giovedì 9 aprile 2020

La (mia) vita DOPO il Coronavirus

Molti sono i post, in questi giorni, che parlano su come affrontare la quarantena, su cosa cucinare, su che esercizi fare, su come rilassarsi, su come affrontare l'ansia, su come convivere al meglio col proprio partner o - per chi ne ha - coi figli, a volte troppo piccoli per comprendere a pieno ciò che sta succedendo. Io invece penso - sempre più spesso e costantemente - a come affrontare la vita quando questa quarantena, o "lockdown" come va tanto di moda, sarà finita.

Nella "normalità" di ogni giorno mi svegliavo alle 7.00 pensando a come avrei affrontato le circa 12 ore, tra spostamenti e lavoro, che avrei passato fuori casa, aspettando, con ansia estrema, il momento in cui sarei tornata esattamente li dov'ero: a letto. Ho sempre adorato dormire, ne ho sempre avuto estremo bisogno, e ho sempre adorato stare a casa, non mi è mai pesato convivere e dividere ogni istante del mio tempo col mio compagno, anche perchè altrimenti non me lo sarei scelto, non avrei mollato casa e famiglia per raggiungerlo, e non sarei di certo rimasta qui (ormai da quasi sei anni).

Quindi, quello che mi chiedo, ogni giorno è, esattamente, come farò a riabituarmi ad alzarmi alle 7.00 ogni giorno, a dover fare un percorso di circa un'ora e mezza per andare a lavoro e tornare, in mezzo a gente sconosciuta, sporca, spesso puzzolente, invece che alzarmi alle 8.45, fare il percorso dal letto al bagno, dal bagno alla cucina, dalla cucina alla scrivania, aprire il pc ed essere già a lavoro. E poi, alle 18.30, spegnere il pc, andare dalla scrivania al soggiorno, abbracciare il mio compagno, leggere un libro, cucinare, fare esercizi fisici, aspettare la cena e poi vedere un film con lui senza l'ansia del dovermi svegliare prestissimo l'indomani, invece di spegnere il pc alle 18.30, scendere dall'ufficio, aspettare il bus - quando va bene dai 5 ai 10 minuti e quando va male dai 15 ai 30 - arrivare all'ultima fermata, fare altri 10/15 minuti a piedi, rientrare a casa alle 20.00, mangiare ed essere già troppo stanca per godermi anche quelle due ore che mi separano dal letto, per stare col mio compagno.


Farò. Farò perchè se non ci fosse questa quarantena, avrei potuto salutare la mia adorata zia Nella, quando stava male, avrei potuto - neanche un mese dopo - salutare la mia adorata Nonna, nel suo ultimo viaggio, per il quale non è stato potuto neanche farle il funerale, un bel funerale in pompa magna, come lei avrebbe voluto. Avrei potuto abbracciare mia madre, festeggiare il compleanno di mio fratello, ormai prossimo. Stringere i miei cugini in un abbraccio vero, per piangere con loro la perdita di Zia e Nonna. Farò, perchè saprò che nessuno dei miei cari rischia di ammalarsi e morire da solo, perchè io stessa non rischierò di essere isolata e da sola, per una malattia assurda, pericolosa, subdola. 

Farò, perchè la vita, anche quando sembra terribile, è bellissima, e va apprezzata, sempre, in qualsiasi momento. La apprezzo ora, che sono al sicuro, nel pericolo continuo esterno, e posso godermi, nel paradosso in cui tutti vogliono tornare ad uscire da casa, la casa e ciò che ho dentro la stessa. 

Farò. E la prima cosa che farò sarà andare in Sicilia, passare da casa della Nonna, piangere, poi andare al cimitero, e festeggiare abbracciandomi con tutti coloro che insieme a me, hanno sofferto questa lontananza, più di ogni altra cosa, in un momento in cui tutti, avremmo voluto essere vicini.

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