, e realmente impeccabile. Ma bisogna dire che si suddivide in due sotto categorie: il frettoloso sbracciato ed il frettoloso palla da biliardo. Vado a spiegare. Il primo oltre al consueto "permessopermessopermessoscusatepermesso" che anticipa il suo spintone,  usa le braccia per farsi spazio e limitare i danni. Il secondo invece, oltre alla stessa usuale frase di rito, si chiude in sé stesso e avanza come un ariete ai tempi delle città medievali, sfondando ogni persona che si ritrova davanti, incurante siano essi donne, uomini, bambini, gravide e così via. Lui fa un po' "ndo coglio coglio" e avanza, finchè non trova la via d'uscita. E' chiaro che siete parecchio sfortunati, se capitate sulla strada di una di queste creature.

- Il sovrano. Se pensavate di averle viste tutte, posso assicurarvi che vi sbagliate. Neppure io, attenta osservatrice della fauna che circola sui mezzi pubblici, posso affermare con assoluta certezza di averne visto di ogni e di non potermi più stupire. Se lo facessi, verrei continuamente smentita, e proprio oggi, infatti, sono stata smentità da "sua maestà" il "sovrano" degli spingitori. Questa figura altezzosa, non intende aspettare, non permette che nessuno gli si pari d'innanzi e vuole steso il tappeto rosso all'apertura delle porte. Se tu per caso con il naso sbuchi dall'apertura, perché vorresti salire visto che fuori piove a dirotto o - come in questi giorni - fa un freddo cane, lui ti caccia via con un mal rovescio, senza neppure guardarti in faccia. La cosa divertente è che tu, spinta dal "sovrano", pesti e spingi chi ti sta dietro...e poi vaglielo a spiegare che sei stata "vittima" di una reazione a catena, mica tutti lo capiscono.

- Il Gambero. Come nella fauna animale, anche in quella umana ci sono misteriose creature che anziché camminare in avanti, guardando dove mettono i piedi, indietreggiano, facendosi spazio tra la folla a colpi di zaino e pestoni, senza chiaramente farsi alcuno scrupolo su chi o cosa colpiscano. Non so perché, ma spero sempre che uno di questi "gamberi" si trovi un giorno o l'altro davanti a un Mike Tyson per vedergli staccare magari non solo l'orecchio, al primo colpo di zaino portato a segno.

- Il falso invalido. Non credo che un mignolo rotto ti giustifichi dal cagare il caBIP a chiunque si pari d'innanzi a te. E non credo neanche che un mal di testa possa considerarsi invalidante. Ecco, ci sono invece persone che pensano che un mal di testa o una mano dolorante, sia tremendamente invalidante, quando l'unica menomazione è nel loro cervello, probabilmente dalla nascita. Loro sbraitano, spingono, fanno finta di zoppicare per giunta, per farti sentire in colpa e farti spostare. E se ti azzardi a dire loro qualcosa, guai! Perché ti inimichi il popolo, e il popolo si sa, non sta mai dalla parte della giustizia, ma dalla parte di chi sicuramente ha la meglio. Tra me e un falso invalido, sui mezzi pubblici, sicuramente ha la meglio il falso invalido.

- Gli sfruttatori. Questi sono tra quelli che personalmente odio di più. Sono quei genitori che usano i bambini per fare il loro sporco lavoro di spingitori. Perché si sa, molti non resistono proprio alla faccetta tonda di un bimbo, anche se ti spinge o ti ficca i suoi piedini tra le costole perché si agita in braccio. MOLTI, si, ma non io. Io, anzi, se vedo un bambino mi infastidisco a priori. Ho quasi il terrore, più o meno come se vedessi un ragno grosso e peloso arrampicarsi con la sua tela ad un centimetro dal mio naso. A volte vorrei che facessero come in Cina, impedissero alla gente di procreare, perché a volte la Natura non è sufficiente e certi idioti si accoppiano pericolosamente come conigli.

Per il momento direi che può bastare. Sperando che l'anno nuovo non ci regali troppi "spingitori" di persone, auguro a tutti voi un felice capodanno e una buona epifania.

lunedì 21 dicembre 2015

L'equilibrio nella forza...

"C'è stato un risveglio...poi un tremito" ... Volendo semplicemente rimanere in tema, visto che questa settimana, ovunque mi sia girata, qualsiasi spot, film, o annuncio abbia visto, aveva dei riferimenti a "Star Wars - Il Risveglio della Forza", ho deciso di scrivere questo post.
 
Ammettiamo, dunque, per un istante che il mondo di Star Wars sia reale, e che quindi Luke Skywalker sia quello che porterà l'equilibrio nella forza. Beh, in questo caso, io sarei esattamente la sua nemesi. E con nemesi non intendo un signore oscuro dei Sith, no, anche se forse sarebbe il lato oscuro il mio preponderante, soprattutto quando sono sui mezzi pubblici, ma ciò che intendo nello specifico, è che io, l'equilibrio, non so neanche cosa sia.
E sono sempre stata così, fin da piccola. Potrei citare tantissime cadute, potrei citare di quando sono rotolata giù dalle scale e svenuta, che a momenti a mia madre prendeva un infarto e credo che abbia ancora i sensi di colpa, potrei raccontarvi di quando mia madre si è ritrovata in bagno a pettinare il vuoto perché io ero inspiegabilmente sotto il lavandino, distesa. Potrei raccontarvi di quando ho fatto il mio più bel volo dai pattini e mi sono rotta il braccio, o di quando semplicemente mentre tutti i miei compagni non vedevano l'ora che ci fosse l'educazione fisica, io scappavo a gambe levate, terrorizzata dal fatto che potessero farmi fare qualcosa che mi facesse cadere, rompere un braccio, una gamba, o semplicemente essere me stessa: ovvero ridicola in un moto qualsiasi.
Ad ogni modo, questa carenza di equilibrio e muscoli, con l'età, non è migliorata affatto, anzi. Mi è cresciuto tutto, tranne i piedi che sono rimasti di una misura ridicola. Le ossa sono deboli come sempre e quindi capirete il divertimento quando in metro o in tram non trovo un posto a sedere e l'autista si diverte a frenare e accelerare di continuo.
Mi ritrovo sballottata da una parte all'altra del mezzo e a dover chiedere continuamente scusa a tutti. Credo di aver pestato più piedi io nell'ultimo anno che qualsiasi ballerino di flamenco in tutta la sua vita. Ma questo non basta, a volte, se io sono seduta, è la gente a cadermi addosso, sono una calamita naturale per gli squilibrati, non solo quelli mentali.
Una volta, appena salita in metro, mi sono posizionata appesa ad uno scorrimano. Il treno è partito troppo velocemente e mi sono ritrovata "coricata" sulla schiena di una persona, che mi dava la schiena. Ho provato a chiedergli scusa, ma il problema è che non riuscivo più a rimettermi dritta e quindi, fino alla fermata successiva, sono rimasta a peso morto su questo povero cristo (o crista, visto che, presa dal panico e dall'imbarazzo, lei è fuggita alla fermata seguente e io non ho avuto neanche il tempo di scusarmi).
Se fossimo nel mondo di Star Wars, io non sarei un Jedi, non sarei neanche un Sith... mi sa che sarei più simile a C3po. Anche se comunque meno aggraziato nei movimenti. Ecco.
 
 
 
 

giovedì 17 dicembre 2015

Quando è successa questa cosa?

Ieri, mentre come di consueto scorrevo verso il basso sulla mia home di facebook tra un tram e l'altro, durante il ritorno a casa, mi sono imbattuta in un link che diceva:
"Eterne adolescenti. Se la sindrome di Peter Pan colpisce anche le donne" di Laura Eduati, che inizia dicendo: "Hanno trenta, quaranta, cinquant'anni. Si raccontano con onestà, ammettendo: non sono mai diventata adulta, non ho mai voluto crescere."
A questo punto mi sono fermata... ho riletto, attentamente, e non ho potuto fare a meno di spalancare gli occhi. Ha veramente scritto "Hanno trenta"...TRENTA?? Ora, vabbè che cerco di non pensarci, di dire che ho ancora 6 mesi per godermi il numero che inizia col 2... ma è già da quando ho fatto 27 che mi abituo all'idea di essere una trentenne. So che quando li compierò sarò immediatamente una quasi quarantenne e mi sentirò male, ma ad ogni modo, nonostante mi sia abituata a questa idea (diciamo) io non sono un'adulta. O forse si?
 
Io sono un'adolescente, io ho ancora bisogno di chiamare la Mamma. Io ho ancora bisogno di sentire uscire la parola mamma solo dalla mia bocca, e non da un bambino più piccolo di me. Sono ancora troppo figlia.
Poi però: mi alzo ogni mattina presto per andare a lavorare, torno tardi, faccio la spesa, cucino... e sui mezzi pubblici mi seggo senza guardare più in faccia nessuno, anche perché, lo ammetto, c'è sempre qualcuno più giovane, più adolescente di me pronto ad alzarsi. E allora forse lo devo ammettere, forse sono diventata grande. Ma ancora ho 29 anni, quindi, per sei mesi, farò finta che tutto questo non sia mai successo e continuerò ad indossare le scarpe senza tacco.


domenica 29 novembre 2015

Le sensazioni della domenica di fine mese...

La domenica non è per me uno dei giorni più rilassanti della settimana, anche se mi obbligo a restare tutto il santo giorno in pigiama, quasi più come un dovere che come un sacrosanto piacere. Eppure non sono mai totalmente distesa, perchè i pensieri già corrono all'indomani: chissà che sciopero ci sarà; chissà se un finto pacco bomba bloccherà la metro; chissà se qualche incidente fermerà il tram (perchè ovviamente i due idioti non si tamponano semplicemente sulla strada, ma sempre sui binari del tram). Lo stress e l'ansia salgono, ma mai quanto la domenica di fine mese. Il perchè è semplice. Quando una persona è nata stanca come me, la soluzione alle cose è sempre quella nelle immediate vicinanze e mai quella più lontana, anche se più risolutiva e semplice. Per questo, poichè per fare l'abbonamento annuale, che mi farebbe risparmiare in fatica e stress, dovrei andare a Termini (che per me è un mondo misterioso e pericolosissimo), mi limito a rinnovare mensilmente l'abbonamento nell'edicola alla stazione Trastevere. 
Voi vi direte "ma che ha Termini di così misterioso? Posso capire pericoloso, ma misterioso?" e invece non è tanto il pericolo di essere scippata, rapinata, picchiata o coinvolta in un attentato che mi frena, quanto più il mistero degli infiniti binari e dell'infinito spazio interno della Stazione Centrale della capitale d'Italia. Una premessa è d'uopo. Io sono riuscita a perdermi, in ordine cronologico, in una nave da crociera, nel mio liceo, per strada innumerevoli volte, sbagliando la direzione del tram. Ora voi, sapendo che non ho il minimo senso dell'orientamento, non riuscite ad immaginare perchè mi spaventi tanto Termini?
Una volta io e il mio fidanzato, di ritorno da Fiumicino, abbiamo sbagliato treno prendendo il diretto per Termini. Siamo arrivati alla stazione in un giorno di desolazione pura, non c'erano treni che partivano nè arrivavano. Non so quanti binari abbiamo visto, ma tutto sotto l'esperta guida del mio fidanzato, io ero come una foglia trasportata dal vento e se ora mi chiedeste il percorso fatto, non ve lo saprei dire. Siamo perfino riusciti ad uscire da Termini... io da sola, probabilmente sarei ancora li, a chiedere ormai l'elemosina.
Quindi domani sarà una giornatina, dovrò fare tappa all'edicola per rinnovare l'abbonamento sperando di non perdere il bus successivo, che devo riprendere, poi cambiare con la metro, poi ricambiare col tram. Arriverò esausta senza aver neanche cominciato.
Che dite, sono ancora in tempo per fare un'altra piccola richiesta a Babbo Natale?



venerdì 27 novembre 2015

Caro Babbo Natale...


Si lo so che è ancora presto, ma quest'anno Babbo Natale avrà molto da fare e così ho deciso di portarmi avanti col lavoro. 
In verità non ho mai creduto a Santa Claus, nè a San Nicola, non ho mai scritto letterine né creduto nei miracoli di Natale, con le dovute romantiche eccezioni (s'intende), ma quest'anno ce n'è proprio bisogno, perché per una come me che ogni giorno vive una odissea per arrivare a lavoro, esprimere qualche desiderio è una risorsa non da poco. E quindi...

Caro Babbo Natale...
Quest'anno credo di essere stata abbastanza buona, non ho trattato male le persone che amo, non ho detto "gravi" bugie, e ho lavorato tanto, ma tanto! Quindi penso di non osare troppo se ti chiedo qualcosa per questo Natale, cose senza troppe pretese eh, è ovvio. 
Comincio con quelle che mi rendo conto siano un po' più difficili, ma almeno potrai scartarle subito e leggere le alternative.
Dunque... vorrei un enorme portale di teletrasporto, messo in giardino ma invisibile alle persone del palazzo, che, si sa, poi vorrebbero usarlo in continuazione e me lo sciuperebbero. Se il teletrasporto non è fattibile allora ti chiedo almeno un jet privato con autista oppure solo il jet e la capacità di imparare le cose come in Matrix, così potrei guidarlo da sola. Se neanche questo è possibile (però che Babbo Natale saresti?) ti chiedo almeno la fermata della metropolitana sotto casa con ultra velocità e solo un paio di fermate tra casa mia ed il mio ufficio. Dai, questa è veramente facilissima! (Non avrai pensato che ti chiedessi un cellulare nuovo o la nuovissima casa di Barbie?)
Poi vorrei che fosse vietato salire sui mezzi pubblici con chewing-gum in bocca, se si parla al telefono o se la mattina non ci si è lavati... Ecco metterei la doccia obbligatoria la mattina!! Questo puoi farlo, non è che ci vuole molto.
Ti vorrei chiedere anche se mi potessi fare trovare una bella coupè con tanto di fiocco e soprattutto tanto di parcheggio privato gratuito sotto casa, ma ovviamente, se mi regali la macchina, devi anche proibire al resto del mondo di guidare a Roma. Una sorta di "no drive zone" con la sola ed unica eccezione di me medesima. Ma se questo è troppo, allora accorcia le distanze, rendi Roma piccola come un quartiere di Palermo, dove tutti si conoscono dall'infanzia e si incontrano in piazza, quella piazza che non si chiama più col suo nome ma col nome del bar che ci sta in mezzo, o semplicemente "sotto gli alberi"... della serie "dove ci vediamo oggi, compà?" - "A u sualito, sutta l'arbuli".
Se neanche questo è possibile, perchè non puoi abbattere case e mura, allora regalami uno stipendio mensile di 5000 euro, che sono certa che tutto lo stress mattutino per raggiungere il lavoro, per tornare a casa e per avere così poco tempo per me stessa, passerebbe in un battibaleno. Concedimi due settimane di vacanze ogni 45 giorni di lavoro, obbligatorie. Regalami una villetta multi familiare, dove le altre famiglie sono la mia famiglia. Regalami un sogno... uno dei miei, che ne ho tanti, alcuni decisamente più realizzabili di questi, ma che restano nel mio cuore, che si sa, la gente è cattiva e ti porta sfiga.

Con affetto,
La tua incredula Giorgia.


domenica 15 novembre 2015

Andare sui mezzi pubblici...ai tempi del terrorismo.


Dopo l'11 settembre tutto è cambiato. Da quel momento prendere l'aereo da costantemente la strana sensazione di terrore e paura. Almeno per quel che mi riguarda. Prendo l'aereo con il cuore in gola, prego quando sento che sta per decollare, anche se devo fare solo Roma - Palermo e ritorno. Mi viene il panico quando vedo qualcuno accanto a me che non spegne il cellulare. Soffro finchè non vedo che siamo ad un metro da terra. Solo a quel punto mi calmo.
Dopo il 13 Novembre 2015, tutto cambierà di nuovo, tutto sta cambiando. Sono anni che diciamo che ora tocca a noi, in realtà, ancora una volta è stata Parigi l'obiettivo. Ma stavolta non è stato un giornale satirico, non è stato qualcosa di noto ad essere attaccato. Sono stati i luoghi di aggregazione, i luoghi di vita sociale, luoghi di semplice svago. Sono morti innocenti, molti dei quali più giovani di me e allora si che ci si rende conto, allora si che si sta male. Si pensa "oggi potrei uscire di casa e ritrovarmi a non tornare più". Questo pensiero diventa assillante, instilla il terrore e ti rende terribilmente inquieto. E "terribilmente" non è un termine scelto a caso.
Questo post è serio, me ne rendo conto, forse un pò troppo, ma non posso esimermi dall'essere seria, una volta tanto. E questo è il momento più opportuno. Presto a Roma inizierà il Giubileo, la città sarà al centro dell'occhio del ciclone e basta un minimo spostamento del vento, per far sì che tutto venga spazzato via. E' allarme per le metropolitane, per i luoghi affollati, le piazze...e io, che percorro tutta la città ogni giorno coi mezzi pubblici, dovrei camminare con il costante presentimento di essere la prossima vittima di qualche pazzo assassino. Ma si può vivere così? Anzi, si può NON vivere così?
Come si fa a sopravvivere nel terrore? Non si può, e allora penso che se comunque devo morire, non potrò saperlo prima e quindi tanto vale non pensarci troppo (e con questo non voglio certo dire che andrò a fare paracadutismo o free-climbing). Quanti di quei ragazzi al Bataclan erano li per caso, per una sera, per una vacanza magari di un paio di giorni? Quanti di loro potevano pensare che non sarebbero più tornati a casa? Nessuno. Nessuno di loro. 
Bisogna continuare a vivere e bisogna combattere il terrorismo, ma la guerra non è la risposta. La guerra è la causa. Finchè non capiremo questo, ci saranno altri morti, altre vittime innocenti, ed altro terrore.

domenica 1 novembre 2015

Quello che non sopporto...categorie umane!

Sono tornata. Ebbene si. Credevate che fossi diventata buona, eh? Che avessi sviluppato un profondo senso di tolleranza avendo ogni giorno a che fare con miriadi di folli categorie umane tutte diverse tra loro? E invece no, manco per niente, proprio per nulla. Ho scritto molti post facendo un elenco di quello che non sopporto, a volte ho fatto anche delle classifiche, ma mai prima d'ora mi sono semplicemente soffermata sulle categorie umane. Questo post probabilmente darà fastidio a molti, ma come si dice? Bene o male purchè se ne parli. E quindi eccomi qui ad affrontare quest'ennesimo punto dolente. Sui mezzi pubblici ti trovi a che fare con tutte le categorie che per questioni di vita avevi deciso di evitare come la peste. E il caso vuole che spesso te le ritrovi accanto, proprio ad un centimetro e, volente o nolente, devi comunque condividere con loro una parte del tuo tempo. Come fare? Direi che, citando un famoso monologo del film "La 25° ora" di Spike Lee, basta mandarli mentalmente a quel paese, parlando con sè stessi. Mandando a quel paese anche noi stessi, se necessario.

E allora comincio: a quel paese quelli che indossano le all star con il risvoltino ai jeans anche se fuori fanno -10°C e i pinguini ti fanno ciao un pò come le caprette di Heidi. A quel paese gli ignoranti presuntuosi, e quelli senza personalità che sono come l'acqua, si adattano al loro contenitore: se vanno con gli intellettuali, diventano intellettuali, se vanno con i drogati, magari iniziano a drogarsi, se vanno con i napoletani iniziano ad ascoltare Gigi d'Alessio oppure vanno coi metallari e, non avendo mai sentito una canzone metallara, il giorno dopo hanno capelli lunghi e unghie smaltate di nero. E poi, obiettivamente, i metallari... a quel paese li manderei talmente tante volte che tutto il post non mi basterebbe. Io li detesto proprio, la vita me ne ha dato ampio motivo. Detesto quel loro voler a tutti i costi tenere capelli lunghissimi anche se hanno una stempiatura da fare invidia a Maurizio Crozza, detesto il fatto che si sentano fighi con un trucco addosso che farebbe paura al killer di Profondo Rosso (per chi non l'avesse visto, lo consiglio veramente).
Detesto la loro costante convinzione di essere maestri di musica, anche quando magari non hanno mai sentito un pezzo di Chopin e non distinguono Mozart da Beethoven. E come i metallari detesto i Rapper, detesto i loro pantaloni calati fino alle ginocchia e le mutande di fuori, detesto il cappellino sempre presente a schiacciare una massa informe di capelli, detesto "Yo - Ya - Sorella". "Io non sono tua sorella, per fortuna non sono neanche una tua lontana cugina, altrimenti sai le botte."


A quel paese gli hipster, con tutti quei vestiti firmati e la barba lunga sei metri. Che cavolo, non siete Christian Goran, non gli somigliate neanche lontanamente e fate veramente cagare. 
A quel paese le ragazzine che a tredici anni si atteggiano come se ne avessero venticinque, vi vorrò vedere a venticinque, e divertirmi a vedervi rimpiangere gli anni più belli dell'adolescenza, persi per essere state troppo stupide e troppo, passatemi il termine, mignotte.
E allo stesso modo mando a quel paese quelle quarantenni, ma ancora peggio cinquantenni, che non si rassegnano all'età e continuano a comportarsi come se di anni ne avessero sedici e non avessero ancora scoperto che oltre alla passione iniziale c'è l'amore, e oltre all'amore l'affetto e la possibilità di una vita insieme. 


A quel paese ci mando anche i nerd incalliti, non quelli che sanno di essere nerd e si divertono ma sanno comunque quando è troppo, io quelli li apprezzo, e molti miei amici sono così; io dico a quel paese quei nerd che piuttosto che una bella ragazza scelgono un bel gioco della playstation, che anzichè divertirsi, quando fanno i cosplay, sono seri, perchè travestirsi con carta e cartone è una cosa seria e guai a te se li critichi. Manderei a quel paese in mille modi possibili quei nerd che si sentono fighi e che, in un locale già nerd di suo, si alzano e cominciano a ballare musica celtica, convinti di saperlo fare bene, ma in realtà fanno solo fare una figura di merda a te, che magari per una cattiva sorte, sei li nel loro stesso tavolo. Potrei continuare ancora a lungo, ad elencare le categorie umane, ma la verità è che io odio le categorie per definizione stessa. Perchè odio quelli omologati, odio quelli che apprezzano una cosa solo perchè va di moda. Questi, tutti questi, li mando allegramente a quel paese, tutti insieme.




mercoledì 21 ottobre 2015

Gli uomini che amano le donne.


Mi sono sempre ritenuta una donna per molti versi insopportabile, piena come sono di fisime assurde (fisime non è siciliano, ma italiano, l'ho scoperto da poco, tipo da ieri e per questo ci tenevo a dirlo) ed ho sempre ritenuto piuttosto difficile starmi accanto. Inoltre, nella mia vita, ho sempre avuto rapporti di amicizia più con uomini che con donne e grazie a questi si scopre un mondo meraviglioso. Grazie ai miei amici, ho scoperto che a loro, le fisime piacciono, perché sanno di femmina, femmina nel senso bello del termine. Ed effettivamente così non fosse, non si capirebbe come faccia il mio fidanzato a starmi accanto da più di sei anni, visto che appunto, sono, come dice mia nonna, "assai fisimusa". Non voglio fare un post sulla mia persona e il punto a cui voglio arrivare è veramente un altro, però, giusto per farvi capire: io non mangio l'arancia se nello sbucciarla si taglia ed esce il succo (e chiaramente, non la sbuccio io). Io non riesco ad addormentarmi col buio e voglio sempre addormentarmi per prima. Innumerevoli volte ho costretto il mio fidanzato a mettersi due stuzzicadenti e giocare alla playstation perché io dovevo dormire. In macchina non sono propriamente la donna più prudente del mondo, ma se guida qualcun altro rompo le palle come poche cose nella vita. Se ho sonno divento isterica, devo dormire. Se ho fame divento isterica, devo mangiare. E mi lamento finchè non ho il letto o finchè non ho un piatto di pasta davanti. Le melenzane le mangio senza buccia, la frutta solo se me la sbucciano gli altri. Odio lavare l'insalata, infatti non ne mangio da un mese, più o meno da quando il mio ragazzo si è rotto la mano.
Non so camminare sui tacchi, mi fanno male i piedi, ma finisco sempre con il comprare scarpe coi tacchi, perché sono belle. Ho tremila borse, ma me ne manca sempre una, guarda caso quella giusta da accoppiare alle scarpe che ho appena comprato perché mi mancava il paio giusto da accoppiare al vestito. Ho sempre un paio di pillole in borsa e la crema antizanzare. Non la uso mai, ma è sempre pronta nel caso serva a qualcuno. Sicuramente, se volessi, riuscirei a trovare moltissime altre cose bizzarre che mi caratterizzano, ma il punto non è che ho mille fisime, il punto è che queste fisime gli uomini le adorano e allora mi sono chiesta, ma gli uomini lo sanno cosa ci fa impazzire di loro? Lo sanno che un uomo che descrive una donna con poesia ci fa perdere la tesa? Hanno la minima idea di quanto diventano adorabili quando per un mal di testa si buttano sul letto e sembrano prossimi alla morte? Di quanto ci piace coccolarli e curarli, di sentirli fragili davanti a noi? Hanno idea, loro, di quanto diventino incredibilmente sexy quando parlano della loro compagna senza rendersene conto, dimostrando in quelle parole tutto il loro amore? Io dico di no. Io dico che non hanno idea di quanto ci piaccia essere strette tra le loro braccia e sentirci piccole rispetto a loro. Non hanno idea di quanto un gesto idiota possa rivelarsi la scintilla che fa scoccare l'innamoramento. Non sanno che anche la loro rabbia a volte, ci piace, perchè la rabbia è umana, ma anche animale. E poi quando la rabbia si scioglie e in mezzo ci siamo noi, beh, questo ci fa letteralmente impazzire. Non lo sanno. Se lo sapessero, saremmo fregate. E forse non dovrei pubblicare questo post, scoprirebbe troppe carte, ma ormai è fatta. E poi, parliamoci chiaro, non credo che molti uomini siano arrivati a leggere fino in fondo, si saranno stancati più o meno alla mia terza fisima. Se qualcuno ce l'ha fatta è perché probabilmente tutte queste cose le sapeva già e perché, tra tanti maschi, è un uomo vero.
 
 

venerdì 16 ottobre 2015

Misteri della vita...

Ci sono cose nella vita, che non capirò mai. E ad un certo punto, sarebbe meglio smettere di farmi domande, o di stupirmi, ma proprio non ci riesco. Per esempio: vorrei chiedere a quelli che si fanno tutta la tratta sul tram, da un capolinea all'altro, che tengono a fare la sigaretta spenta in bocca. Perché? No vi prego, spiegatemelo. Perché avesse almeno un buon sapore, un odore...ma una sigaretta spenta, che magari si inzuppa pure il filtro con la saliva e poi anziché tirare il fumo ti ritiri la saliva che c'hai lasciato, non mi sembra una cosa molto bella o furba.
Poi ci sono quelli, sono sicura che ognuno di voi ha almeno un conoscente che lo fa, che mastica mettendo la bocca a buco di culo ma lasciandola un po' aperta, così che si senta il risucchio e si veda il cibo triturarsi tra i denti. Ora, visto che chi mangia non lo vede, perché fare questo dispetto a chi è con voi? No, se credete che sia sensuale, vi assicuro che non lo è, tranquillizzatevi., e soprattutto, smettetela!
Non parliamo di quelli che vi toccano il braccio mentre vi parlano. Per quelli, per citare una vignetta che gira ultimamente su facebook, deve esserci un girone infernale tutto loro. Forse insieme a quelli che quando tu parli, ti guardano la bocca e muovono le labbra simulando quello che tu dici. Ecco. Questo è uno dei misteri della vita, perché ogni tanto, questi strani individui che muovono le labbra cercando di anticipare le tue parole, ci prendono anche. Ci prendono tanto, che potrebbero fare le dragqueen senza sapere le parole della canzone. E allora mi chiedo: sono forse indovini? E perché, se sono indovini, me lo devono sbattere in faccia? Se sapete già cosa sto per dire, stoppatemi subito, che mi risparmio la fatica, ma non continuate a muovere le labbra mentre io vi parlo, vi prego, vi supplico, è terribile.
Non capirò mai quelli che usano i mocassini coi calzini bianchi e lunghi. Non capirò mai quelli che usano i boxer larghi, perché? Non capirò mai quelli che si rasano tutta la testa e poi si lasciano il codino...sarà perché odio gli indecisi, e quindi, o ti rasi o ti lasci i capelli lunghi, questa via di mezzo mi fa venire voglia di mettere le mani alle forbici e pensarci da me a farvi prendere una decisione.
Un mistero inspiegabile resterà sempre il perché certe donne debbano mettere la matita nera intorno alle labbra col rossetto rosso, che categoricamente scompare dopo qualche minuto, lasciando solo quell'orribile alone nero intorno alle labbra sbavate.
Immagino che secondo loro siano belle...Forse è davvero il caso di non porsi troppe domande, ricordando che a volte l'ignoranza è un bene.
 
 

mercoledì 7 ottobre 2015

Quello che mi piace..

Ebbene si, se pensavate di esservi liberati del mio sarcasmo e della mia vena polemica, vi siete sbagliati di grosso. Sono tornata e anche se so che preferireste leggere le mie lamentele e i miei resoconti su "quello che non sopporto", oggi ho deciso di fare un post totalmente diverso. Riflettendoci su, in fondo, ci sono cose che mi piacciono del viaggiare sui mezzi pubblici. Perché ogni cosa ha i suoi pro ed i suoi contro. Ed oggi vi racconto i pro.
Partiamo dalla cosa più facile: prendendo i mezzi pubblici non hai il problema di dover cercare parcheggio. Volete mettere lo stress di dover trovare un posto adatto anche solo per la moto in una città come Roma? No grazie, non ci penso proprio. (e poi sono fortunata, ho la fermata a due passi dall'ufficio).
Per non parlare poi della meravigliosa sensazione di essere portati, di essere più o meno al sicuro, di non rischiare alcun incidente. La consapevolezza di non dover gridare "stronzo" a nessuno e, al massimo, doversi limitare a lanciare qualche occhiataccia a qualcuno che ti pesta i piedi. Certo, c'è la paura che qualcuno ti derubi o che non si arrivi in orario, ma coi dovuti accorgimenti a queste due evenienze si può facilmente ovviare, risparmiandosi un'ampia fetta di isteria generale.
Mi piace osservare la gente all'esterno, beccare qualcuno che canta in macchina o due persone che chiacchierano in modo divertente. Mi piace osservare anche le persone da sole, o quelli che litigano. Ti senti proprio come in un film. Mi piace trovare posto e riuscire a leggere, o anche guardare qualche video, cosa che non puoi assolutamente fare quando sei tu a dover guidare.
Adoro la musica che mettono in metropolitana la mattina, e che mi fa poi da colonna sonora per tutta la giornata.
Adoro vedere la gente che ancora oggi non si risparmia in galanteria e in altruismo, perché si, sui mezzi pubblici si vede lo schifo, ma si vede, secondo me, anche la parte migliore delle persone, perché sui mezzi pubblici non ci sono classi sociali, siamo tutti uguali, tutti stanchi, tutti con la stessa voglia di tornare a casa.
Mi piace guardare le facce delle persone e immaginare cosa facciano nella vita o ricollegarli a qualcuno che conosco già, cercare le somiglianze.
Ma da quando prendo i mezzi pubblici, la cosa più bella che abbia mai fatto è stata salire su uno di questi e trovare davanti il mio fidanzato. Anche solo per fare poche fermate insieme. Trovo che incontrarsi su un mezzo pubblico con la persona che ami, in mezzo al caos più totale, sia una delle cose più belle e romantiche del mondo.
 
 

martedì 22 settembre 2015

La Signora Ammazzatutti.

 
Sicuramente molti di voi avranno visto il famoso film "La Signora Ammazzatutti". Beh, per chi non l'ha visto, faccio un piccolo sunto:
Beverly Sutphin, irreprensibile madre di famiglia, tipica espressione della società perbenista statunitense, rivela una personalità chiaramente disturbata e psicopatica. Ossessionata dalla perfezione inizia ad eliminare sistematicamente le "pedine scomode" che le si frappongono, spinta da motivazioni banali. Riconosciuta da una vicina di casa, viene accusata e processata, diventando un fenomeno mediatico, ma incredibilmente riesce a farsi scagionare definitivamente, senza però arrestare la sua follia omicida.
(fonte Wikipedia).
 
Per farla breve, la Signora Ammazzatutti ha quelle che in Sicilia chiamiamo "fisime", e sono, naturalmente, portate all'esasperazione e alla follia.
Ma chi, di noi, non ha voluto almeno una volta nel suo più profondo e deviato subconscio, cedere alle proprie fisime? Alle proprie strane fissazioni? Beh ogni tanto mi piacerebbe poter gridare al mondo le mie fissazioni, criticare apertamente gli altri, dirgli che stanno sbagliando e sentirmi in pace con me stessa. Ecco magari non arriverò al desiderio di uccidere, come La Serial Mum del film, ma quanto meno di togliermi qualche soddisfazione, quello si. 
Fin da piccola ho avuto delle fisime, che, pensavo, sarebbero diminuite o scomparse con l'età. In realtà crescendo sono senza dubbio aumentate e, anzi, peggiorate laddove già presenti.
Ad esempio, e liberi di prendermi per pazza, io non mangio l'arancia se è sbucciata male. Non riesco a toccare il sale senza contorcermi per i brividi, non poggio mai la testa sui sedili dei treni; non riesco a stare a lungo al telefono: è una condanna, detesto parlare al telefono.
E poi ci sono delle fisime che sono venute con l'età: non riesco ad uscire se non ho la borsa accoppiata (come colore) alle scarpe. Porto sempre un foulard in borsa; ho sempre la pomata antizanzare e anche le pillole per il mal di gola. Non esco mai di casa senza soldi. A fine settembre non riesco più ad indossare le scarpe aperte, e soprattutto non indosso le scarpe aperte bianche.
Nel famoso film su citato, la Signora Ammazzatutti prende di mira un giudice donna che, durante il suo processo, si reca in aula per due volte di fila con le scarpe bianche. Cosa sbagliatissima secondo i canoni della moda e del buon costume. Io mi sento un po' come lei quando a fine settembre salgo sui mezzi pubblici e, in giornate in cui già fa freschino, come oggi, trovo gente coi sandali bianchi e i vestitini di lino.
Sui mezzi pubblici si vede proprio di tutto, e se un po' la cosa mi piace, dall'altro mi fa proprio innervosire.
Tuttavia, come dicevo prima, non sono una pazza assassina, e quindi il nervoso scema in fretta senza portarmi alla follia... sperando non sia solo una questione di tempo.
 
 

venerdì 11 settembre 2015

Ipocondria...


Io non sono mai stata una persona particolarmente ipocondriaca, anzi, sono una di quelle che è cresciuta sporcandosi e saltando nelle pozzanghere, col motto che "sono tutti anticorpi". Non provo quindi terrore per i microbi, anche perchè così fosse, andare sui mezzi pubblici sarebbe molto peggio dell'incubo che già è di norma. 
In ogni caso ci sono delle cose che non riesco a non fare: lavarmi le mani quando accarezzo un cane (qualsiasi cane esso sia, ma non mi succede ugualmente coi gatti. Solo coi cani), non poggiare la testa sui sedili del treno (ho paura dei pidocchi), tossire quando qualcuno mi respira addosso (sentendomi immediatamente infetta); mi fa schifo indossare gli auricolari altrui o prestare i miei e soprattutto, una cosa che non riesco a tollerare e che mi fa diventare tremendamente schizzinosa, è il mettere le dita in bocca o toccarmi la faccia con le mani sporche mentre sono in giro. Odio aver prurito quando sono per strada e soprattutto sui mezzi pubblici, perchè odio toccarmi, mi fa troppo schifo. E la stessa cosa la odio negli altri: mi vengono conati di vomito quando vedo i bambini analizzarsi ogni anfratto della bocca con le mani sporchissime dopo che si sono toccati i piedi e le scarpe, e soprattutto odio i genitori che se ne strafregano lasciandoglielo fare. 
Si, perché i bambini e i ragazzini difficilmente hanno colpa di qualcosa. Sono gli adulti che sono veramente pessimi. Ultimamente ad esempio ho notato che va di moda poggiare il microfono degli auricolari sulla bocca quando si parla al telefono. E siccome ovviamente scivola, si sta li con le dita a riprenderlo e a riportarlo in bocca, masticandolo quasi mentre si parla. La cosa mi sconcerta moltissimo, vorrei evitare di guardare, ma come sempre in questi casi, il soggetto mi si para davanti, facendomelo quasi apposta.
Io ho parlato e parlo agli auricolari, e non mi pare che sia necessario tenere il microfono appiccicato alla bocca, o addirittura masticarlo, per farsi sentire. Mi hanno sempre sentito benissimo anche da lontano. Quindi vi propongo una alternativa, legatevi il cellulare all'orecchio, o infilatelo nel cappello (come fanno certi motociclisti pericolosissimi col casco) così almeno state con le mani libere e state sicuri che non vi vomiterò addosso.


domenica 6 settembre 2015

Il gusto dell'orrido...


Se si vuole scoprire cosa va di moda, beh, bisogna sicuramente andare sui mezzi pubblici. Li, in quel magico mondo multietnico, si vede di tutto, il problema è che non sempre ciò che si vede è bello. Anzi, spesso è veramente ridicolo. Quindi... forse sarebbe meglio riformulare: se si vuole scoprire cosa va di moda nel mondo kitsch, bisogna andare sui mezzi pubblici. Anche se la parola che io preferisco e che meglio descrive ciò che vedo continuamente andando e tornando da lavoro è "tascio". Credetemi, è un peccato che i non siciliani non riescano a comprendere completamente il significato di tascio, perchè è una parola bellissima, che può essere usata con diverse sfaccettature, che variano dal modo di vestire, al modo di parlare, al modo di porsi, alla capigliatura e anche ad una cosa. Ora, per farvi capire il tascio, vi farò qualche esempio di ciò che in questi giorni mi ritrovo a vedere andando sui mezzi pubblici. La prima cosa è il sandalo che andava di moda quest'estate. Un remake dei sandali da scogli che usavo quando avevo 5 anni e che non sono mai stati gradevoli. 
Sono veramente una mostruosità e io non riesco ad immaginare come ad una donna possa venire in mente di indossarle. Perchè si, posso capire una ragazzina di tredici anni con indosso questo obbrobrio, perchè a tredici anni, vuoi solo essere alla moda, vuoi fare quello che fanno le tue amiche, vuoi sentirti grande e ci può stare; d'altra parte io, a tredici anni, ho fatto carte false, comprandomi di nascosto le scarpe da tennis con la zeppona solo perchè si usavano (era il periodo delle Spice Girls). Ma io ero convinta seriamente che fossero fichissime. Se ci penso ancora ad esso mi sento veramente ridicola. Mi faccio tristezza da sola, ma a tredici anni tutto è concesso. 
Quello che non posso capire è come ad una donna, dai 20 anni in sù, possa venire in mentre di comprarsi e, peggio, indossare una cosa del genere, che oltre tutto, saranno scomodissime, già immagino la puzza. Perchè il piede, con 40° all'ombra, avvolto da gomma nera, suda, soffre, urla pietà. 
Ma andiamo avanti, perchè al peggio non c'è mai fine. Vi ricordate che negli anni 90 c'era il walkman? Io adoravo il walkman, ma quello che mi faceva schifo era indossare le cuffie, che mi schiacciavano i capelli e mi facevano sentire ridicola. Fortunatamente inventarono gli auricolari: meravigliosi, piccoli, il suono entrava nelle orecchie e ti isolava dal mondo. 
Tuttavia alla gente piace essere tasci, e così, siccome fare i dj fa fico, la gente ha cominciato a sentirsi dj anche solo ascoltando la musica del telefono, e quello che si vede in giro è gente quasi nascosta dall'enormità delle cuffie. Che l'effetto è del tutto simile a quello dei copri orecchie da sonno.
Ma poi ci sono quelle perle, quelle perle rare che ti rallegrano la giornata. Per quella di questo post devo ringraziare la mia amica Ambra che come me viaggia sui mezzi pubblici. 
Perché, signori, se la cover a specchio delle mie brame che vi ho mostrato in un altro post era perfetto per spiegarvi il significato di tascio,  i calzini con le orecchie sono assolutamente perfetti per farvi capire fino a che livello può arrivare l'idiozia umana! 

martedì 1 settembre 2015

Settembre...

I PASTORI
di Gabriele D'Annunzio (1863-1938)

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?
 
Perché settembre è un mese così, malinconico, poetico. A settembre tutto finisce e tutto ricomincia. Oggi finisce (almeno per me) l'estate, finiscono le vacanze e finisce il riposo, ma comincia un'era, comincia il lavoro, comincia la vita. In generale, io detesto settembre. Lo detesto perché è pieno di cose tristi: non si va più a mare, ed io adoro il mare, non si dorme più in mutande, ed io adoro dormire in mutande, ricomincia il lavoro, ricomincia la scuola, c'è la sessione autunnale degli esami universitari. Ma soprattutto a rendermi triste ci sono le pubblicità degli zaini e dei diari. Deve essere un refuso della mia infanzia e adolescenza. Quando a fine agosto sentivo la pubblicità degli zaini mi veniva una fitta al petto, sapevo che l'estate stava finendo, che avrei dovuto ricominciare un anno scolastico ed io odiavo andare a scuola. Non sono mai andata male, ma odiavo andare a scuola. Mai, e dico mai, ho desiderato tornare tra i banchi, ed ho odiato anche l'università, seppur meno del liceo, nonostante tutti dicano che quello è il periodo più bello della propria vita. Beh, come età, come vita, si, è il più bello, ma la scuola e l'università io le ho vissute proprio male e per questo sono estremamente felice di aver smesso e altrettanto felice di lavorare. Spesso mi chiedono: "ma non pensi che ricomincerai un giorno? ma non è un peccato aver fatto solo tre anni, ti sei confusa per due?" ecco, io ne ho fatti molti di più anni, perché le cose sono andate male, perché sono fatti miei. E non è detto che sarebbero stati solo due, quelli dopo, perché mi conosco, perché ero troppo stanca, quindi no. Non mi sono confusa per due. La mia è stata una scelta consapevole e a tutt'oggi non me ne sono affatto pentita. Ma tornando all'argomento principale, oggi è il primo settembre e Roma è come esplosa. Fino a due giorni fa sotto casa c'erano tutti i parcheggi ancora liberi, girare in macchina per la città era uno spasso, niente stress, niente fretta. Oggi c'è gente ovunque, i bus sono strapieni, le auto formano ingorghi ad ogni angolo. E come se non bastasse è tornato il caldo tremendo di luglio. Proprio ora che sembrava darci tregua anche lui è riesploso come una supernova. Ed io ci sono in mezzo, piena di cose da fare e neanche un minuto libero. La verità è che settembre non mi è mai piaciuto, ma quest'anno è diverso. Sono in una città diversa, e festeggio un anniversario: il 26 settembre sarà un anno che convivo con il mio fidanzato. Settembre rappresenta un traguardo, e quindi...benvenuto, mio caro.

 

venerdì 7 agosto 2015

Si chiude in bellezza... o no?


Ebbene si, anche per me è arrivato l'ultimo giorno di lavoro (fino a settembre almeno, incrociando le dita) e quindi anche per me, ieri, c'è stata l'ultima avventura sui mezzi pubblici. Un'avventura faticosa, visto che mi sono ritrovata inaspettatamente a dover trasportare un personal computer a mano, senza neanche una bustina. E per altro, subito dopo averlo usato, e quindi con una temperatura intorno ai 40° C. E non che fuori ce ne fossero meno. Insomma, ho cominciato a sudare ancora prima di uscire dall'ufficio con aria condizionata, solo per il pensiero di ciò che mi aspettasse. 
Ovviamente, visto che era l'ultimo giorno, il bus non passava, e non passava, e non passava, e non è passato per circa 45 minuti, durante i quali credo di aver perso qualcosa come due, tre kg di liquidi.
Mi sudavano pure le ciglia. Comunque salgo finalmente su questo cavolo di Autobus, giustamente pieno come non mai. Mi seggo e solo dopo mi ricordo che l'abbonamento mi è scaduto, così avrei dovuto fare il biglietto. Mi rialzo, sempre con borsa strapiena e computer in mano, che, su un autobus in movimento e strade orribilmente asfaltate con alternanza di sanpietrini, non è proprio il massimo, vado a fare il biglietto. Chi mi stava per fregare il tanto agognato posto capisce e per fortuna mi lascia risedere e così inizia la mia lunghissima tratta, fino alla stazione Trastevere dove il bus fa capolinea. Scendo pensando che per l'ultimo tratto (1 km circa) mi sarei presa un taxi. Ero distrutta, esaurita e veramente con pochissima autonomia (e non parlo della batteria del cellulare, ma di quella del mio cervello). Così scendo dall'autobus, che si ferma decisamente lontano dagli unici due taxi che avevo visto, ci penso un attimo su e mi dico che è davvero stupido prendere un taxi per 4 fermate di autobus, che era uno spreco di soldi visto che avevo già timbrato il biglietto. Così vado all'ennesima fermata, aspetto l'ennesimo autobus, che finalmente arriva, e salgo su. Autobus strapieno, io sempre con quel cavolo di computer da portare a mano e difficoltà immani nel tenermi. Vedo un posto, ma sento un urlo. Una signora che si sposta di corsa. Mi giro e vedo un anziano, sicuramente con qualche problema, e la faccia di colore fucsia, che aggredisce un altro anziano, con altrettanti problemi, che non riesce nemmeno a rispondergli e tenta di evitarlo, andandosi a sedere. Il primo, da adesso "il tipo aggressivo", gli va addosso, sollevandosi in un calcio che neppure il più grande maestro di taekwondo del mondo sarebbe stato capace di dare. Gli altri fermano il tipo aggressivo, tirandolo giù, mentre il tipo remissivo cercava di alzarsi e scappare. Quando l'altro scende, l'altro, il tipo remissivo, quello aggressivo borbotta. Tutti pensavamo che sarebbe finita li, e invece il tipo aggressivo decide che non gli era bastata. Scende dall'autobus ed insegue il tipo remissivo iniziando a portare altri due tre cazzotti. Si immischiano gli uomini della fermata e, giustamente, interviene l'autista che si prende un bel cazzotto anche lui. Sembra si riesca a sedare la rissa, l'autista sale, io salgo, la gente si sistema, i due restano giù. Partiamo e in lontananza vedo il tipo aggressivo che insegue ancora quello remissivo. Ragazzi, ci mancava solo che mi prendessi un cazzotto pure io per finire la traversata di DUE ORE nel traffico di Roma per tornare a casa. Ma alla fine, con un computer in mano e tantissimo sudore addosso, ce l'ho fatta, sono arrivata e SONO IN VACANZA.


sabato 1 agosto 2015

Della serie... non ci posso credere!

Sui mezzi pubblici, ne converrete con me, se ne vedono di cotte e di crude. Ho già fatto, infatti, la classifica delle cose (e persone) più strane, ma la verità è che dovrebbe essere continuamente aggiornata perché man mano che vado avanti, prendendo ogni giorno i mezzi, le cose assurde con cui mi trovo ad aver a che fare aumentano. Vorrei documentarle tutte ma per alcune dovrete semplicemente credermi sulla fiducia, come per il tipo non sessualmente identificato che aveva tre orologi, due a destra e uno a sinistra e leggeva un libro con tante vagine disegnate. Sicuramente si trattava di ginecologia, ma confesso che, guardando questa creatura mitologica, probabilmente donna alla nascita ma guastatasi con la crescita, veniva spontaneo chiedersi chi avrebbe mai avuto il coraggio di farsi sfiorare da quell'energumena baffuta e orripilante che sicuramente non aveva tutte le rotelle apposto. Per altre creature mitologiche, non ci sarà bisogno che crediate solamente alla mia parola, perchè sono riuscita ad immortalare l'attimo. Obiettivamente, vengono mille dubbi. Ti chiedi: "ma sono in un cartone animato?" 
Perchè certe creature non possono esistere nella realtà. Non sono reali. Non possono essere persone reali, vere, che vivono e scelgono di loro spontanea volontà di ridursi in un certo modo. Guardandole, risulta piuttosto ovvio che sono frutto della fantasia di qualcuno molto, ma molto, stronzo.
 E' il caso della signora coi capelli gialli e gli occhi blu, ma non mi riferisco all'iride di certo. E se vi state chiedendo perchè dico "capelli gialli" e non "bionda", beh, guardate voi stessi. La foto l'ho messa di proposito. 

Poi, e per questa testimonianza devo ringraziare la mia amica Ambra, c'è chi la mattina ha troppo sonno. Ma veramente troppo, ma così tanto, da non riuscire neppure a distinguere colori e forme; un sonno così forte e profondo che non si è neppure capaci di capire che si sta sbagliando qualcosa e che c'è qualcosa di strano sotto i piedi quando si cammina. Ci resterà sempre il dubbio se è più comoda la ballerina o la superga. Ma nel frattempo, uscendo dal fantastico mondo dei sogni, torno alla realtà e vi auguro un buon weekend lontano dai mezzi pubblici.


giovedì 30 luglio 2015

Quello che non sopporto: 4° attesissimo appuntamento.


Sono sicura che vi mancava la mia rubrica "Quello che non sopporto". In effetti tutti dovremmo avere una rubrica così, dove ci sfoghiamo, anche semplicemente elencando tutto quello che ci irrita o ci fa proprio imbestialire. E' da tanto che non scrivo qualcosa, perchè comunque devo accumulare, e poi sfogare tutto in modo estremamente acido, altrimenti non sarei io. Poi oggi, con poche ore di sonno, sono particolarmente ispirata. E infatti, tanto per cominciare, una cosa che non sopporto, è proprio dormire poco, andare a letto e non riuscire ad addormentarmi presto, e dovermi alzare la mattina senza ancora aver concluso i sogni. Il rumore della sveglia non lo sopporto proprio e non sopporto che i cinque minuti dopo la sveglia siano i più belli e i più intensi, tanto che a volte rischiano di diventare intere ore e a quel punto, sono cazzi tuoi.
Ma tornando alla normalità, alla vita, adoro trovare affinità con altre persone, che mi fanno rendere conto di non essere l'unica a non sopportare certe cose, e per questo ringrazio Nairi, una collega del mio fidanzato che probabilmente non leggerà mai questo post, e Gilda, la stessa Gilda che mi ha ispirato e mi ha "convinto" ad aprire un blog. Con la prima condivido la intolleranza totale per quelle che sono subito amiche. Quelle che dopo due minuti che ti conoscono ti chiamano "amorino", quelle che ti devono per forza toccare ed abbracciare. Non sono tipo da abbracci, a meno che non ti conosco da 10 anni e non ti vedo da almeno un mese. Non sopporto le effusioni in pubblico, neanche le mie. Soprattutto le mie. 
Con la seconda, invece, condivido l'odio per quelle che ti devono convincere a tutti i costi ad usare la coppetta (la tanto discussa mooncup che ha spaccato il mondo femminile in due). Le detesto proprio quelle che se non usi la coppetta ti guardano come se fossi una troglodita e ti accusano pure di inquinare il pianeta, come se loro facessero tutte la differenziata e non usassero la macchina per spostarsi. Quelle che ti dicono "ah ma come fai? e non ti da fastidio, io la metto e me la dimentico" e immagino che meraviglia quando te la levi dopo 8 ore. Chissà che piacere... Al solo pensiero mi viene da vomitare. 
Così come non sopporto quelle che devono obbligatoriamente allattare il figlio davanti a tutti in mezzo alla strada. Questo è un argomento delicato e so già bene di rischiare di attirarmi addosso le ire funeste della maggior parte delle donne del mondo. Il seno è sempre il tuo seno, il fatto che si diventi mamma non rende il corpo di una donna uno strumento di nutrimento, non mostravi il seno a tutti prima, perchè devi farlo adesso? C'è il viso del bambino davanti, ok... ma non copre tutto, poi ti devi asciugare prima di rivestirti, cosa ti costa metterti in un angolo serena e in disparte? No, lo devi allattare a tavola, davanti a tutti, magari anche davanti al mio fidanzato, e perdonami, ma mi irrita. 
E poi ci sono quelli con i peli che sbucano dal naso, odio i peli che sbucano dal naso quasi quanto i baffi nelle donne. Mi danno proprio un fastidio a livello epidermico. Così come mi danno fastidio quelli che hanno l'unghia del mignolo più lunga delle altre...e quando dico "quelli", parlo di "quegli uomini" perchè è una cosa prettamente maschile. Non c'è niente che mi faccia più schifo di un uomo con l'unghia del mignolo lunga. 
Poi non sopporto le donne che usano i pantaloni talmente stretti che fanno formare il classico zoccolo di gnu. Ragazze, fate vomitare, ve lo devo proprio dire. Non avete nulla di sexy, anche se, sicuramente, usate la coppetta. 


lunedì 27 luglio 2015

Da che parte stare...

 
Attenzione: post più o meno serio.
 
Si, lo dico innanzi tutto, perché solitamente amo essere piuttosto ironica nei miei post, ma stavolta l'argomento è abbastanza serio, e quindi lo saranno anche i toni, nel limite del consentito. Ovviamente non è semplice scelta quella di trattare argomenti seri, ma il mio blog tratta delle disavventure sui mezzi pubblici di Roma e quindi come posso non affrontare il discorso su ciò che sta accadendo in questi giorni a Roma, riguardo lo sciopero bianco e il resto di casino che c'è intorno all'ATAC e al Sindaco?
Devo, sono obbligata, non posso esimermi e dunque affronto l'argomento semplicemente esponendo il mio punto di vista e la mia, lo confesso, confusione e titubanza.

Lo sciopero, secondo i giornali (clicca qui per leggere l'articolo de "La Repubblica"), è dovuto all'aumento dell'orario di lavoro e all'obbligo di strisciare badge ad inizio e fine turno. Posso capire che alla gente non vada di lavorare di più, ma se in tutto il resto d'Italia e d'Europa lo fanno non capisco perché non adeguarsi, e infine, qual è il problema di strisciare il badge se il turno lo si fa in regola? A questo punto sorgono i millemila dubbi. Gli impiegati di ogni tipo lavorano 9/10 ore al giorno e quasi sempre, pure per andare in bagno, devono timbrare il badge. Perché loro non dovrebbero farlo?
Perché se a loro non va di farlo, non se la prendono coi dirigenti invece di incasinare una città già disastrata di suo ? Ultimamente Roma è allo sbando, lo hanno fatto probabilmente perché sapevano che sarei venuta a vivere qui e non volevano farmi avere un grande sbalzo e un grande cambiamento rispetto a Palermo. Così Roma è sporca, c'è molta criminalità, e i mezzi pubblici funzionano malissimo. E' da un mese che va avanti questa storia e se io ho sempre problemi ad andare e tornare, mettendoci dall'ora e mezza alle due ore per tratta, immagino le persone che hanno famiglia, che devono andare dai figli, che a lavoro devono arrivare puntuali se no vengono licenziate, quelle persone che probabilmente, anzi, sicuramente, lavorano più dei macchinisti dei treni e sicuramente timbrano il cartellino.
Ora, senso di giustizia e fratellanza impone di giustificare sempre le proteste del popolo e di unirsi a queste contro i poteri forti. E' vero, mi unisco, tollero lo sciopero dei mezzi ogni due settimane, quasi sempre a ridosso di un ponte o di una festività, solitamente non mi pesa neanche più di tanto, ma quando la cosa diventa continua, allora sono loro che protestano che perdono il senso di giustizia e fratellanza, perché coloro che trasportano su quei treni fetenti e caldi, da svenire, non è di certo la gente che ha il potere, non è di certo la gente ricca che si può permettere i taxi e le auto guidate da chauffeur che muore e si fa la sauna dentro la metropolitano o sul tram vecchio di settantanni.
Lo sciopero bianco, lo chiamano, perché scioperano mantenendosi dentro i limiti di legge. Ah si? Allora perché i tram vecchi continuano a girare? Perché i mezzi senza aria condizionata partono comunque, perché solo ogni tanto il servizio si ferma? Perché si arriva a dover chiamare la polizia?
Mi dispiace, ma stavolta non riesco a stare dalla parte del più debole, perché trovo che la sua protesta forse inizialmente giusta, stia ledendo la mia persona e come me molti altri, e, come si suol dire, la tua libertà inizia dove finisce la mia.

mercoledì 22 luglio 2015

Come in un film...

 
Ci sono dei film a cui tutti siamo legati in modo più o meno particolare e poi ci sono quelle scene indimenticabili, che ci restano nella memoria in modo permanente e costante, che ogni tanto vorremmo vivere sul serio, che magari ci troviamo a citare in alcune particolari situazioni. E poi ci sono quelle cose che fanno nei film e che abbiamo sempre desiderato fare nella vita, tipo: ordinare un martini con l'oliva e berlo d'un colpo senza morire; ubriacarsi e svegliarsi il mattino dopo perfettamente in ordine con i capelli solo un po' fuori posto ma che stanno comunque dannatamente bene e avere l'alito all'acqua di rose così che il nostro partner, rigorosamente un gran figo, non abbia il voltastomaco a baciarci; oppure ancora la famosissima scena del luna park in cui il tuo partner riesce a prendere il peluche più grosso tra quelli disponibili.. io non avrò mai il peluche più grosso! Ma tra tutte c'era una cosa, che sembrerà stupidissima, perché in fondo lo è, che ho sempre desiderato fare e che, in una città come Palermo, risultava pressocchè impossibile. Questa cosa è allungare la mano e gridare "taxi", con il taxi che si ferma e ti fa salire.
Ho sempre desiderato chiamare un taxi al volo, in qualsiasi punto della città mi trovassi e semplicemente allungando una mano.
 
Ebbene ieri, nel caldo torrido che per ora c'è a Roma, mi preparavo a fare la mia traversata sui mezzi pubblici. Non appena faccio 30 metri fuori dal posto in cui lavoro, all'incrocio tra la via principale e la traversa in cui si trova il mio ufficio, mi trovo davanti una macchina ferma e "perfettamente" posteggiata sulle rotaie del Tram con una quantità di gente, compreso poliziotto con taccuino, che commentava e soprattutto si lamentava, visto che non sarebbe potuta tornare a casa (o ovunque stesse andando) all'orario previsto... Dentro di me ho pensato "vabbè ma sicuramente ora chiamano un carro attrezzi e passa". Con questo pensiero arrivo alla fermata successiva e vedo una quantità di gente indicibile, tutta all'ombra e morta di caldo. Così chiedo "aspettate da molto", eh si...aspettavano da circa un'ora. Ora, io capisco che Roma sia grande, ma non crederò mai che ci voglia un'ora per spostare una macchina dai binari di un tram. Impaziente aspetto i miei primi dieci minuti, mi sciolgo lentamente nel frattempo, gocciolo da ogni parte del corpo. Passa un carro attrezzi; "eccolo" mi dico, e invece no! Gira dall'altra parte. A quel punto mi vedo persa. Non ce l'avrei fatta a tornare un'altra volta a casa con due ore di ritardo, così inizio a puntare i taxi, tutti quelli che vedevo, in andata ed in ritorno, ma erano tutti pieni. Poi ne vedo uno, fa scendere un signore e gira nella mia direzione. Confesso una certa emozione nell'averlo visto muoversi verso di me e nel pensiero che l'avrei fermato esattamente come nei film che tante volte ho visto. Così allungo la mano e... "Taxi!" era li, per me, si è fermato.

Non ci potevo credere. Per fortuna il caldo nascondeva un sicuro rossore che doveva avermi preso il viso per l'emozione. Salgo sul taxi, sentendomi una vera donna in carriera, molto aristocratica, e pago i miei bei 7 euro per due kilometri circa, forse di meno, forse di più, fino alla metropolitana. E' stato bello, quasi quasi mi sarei fatta lasciare a casa, solo che 50 euro erano un po' troppi. Però ho realizzato un sogno, non c'è che dire!
 

giovedì 16 luglio 2015

Panico da mezzi pubblici e misofonia.

In questi giorni in cui il caldo è arrivato a livelli da infarto, prendere i mezzi pubblici è ogni volta un terno al lotto, e soprattutto, mette ansia. Mi capita di tornare tardi perchè in alcuni mezzi non riesco proprio a salire, a volte sono pienissimi e a volte manca l'aria condizionata, a volte sono pienissimi e manca l'aria condizionata insieme e quindi si muore.
E quindi ansia, tanta ansia che a volte si trasforma in panico. L'ansia di sentire troppa puzza di sudore, ma ancora di più, la paura di toccare qualcuno sudato, di prendersi qualche malattia. E dire, ragazzi, che io non sono per nulla ipocondriaca, sono una di quelle che è cresciuta sbucciandosi le ginocchia e mangiando con le mani sporche e non sono mai morta. Di anticorpi ne dovrei avere abbastanza per sopravvivere, ma certe cose mi suscitano veramente paura. Ad esempio: i pidocchi. I pidocchi, forse perchè non li ho mai avuti, mi mettono proprio paura. Al pensiero di poterli prendere tremo, ed è per questo che con il caldo, i mezzi pubblici dove spessissimo si vedono barboni, ma anche persone che pur avendo una doccia a casa hanno difficoltà ad usarla, diventano un luogo del terrore. Terrore che aumenta quando capitano scene come quelle che capitano a me, perchè io le sciagure le attiro come il miele attira gli orsi. 
E quindi vi racconto quest'ultima, ma faccio prima una piccola premessa: chi mi legge sa che soffro di una gravissima forma di misofonia. Mi da perfino fastidio il respiro pesante di chi mi sta accanto, tanto che a volte sono mossa dall'istinto di chiedere di smettere di respirare a quella determinata persona. Mi fermo perchè mi rendo conto che potrebbero anche denunciarmi per istigazione al suicidio. Ad ogni modo soffro terribilmente, da vecchia probabilmente diventerò una di quelle signore scassacazzi che al minimo rumore si mettono ad urlare e si lamentano di tutto. Per adesso mi limito a soffrire e lanciare occhiatacce, ma è anche vero che la gente sembra farmelo apposta. 
Così, qualche giorno fa, mi trovavo sull'autobus che prendo per tornare a casa, era l'ultimo tratto ed avevo miracolosamente trovato un posto a sedere; l'autobus aveva l'aria condizionata ed io, che ero ormai per più di metà sciolta, l'ho preso come un segno divino. Tuttavia non poteva mancare il rovescio della medaglia. La prima volta mi sento toccare i capelli. Mi tiro in avanti mi giro e vedo una mano allontanarsi; "Bene" mi dico. 
Dopo qualche minuto sento masticare; è un rumore che riesce a farmi perdere proprio il senno. Questo rumore ad un certo punto aumenta, tanto che me lo sento quasi addosso e sono costretta a girarmi. Non l'avessi mai fatto! Mi ritrovo una vecchia (credo che fosse femmina, ma non ne sono sicura), dalla pelle unta e bisunta, senza denti, che rideva e masticava la sua stessa saliva, praticamente coricata sul mio sedile. Mi guarda e ride. Lo confesso e forse un pò me ne vergogno, mi è salito il classico brivido di paura che viene quando vedi un maniaco che ti fissa, o un cane che ti ringhia addosso. Mi sono spostata, ma non mi sono tranquillizzata finchè non sono scesa dall'autobus.
A casa mi sono fatta una doccia di quelle che rischi di strapparti la pelle per quanto strofini, e il mio pensiero fisso era: mi avrà immischiato i pidocchi.
No, per fortuna non ho i pidocchi, ma sicuramente voleva mettermi paura per fregarsi il sedile davanti e coricarsi un pò, e c'è riuscita.




martedì 7 luglio 2015

Le 10 cose più strane che ho beccato viaggiando sui mezzi pubblici...

 
Sui mezzi pubblici ci sono giornate in cui tutto fila liscio e giornate in cui non smetti un attimo di stupirti. Giornate in cui ti serve sempre il telefono a portata di mano per fotografare o fare video di ogni stranezza che ti trovi davanti. Oggi è uno di quei giorni e, avendo già stilato la classifica delle 10 cose che più mi fanno schifo e dei 10 tipi più pazzi, oggi stilerò la classifica delle 10 cose più strane (ma anche persone) che ho visto, due delle quali (le prime due in classifica per l'esattezza), sono proprio di oggi, ma non correte ed andiamo con ordine.:
 
Partiamo dalla numero 10.
 
10 - La donna invisibile: in realtà era un semplice paio di scarpe da donna, perfettamente sistemato vicino ad un palo alla fermata del tram.
 
 
9 - Il "cerco donna per storia seria": ovvero un volantino appiccicato sopra la porta della metropolitana, con un uomo nudo e il suo numero di telefono con sotto la scritta "cerco donna per storia seria"... sembrano esserci tutti i presupposti d'altra parte.
 
 
8 - La femme fatale: nel senso che ti basta uno sguardo per morire. 80° all'ombra e lei vestita interamente di pelle nera con stivaloni ultra zeppati e aderentissimi e sopra una maglia nera con il pizzo dorato. Età minima 65 anni. Massima 85. Ovviamente biondo platino.
 
 
7 - L'artiglieria: ma non nel senso stretto del termine. Una tizia...o forse un tizio, beh diciamo una persona con delle unghie di almeno 5 centimetri ciascuna, acuminate e brillantinate. Facevano paura.
 
6 - The walking drunk: Marito e moglie ubriachi ogni santo giorno, già alle 16,30. Come facessero a beccare l'autobus e a tornare a casa, ancora non l'ho capito.
 
5 - Il comico: ogni tanto sui mezzi si becca un mancato attore, ormai sulla sessantina, che, incapace di muoversi e forse senza neanche sapere dove sta, con voce tuonante intrattiene la folla perculando, col suo tipico accento romanesco, la gente che gli sta attorno.
 
4 - Il cattivo: noi, stipati sui mezzi verramente come buoi, a morire di caldo e lui, fuori, nel suo bel furgoncino a prenderci per il culo. Ovviamente non tutti lo hanno ignorato ed un ragazzo gli ha fatto segno di stare zitto, lui è andato su tutte le furie, lo ha minacciato di morte e si è pure segnato la matricola del tram. Chissà che gli sarà venuto in mente...
 
Entriamo quindi nella pole position.
 
3 - Il freddoloso: 40° all'ombra, senza esagerare. Niente aria condizionata sul mezzo, finestrini bloccati. Io che pensavo di morire li, da un momento all'altro e lui, con la sua bella barba non curata da chissà quanto stava seduto comodamente dentro il suo maglioncino di lana con giubbino smanicato sopra. Vi risparmio la descrizione sull'odore.

 
2 - "Donna baffuta sempre piaciuta, ma se...": ma se... i peli sono nel petto? Ragazzi, ho avuto paura. Non avevo mai visto una donna coi peli nel petto, soprattutto una donna coi peli nel petto lunghi come capelli, ma soprattutto una donna coi peli nel petto lunghi come capelli che portava una camicetta aperta fatta apposta per metterli in mostra. Avrei tanto voluto vomitare.
 
And the winner isssss:
 
1 - Lo specchio magico: ogni donna ha sempre desiderato uno specchio come quello di Grimilde, la regina cattiva di Biancaneve, al quale chiedere se fosse la più bella e poter anche vedere il mondo attraverso. C'è chi, non accontentandosi, ha scelto la cover più TASCIA del mondo. Un rosa confetto di gomma con tanto di manico per avvolgere un bellissimo iPhone 6. Per chi non sa cosa vuol dire TASCIA, vi faccio presente che non lo posso tradurre, ma che vedendo l'oggetto in questione nella foto che segue, capirete da soli cosa vuol dire.