Ho un bel calcolo alla colecisti. Il medico ha detto che potrebbe non darmi alcun fastidio per il resto della mia vita, o farmi andare in pancreatite all'improvviso. Si, è stato molto rassicurante nel dirmi che se il calcolo si sposta, essendo libero, e finisce nel tubicino che collega la cistifellea al pancreas, quest'ultimo, non ricevendo più i succhi biliari dalla cistifellea, inizierebbe a produrre acidi e finirebbe col mangiarsi da solo.
Una scena da film horror, raccapricciante a dir poco, ma mi sono mantenuta abbastanza serena, ero ancora con pieno controllo di me stessa, quando ha anche aggiunto che non posso mangiare cibi grassi, soprattutto fritti e insaccati, e la cioccolata. La mia cioccolata.
Ecco, li, in quel momento, in quel preciso istante, mi è venuto un mezzo infarto. Ho pensato immediatamente: ma che dice, ci operiamo? Che va bene la spada di Damocle delle coliche e della pancreatite, ma una vita senza cioccolata, senza amatriciana o carbonara, senza panino col salame e senza arancine, beh, preferisco la morte.
Ho chiamato mia madre, ovviamente, per dirle che avevo un calcolo. La sua domanda è stata "quando ti operi?". L'opzione cura, controllo, aspettare, vedere, mangiare sano, non era stata minimamente contemplata. Ma era abbastanza scontato. E quella seguente è stata. "Ospedali buoni ce ne sono a Roma?". Io ovviamente provavo a dirle che se ne parla almeno tra sei mesi dopo nuovo controllo, ma niente.
Oggi l'ho risentita, e ovviamente ha proseguito: "senti, inizialmente avevo pensato che era meglio se ti operavi qui così poi ti potevo assistere anche a casa, ma poi ho detto che vengo li, però ovviamente me lo devi fare sapere prima."
In effetti, è tutta colpa mia, perchè da mia madre - alla quale devo il mio stato perenne d'ansia - non potevo aspettarmi la reazione che invece ha avuto il mio fidanzato: "ah, ok. Stasera faccio una carbonara?" E l'ha fatta veramente! Io ieri ho mangiato una carbonara. Ho scartato il guanciale, piangendo, ma l'ho mangiata. E vabbè, del resto mica posso soffrire così... Poi io il weekend lo adoravo perchè mi sfasciavo di cibo. Facevo colazione con le fette biscottate col burro. Stamattina ho guardato quelle fette biscottate vuote affondare nel latte, e mi è venuta una tristezza disumana. Ho chiamato mia madre e ,nonostante stesse facendo già la valigia per raggiungermi in vista del mio intervento, mi ha detto "si, ma ogni tanto mangiatelo un po' di cioccolato, fattela una fetta biscottata col burro, se no poi come fai?". E infatti, come faccio?
Come farò a tornare a Palermo? Io che ci vado per mangiarmi come minimo un panino con la milza, una o due arancine, perchè una accarne non va bene, ci vuole anche una abburro. Una o due stecche di stigghiola, un paio di kg di anelletti al forno, con tritato, melenzane fritte e uovo sodo (che a casa mia se non avevi il pezzo di uovo nella tua porzione eri un disgraziato, e c'erano le sciarre vere, le guerre in casa). Come faccio ad andare da mia nonna, che mi fa le sfince fritte con lo zucchero e la cannella, a dirle che non me le posso mangiare?
E quindi, niente. Vi farò sapere la data dell'intervento.
Il commento ce ne sono ospedali buoni a Roma è proprio tipico di noi del sud! Dai forza e coraggio...
RispondiEliminaProprio vero 😂
EliminaMa neanche il sushi? Ma neanche un'arancina piccola piccola?
RispondiEliminaIl sushi non è né grasso né fritto, quindi mi continuerò a sfondare come sempre, possibilmente con te! Per l’arancina ci sto lavorando.
Elimina