Solitamente - quando riuscivo a scrivere - raccontavo storie divertenti su ciò che mi capitava sui mezzi pubblici. Ora è da tanto che non scrivo, ho avuto un po' il blocco dello scrittore, anche se scrittore non sono, o semplicemente non ho trovato la giusta ispirazione per scrivere. Forse perchè non riuscivo a divertirmi o ad essere divertente sulle mie tragedie quotidiane come capitava i primi tempi.
Ma non capitano solo cose divertenti, sui mezzi pubblici, anzi, solitamente si incrociano - inevitabilmente - vite disastrate, storie inaspettate, problemi esistenziali, che ci fanno riflettere sul fatto che la tragedia che ci sembra di vivere forse non è poi così tragica. Dall'uomo che non si regge in piedi, alla donna disperata che piange al telefono, all'uomo che parla da solo e poi prega, e se prega avrà i suoi buoni motivi per farlo.
Oggi tornavo esausta da una giornata di lavoro, come sempre direi, ma forse un po' di più perchè si sono aggiunti a lavoro problemi improvvisi ed inaspettati da affrontare. Stavo pensando ai fatti miei, come sempre, guardando il cellulare, ma come dicevo prima è inevitabile incontrare ed intrecciare le vite altrui, sentire e immergersi in quello che dice chi ti siede accanto, o di fronte.
E la storia di oggi era quella di una donna ferita, e di un figlio che ne pagherà le conseguenze. Ho riflettuto sul quanto possa essere complicato per una madre, odiare il proprio marito, odiarlo al punto tale da non potersi esimere da dire al proprio figlio di appena otto anni, che il padre è uno stronzo, che non lo vuole più vedere. Ma quel bambino al padre vuole bene, e come può farne a meno? E di conseguenza, come capirà che la madre soffre, che lui non c'entra niente, che gli amori finiscono, che forse il papà è stronzo come la madre gli sta dicendo, ma che non è colpa sua, che non deve piangere, che l'amore del padre comunque non gli verrà meno.
Come può una donna odiare così tanto un uomo, e tenerselo dentro, soffrire in silenzio per salvaguardare il proprio figlio, che magari quell'uomo glielo ricorda anche, lo rivede costantemente nei suoi occhi. C'è chi lo fa, chi lo ha fatto e una di queste donne la conosco molto, ma molto bene. Eppure non è semplice, e ho avuto i brividi, al pensiero che una cosa del genere può capitare a tutti, è una storia di tutti i giorni, genitori che si separano, figli che piangono, e in fondo nessuno ci si sofferma così tanto, pare quasi la normalità.
Mi sono commossa, avrei voluto abbracciare il figlio, ma anche e soprattutto la madre, avrei voluto dirle di provare a resistere e di concentrarsi sul bene del figlio, pur non avendone alcun diritto. Avrei voluto dirle che sarà di nuovo felice, perchè non possono vincere sempre gli stronzi, e invece - come sempre - sono rimasta nel tram, sola, mentre lei è scesa, separando nuovamente le nostre vite, mischiandola forse a quella di qualcun altro, qualche altro sconosciuto. E io sono rimasta li, commossa e ho capito che probabilmente ero in crisi premestruale.