I PASTORI
di Gabriele D'Annunzio (1863-1938)
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano. E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina! Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
di Gabriele D'Annunzio (1863-1938)
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano. E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina! Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
Perché settembre è un mese così, malinconico, poetico. A settembre tutto finisce e tutto ricomincia. Oggi finisce (almeno per me) l'estate, finiscono le vacanze e finisce il riposo, ma comincia un'era, comincia il lavoro, comincia la vita. In generale, io detesto settembre. Lo detesto perché è pieno di cose tristi: non si va più a mare, ed io adoro il mare, non si dorme più in mutande, ed io adoro dormire in mutande, ricomincia il lavoro, ricomincia la scuola, c'è la sessione autunnale degli esami universitari. Ma soprattutto a rendermi triste ci sono le pubblicità degli zaini e dei diari. Deve essere un refuso della mia infanzia e adolescenza. Quando a fine agosto sentivo la pubblicità degli zaini mi veniva una fitta al petto, sapevo che l'estate stava finendo, che avrei dovuto ricominciare un anno scolastico ed io odiavo andare a scuola. Non sono mai andata male, ma odiavo andare a scuola. Mai, e dico mai, ho desiderato tornare tra i banchi, ed ho odiato anche l'università, seppur meno del liceo, nonostante tutti dicano che quello è il periodo più bello della propria vita. Beh, come età, come vita, si, è il più bello, ma la scuola e l'università io le ho vissute proprio male e per questo sono estremamente felice di aver smesso e altrettanto felice di lavorare. Spesso mi chiedono: "ma non pensi che ricomincerai un giorno? ma non è un peccato aver fatto solo tre anni, ti sei confusa per due?" ecco, io ne ho fatti molti di più anni, perché le cose sono andate male, perché sono fatti miei. E non è detto che sarebbero stati solo due, quelli dopo, perché mi conosco, perché ero troppo stanca, quindi no. Non mi sono confusa per due. La mia è stata una scelta consapevole e a tutt'oggi non me ne sono affatto pentita. Ma tornando all'argomento principale, oggi è il primo settembre e Roma è come esplosa. Fino a due giorni fa sotto casa c'erano tutti i parcheggi ancora liberi, girare in macchina per la città era uno spasso, niente stress, niente fretta. Oggi c'è gente ovunque, i bus sono strapieni, le auto formano ingorghi ad ogni angolo. E come se non bastasse è tornato il caldo tremendo di luglio. Proprio ora che sembrava darci tregua anche lui è riesploso come una supernova. Ed io ci sono in mezzo, piena di cose da fare e neanche un minuto libero. La verità è che settembre non mi è mai piaciuto, ma quest'anno è diverso. Sono in una città diversa, e festeggio un anniversario: il 26 settembre sarà un anno che convivo con il mio fidanzato. Settembre rappresenta un traguardo, e quindi...benvenuto, mio caro.
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