domenica 15 novembre 2015

Andare sui mezzi pubblici...ai tempi del terrorismo.


Dopo l'11 settembre tutto è cambiato. Da quel momento prendere l'aereo da costantemente la strana sensazione di terrore e paura. Almeno per quel che mi riguarda. Prendo l'aereo con il cuore in gola, prego quando sento che sta per decollare, anche se devo fare solo Roma - Palermo e ritorno. Mi viene il panico quando vedo qualcuno accanto a me che non spegne il cellulare. Soffro finchè non vedo che siamo ad un metro da terra. Solo a quel punto mi calmo.
Dopo il 13 Novembre 2015, tutto cambierà di nuovo, tutto sta cambiando. Sono anni che diciamo che ora tocca a noi, in realtà, ancora una volta è stata Parigi l'obiettivo. Ma stavolta non è stato un giornale satirico, non è stato qualcosa di noto ad essere attaccato. Sono stati i luoghi di aggregazione, i luoghi di vita sociale, luoghi di semplice svago. Sono morti innocenti, molti dei quali più giovani di me e allora si che ci si rende conto, allora si che si sta male. Si pensa "oggi potrei uscire di casa e ritrovarmi a non tornare più". Questo pensiero diventa assillante, instilla il terrore e ti rende terribilmente inquieto. E "terribilmente" non è un termine scelto a caso.
Questo post è serio, me ne rendo conto, forse un pò troppo, ma non posso esimermi dall'essere seria, una volta tanto. E questo è il momento più opportuno. Presto a Roma inizierà il Giubileo, la città sarà al centro dell'occhio del ciclone e basta un minimo spostamento del vento, per far sì che tutto venga spazzato via. E' allarme per le metropolitane, per i luoghi affollati, le piazze...e io, che percorro tutta la città ogni giorno coi mezzi pubblici, dovrei camminare con il costante presentimento di essere la prossima vittima di qualche pazzo assassino. Ma si può vivere così? Anzi, si può NON vivere così?
Come si fa a sopravvivere nel terrore? Non si può, e allora penso che se comunque devo morire, non potrò saperlo prima e quindi tanto vale non pensarci troppo (e con questo non voglio certo dire che andrò a fare paracadutismo o free-climbing). Quanti di quei ragazzi al Bataclan erano li per caso, per una sera, per una vacanza magari di un paio di giorni? Quanti di loro potevano pensare che non sarebbero più tornati a casa? Nessuno. Nessuno di loro. 
Bisogna continuare a vivere e bisogna combattere il terrorismo, ma la guerra non è la risposta. La guerra è la causa. Finchè non capiremo questo, ci saranno altri morti, altre vittime innocenti, ed altro terrore.

6 commenti:

  1. Ho scritto un post che dice più o meno le stesse cose, di getto, la sera dell' attentato.
    Non sono felicissima di vivere a Roma in questi giorni, tra due giorni devo anche prendere l' aereo e questa cosa mi mette un' ansia tremenda :(

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    1. Quel post mi è sfuggito, io la sera dell'attentato e tutto ieri sono stata veramente male. Sono tre giorni di inferno e non solo perchè l'attentato è stato a Parigi, mio fratello è a Parigi, ed io avevo appena prenotato i biglietti per andare a Parigi ma anche per altre questioni per cui forse poi scriverò un blog. Ora vado a leggere e recupero... in ogni caso si, sempre ansia, ma non si può vivere così...dobbiamo riuscire a superarlo!

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    2. Tuo fratello é a Parigi? Ho visto che ti ha scritto su Fb quindi immagino stia bene, ma deve essere stato tremendo per lui e per voi!

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    3. Tuo fratello é a Parigi? Ho visto che ti ha scritto su Fb quindi immagino stia bene, ma deve essere stato tremendo per lui e per voi!

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  2. Ho scritto un post che dice più o meno le stesse cose, di getto, la sera dell' attentato.
    Non sono felicissima di vivere a Roma in questi giorni, tra due giorni devo anche prendere l' aereo e questa cosa mi mette un' ansia tremenda :(

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  3. Si per fortuna tutto bene, ma si, lui è terrorizzato!

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