martedì 28 novembre 2017

Prendere la macchina per andare a lavoro: ecco cosa non farò mai più.

Dopo la settimana più lunga della mia vita (per leggere di cosa parlo potete cliccare qui), ho avuto bisogno di una pausa altrettanto lunga prima di ricominciare a scrivere, ma questa settimana ho delle belle occasioni per farlo. Innanzi tutto mi sono ritagliata lo spazio, che non è sempre facile avere, per scrivere, in secondo luogo questa settimana è venuto a trovarmi mio fratello, che è il mio cuore. Del rapporto con mio fratello parlerò magari in un altro post, perchè in questo, volevo parlarvi di oggi, e della nuova esperienza che ho fatto.

Vi starete immaginando chissà quale nuova cosa ho provato - che belle cose che ho fatto, no? E invece come al solito è tutto molto deprimente, molto sfigato e molto isterico.

Ho preso la macchina per andare a lavoro. In realtà non l'ho presa esplicitamente per andare a lavoro, consapevolmente, con questo intento. Ma mi ci sono ritrovata praticamente costretta. Tutto è nato dal fatto che il mio fidanzato oggi aveva una importante presentazione all'università, e doveva essere alla Sapienza alle 9:00. Io lavoro ai parioli che sono a 25 minuti di tram da li, quindi pensavo di andare con lui fino alla Sapienza e poi proseguire col tram. Di solito facciamo così, quando usciamo insieme. Facciamo la colazione insieme e poi via, in macchina. Stamattina però mi ha colto di sorpresa, mentre io stavo comodamente facendo colazione al bar con cappuccino e saccottino al cioccolato, mi ha detto che eravamo ancora in anticipo visto che avremmo preso la metropolitana. Penso mi abbia letto in viso il puro terrore, tant'è che mi ha subito detto che se volevo avremmo preso la macchina. A questo punto dovete sapere due cose:
a) io ero convinta fossero le 7:45, mentre erano le 8:05.
b) se avessi saputo di dovermi portare la macchina io, ad un certo punto, non avrei mai acconsentito.
Però ho detto "scegli tu". Ancora una vota deve avermi letto la supplica in faccia perchè, sicuramente contro ogni suo presupposto, ha optato per la macchina, rendendomi immediatamente felice. La felicità è durata molto poco. Il traffico era talmente tanto che siamo arrivati in ritardo al Verano e non c'era neanche un posto, così il fidanzato mi ha guardato e mi ha detto "vai, portati la macchina io devo scappare". Mi veniva già da piangere, ma il peggio doveva ancora arrivare.

Faccio tutto viale Regina Elena, viale Regina Margherita e viale Liegi, arrivando ai Parioli. E a quel punto dovevo cercare parcheggio, ho girato per circa 25 minuti invano, trovando poi finalmente posto sotto l'ufficio. Ma non vedevo la colonnina, allora la trovo, ma ovviamente, lontanissimo, vado per mettere le 4 euro, ma ne avevo solo 3,50 e così il bigliettino che è venuto fuori valeva fino alle 13:13.


Alle 13:30 avevo appuntamento con mio fratello, scendo, corro a prendere un altro biglietto, stavolta metto 4 euro (forse non serviva, ma intanto ce li ho messi, avendo un parcheggio pagato fino alle 10:30 di domani mattina, alla modica cifra di 7,50), torno alla macchina e mi accorgo che la colonnina distribuisci ticket era dietro di me... ho trattenuto una bestemmia, si erano fatte le 13:45 e ovviamente al ristorante dove eravamo andati a mangiare (attenzione, una tavola calda, perchè siamo poveri e i ristoranti ai Parioli non sono avvicinabili) c'era una fila che arrivava al Pigneto e quando ci siamo seduti a mangiare erano già praticamente le 14:00 e metà della mia pausa era andata a farsene benedire.


Ora il divertente viene stasera, che con la macchina e al buio, da sola, dovrò tornare a casa. Sappiate che vi ho voluto bene.

lunedì 13 novembre 2017

La settimana più...lunga della mia vita!

Avrei voluto dire che è stata la settimana più brutta, ma poi si sa... il karma ti punisce e cerca di ricordarti che c'è sempre chi sta peggio e che - soprattutto - al peggio non c'è mai fine. Quindi mi limiterò a dire che è stata una settimana - quella passata - tremendamente lunga. 

E' iniziata domenica, quando per andare a Palermo per una urgenza familiare, ho preso un aereo Ryanair che doveva portarmi a casa alle 18,30. Avevo un appuntamento e dovevo assolutamente arrivare entro le 19,30. Ho pensato che un'ora bastasse come range di sicurezza... che ingenua!
Ovviamente domenica mattina mi sveglio con il diluvio universale. Non pioveva così tanto a Roma da un anno circa, quando arrivo in aeroporto c'era il caos più totale, tre aerei che dovevano partire dal mio stesso gate si erano accumulati con un ritardo di circa due ore. Ero sicura che non sarei partita, anche per via degli avvisi in ogni schermo "A CAUSA DEL MALTEMPO MOLTI VOLI POTREBBERO SUBIRE RITARDI" in rosso, grande, che io, fortunata come sono ero sicura che non avrei disatteso queste aspettative. Ciononostante ci fanno imbarcare con solo mezzora di ritardo, che per qualche istante ho pensato: dai, ogni tanto Gesù si mostra e mi vuole bene. 
Salgo sull'aereo, mi seggo, e... niente, mi seggo. Sono rimasta seduta su quell'aereo per un'ora e mezza, con mio padre che stava attaccato al cellulare perchè io non facevo altro che scrivergli "stiamo partendo.... no aspetta, tra 10 minuti... ecco ecco... no no aspetta".

Fatto sta che arrivo a Palermo per le 20:25, giusto 5 minuti prima di poter chiedere il rimborso per il ritardo di due ore, ma vabbè... quanto meno ero arrivata, e anche se con due ore di ritardo sono riuscita comunque a fare quel che dovevo. Poco male, a Palermo c'erano 22 gradi, che io col maglione di lana pensavo quasi di morire e mi sono goduta una bella serata col mio gatto. L'indomani mattina mi sveglio con il diluvio universale. Ah! La mia solita fortuna! 
Mi dico che va bene così, la temperatura scende un pò, ma almeno se piove così oggi, domani, che devo prendere un altro aereo per tornare a Roma, si sarà calmato.

Ho passato una notte d'angoscia, un mattino d'angoscia e un pranzo che mi ha fatto veleno. Mi era, nel frattempo, venuta anche la mia solita gastrite cronica, che faccio un passo e mi manca il respiro. Ero veramente in condizioni pietose quando sono arrivata in aeroporto martedì alle ore 16,00, dovendo partire alle ore 17,00. 

Tutti i voli diretti a Roma con Ryanair, ma non solo, antecedenti al mio, erano stati cancellati o avevano un ritardo di circa 4 ore. Il mio no: dicevo che era impossibile, tra me e me pensavo che era una fortuna troppo grande riuscire a partire mentre ancora quelli delle 15,40 aspettavano il loro aereo per partire - se tutto andava bene - alle 19,05. 
Quando hanno annunciato un ritardo di 25 minuti ho pensato che sarebbe finita anche troppo bene, un po' come all'andata, che avrei preso un aereo e aspettato due ore, ma sarei comunque arrivata a casa... e invece, col cazzo!

Concedetemi una volgarità, lo dico sempre che dovrei imparare a bestemmiare, perchè la scorsa settimana, forse più di una bestemmia mi avrebbero fatto bene.

ANNUNCIO RITARDO: "il volo delle 17,05 per Roma Fiumicino è stato dirottato per Catania, non sappiamo quando riuscirà a rientrare a Palermo, restate nelle vicinanze perchè non appena avrò notizie dalla Ryanair sarà mia cura avvertirvi..." E sparisce! Cioè, letteralmente, abbasso gli occhi, li rialzo e lo stuart non c'era più. Mi metto a parlare al telefono con il mio fidanzato, che faceva un pò come mio padre, aspettava disperatamente mie notizie. E piangevo anche, visto che ero così, abbandonata all'aeroporto, senza sapere di che morte sarei morta. 

Ma poco dopo, direi una mezzora, forse di più, non saprei dirlo visto che ad un certo punto ho perso la cognizione del tempo, è arrivata la sorpresa: il volo Ryanair FR... delle 17:05 diretto a Roma Fiumicino partirà alle ore 22:05.... COOOOOOOOSA?!

Ero ad un passo dall'autoambulanza, per citare Margherita Bui in "maledetto il giorno che t'ho incontrato". Quindi sono corsa, mentre piangevo al telefono con mia madre e con il mio ragazzo, in biglietteria, per vedere se c'era un volo l'indomani mattina con Ryanair per partire con calma, visto l'orario terribile. La risposta è stata "il prossimo volo disponibile è giovedì". COOOOOOSA?! (bis). Ho pensato che non c'era altra soluzione: andare a casa, cenare e tornare in aeroporto per partire la sera, ma Dio mi ha trattenuto perchè neanche 25 minuti, 2560 imprecazioni, un paio di bestemmie, uno stomaco in meno e qualche malattia cronica in più dopo, mi è arrivata la comunicazione della CANCELLAZIONE del volo

Mi sono sentita mancare, ho pensato che sarei morta in aeroporto. Il tempo di correre al chek-in, capire cosa fosse successo e che il tizio non poteva aiutarmi, che la biglietteria, la stessa dove prima avevo sentito che il prossimo volo disponibile era giovedì, aveva una fila di trecento metri. Mi metto pazientemente in fila, tralascio chi supera, c'era già sufficiente agitazione e sufficienti bestemmie nell'aria e stavo già sufficientemente piangendo per mettermi a fare altra polemica. Quando arrivo al mio turno, il prossimo volo disponibile con la Ryanair era per sabato mattina (la gente non lavora?! e chi non abita a Palermo come fa? Dorme in aeroporto per una settimana? O l'Albergo chi lo paga?!). Un volo per Roma, con altra compagnia - leggasi ALITALIA - era disponibile solo l'indomani sera alla modica cifra di 495 € più tasse aeroportuali. Dopo un mancamento e altri due litri di lacrime, ho guardato il tabellone e ho letto Napoli. Ebbene si: Napoli mi ha salvato la vita. 
Ho preso il primo volo per Napoli dell'indomani mattina. 

Il tempo, il mercoledì (in tutto questo eravamo arrivati solo a mercoledì anche se sembravano ventisei anni), sembrava quasi accettabile, ma io, traumatizzata com'ero, guardavo in continuazione il sito dell'aeroporto di Palermo con gli aggiornamenti in tempo reale delle partenze. Dovevo partire alle 8,15 e invece siamo partiti alle 8,30 per un ritardo dei bagagli da imbarcare, su un aereo così piccolo che sembrava un pulmino delle elementari, con due file di due poltrone. 

Ho scoperto che il volo Palermo - Napoli dura esattamente quanto Palermo - Fiumicino, nonostante sia più distante. Atterro quindi alle 9,30, non riuscendo ad arrivare in stazione entro le 10,05, quando c'era il treno Freccia Rossa per Roma. E vabbè... (pensare a chi sta peggio, sempre). Resto in stazione un'altra ora, prendendo la seguente Freccia che partiva da Napoli ed era diretta a Torino, arrivando a Roma dopo un'ora, alle 12:10.

Dopo qualche minuto in stazione, a guardare fissi i numeri dei tabelloni e a vedere che non compariva ancora il binario del mio treno mentre i treni precedenti erano in ritardo di mezzora... ho cominciato a tremare. Ho cominciato a pensare che non sarei mai più partita, invece ecco il treno alle 10:45, al binario davanti a cui lo aspettavo, l'unico vuoto... bene. Sono posizionata nella carrozza 8A... comincio a camminare lungo il binario 8B, 7B....4B... aho, il treno sta per finire!
Chiedo al capotreno, e mi dice carinamente "uagliò, hanno unito due treni, eh fai prima ad arrivare a Torino a piedi"... grazie, molto gentile: in pratica ero nell'ultima carrozza dell'ultimo treno, del c.... di C... Ci provo, ma non ci riesco a bestemmiare, anche se farebbe bene.

Raggiungo morta, dopo 10 minuti di passeggiata sul binario, la mia carrozza. Mi raggiunge il capotreno con la macchinetta: "e se me lo dicevi ti davo un passaggio, signorì"...
Devo fare una parentesi: i Napoletani ti danno della ragazzina, sempre, mi chiamavano signorina, sempre, mai una volta ho sentito "signora", motivo per cui a loro vanno tutti i miei sentiti ringraziamenti, però aggiungo: MA IO L'AVEVO DETTO CHE CERCAVO LA CARROZZA 8A!!!

L'ho guardato sconsolata, sono salita sulla carrozza e ho pensato che quell'incubo stesse finalmente per finire. 

Se siete arrivati a questo punto della lettura, vi ringrazio e credo che penserete che non si può essere così sfigati, invece, se continuate a leggere, capirete che si può essere anche più sfigati di così. 

E scusatemi, di solito non scrivo così tanto, ma quando dico che è la settimana più lunga della mia vita non scherzo, di conseguenza penso che questo sia il post più lungo della mia vita.

Vi risparmio, quindi, ulteriori dettagli: arrivo a Roma, incredibilmente in orario, era il compleanno del fidanzato quindi cerco di riposarmi, per poi essere pimpante per la festa, ci riesco solo parzialmente, dopo che avevo dormito pochissimo e alle 22,30 ero già cotta.

L'indomani vado a lavoro: ovviamente i mezzi non mi assistono e arrivo a lavoro per un pelo. Penso che non devo lamentarmi, che tanto venerdì c'è sciopero e quindi andrà solo peggio. E infatti...

Venerdì scorso è stato un inferno, c'era sciopero generale, quindi non soltanto non c'erano mezzi, ma neanche treni, pullman, nulla di nulla e Roma, in queste situazioni, diventa l'inferno. Il caos più assoluto.

Mi alzo presto, non faccio colazione per prendere il tram che parte alle 8,00 e arriva sotto l'ufficio da me. Lo sciopero iniziava alle 8,30 e quindi il tram avrebbe dovuto finire la sua corsa, e lo avrebbe anche fatto se non si fosse rotta, a piazza Galeno, quindi a circa 45 minuti a piedi dal mio ufficio, la linea elettrica e un tram era fermo davanti nella mia direzione. Risultato: il tram si ferma, gli autobus sono in sciopero (perchè nel frattempo erano le 8,50) e io resto li. Comincio ad allungare la mano ad ogni taxi che arriva, uno si ferma ed una signora prova a fregarmelo. Io, in queste situazioni, dovete sapere, che divento una bestia priva di pietà. Chiarisco alla signora che quel taxi lo avevo prenotato io e mi infilo in macchina, vengo accerchiata da signore che volevano prenderlo con me, e pure quella che aveva tentato di fregarmelo, solo che quella andava da un'altra parte. Dopo una notevole insistenza l'ho caldamente invitata a scendere, visto che non partiva per colpa sua. E si è offesa, e mi dispiace. (Non è vero).

Risultato, dopo aver speso non so quanti soldi di aerei, taxi e treni non previsti, mi sono dovuta prendere anche un taxi per arrivare in ufficio, spendendo altri soldi, per fortuna pochi visto che ho diviso il passaggio con un'altra signora, questa gentile e comprensiva.

Comunque, la giornata a lavoro è stata stressante, piena di impegni che ad un certo punto non sapevo se sarei uscita alle 16,00, ma si era svoltata positivamente, così ho detto al mio fidanzato di venirmi a prendere, che, come sempre, partivamo per direttissima in direzione di Montenero, dove abbiamo un bellissimo casolare in campagna. Ma le disgrazie non viaggiano mai da sole e io, a quel punto, ne ero così consapevole che ero rassegnata all'inevitabile: il mio fidanzato resta bloccato per mezzora sul lungotevere, quando si sblocca è costretto a tornare a casa perchè aveva dimenticato gli occhiali, nel frattempo io, con lo sciopero, riesco a prendere un tram limitato verso un punto imprecisato. Quando scendo vengo salvata da un altro tram che lo seguiva, col risultato che arrivo a casa solo alle 17,30, da li, parto col fidanzato verso Montenero: oh, Dio, finalmente... e invece, anche stavolta, col cazzo!

Restiamo bloccati per strada per la bellezza di DUE ORE. Non ci abbiamo mai messo tanto per arrivare li. Ricordo di aver pensato che mi sembrava di essere in viaggio da sempre, di non essermi mai fermata e che non sapevo cosa poteva capitare di peggio. Di peggio niente... solo che stamattina un albero è caduto sulla linea tram, e per poco non dovevo prendermi un altro taxi! Porcap...!!!






lunedì 6 novembre 2017

La fobia dell'aereo...

Per una che prende i mezzi pubblici ogni giorno, probabilmente l'aereo dovrebbe essere un mezzo anche piacevole, soprattutto se lo si prende di rado. Ma ciò non avviene per me. Dovete sapere, perchè una premessa in questo caso è d'obbligo, che io, prima di iniziare le mie fantastiche avventure fisse a Roma, vivevo fantastiche avventure da pendolare. Sono nata, vissuta e cresciuta a Palermo. E mai avrei potuto pensare che per cinque anni della mia vita, dai 23 ai 28 (a fine del 2014 mi sono trasferita a Roma) avrei preso l'aereo in media una volta al mese. E invece così è stato, e solitamente ogni volta che prendevo l'aereo succedeva qualcosa, un ritardo, una cancellazione, una tormenta di neve, lo sciopero... in tutti questi anni, con tutti gli aerei persi e le ore passate ad aspettare in aeroporto, ho sviluppato una vera e propria avversione verso questo mezzo di trasporto, tant'è vero che tranne estremi casi, ovvero quando devo arrivare in poco tempo in Sicilia, e l'aereo resta comunque il mezzo più economico e rapido, lo evito come la peste. D'estate per esempio tendo a viaggiare in auto, o in nave, avendo più tempo. 

Ho sviluppato, più che un'avversione, una tremenda fobia. Quando salgo sull'aereo io inizio a fare mille segni della croce, a pregare, e al decollo tengo puntualmente gli occhi chiusi. Non posso guardare fuori dal finestrino, se non so che stiamo atterrando e quindi vedo già il terreno che mi fa pensare "dai, adesso è proprio difficile che sbaglia qualcosa e si muoia", ma per tutto il resto del volo io ho l'impressione di poter morire da un momento all'altro.

Domenica ho dovuto prendere un aereo per venire a Palermo, è stata una cosa abbastanza urgente e quindi non ho potuto evitarlo. Per altro, domani dovrò tornare e quindi ne prenderò un altro (due aerei in due giorni sono la cosa più atroce del mondo). Considerando che avevo deciso che questo inverno, proprio per la mia fobia, non avrei preso alcun aereo, era ovvio che dovesse capitare qualcosa che invece mi costringesse a farlo, e non solo: non avendo piovuto da aprile, era ovvio che il giorno in cui io avrei dovuto prendere l'aereo si sarebbe scatenato il più grosso nubifragio della storia, che "Catrina, spostati, non fai paura a nessuno".


E quindi voli cancellati, attacchi di panico ovunque, ritardi di due, tre ore, gente che urlava, chiedeva il rimborso, piangeva e io in mezzo, che pregavo perchè avevo il volo alle 17,30 e speravo di arrivare entro le 19,30. Ci fanno imbarcare miracolosamente alle 18,00. Quindi con già mezzora di ritardo rispetto all'orario del volo, ma nel panico generale, pensavo mi fosse andata bene, se non che ovviamente, appena esulto un momento, arriva Dio a ricordarmi che non me lo posso permettere, perchè non ho fatto la brava bambina questa settimana... probabilmente ho augurato troppo spesso la morte a due o tre persone. Comunque salgo sull'aereo, mi prendo il posto, avverto mio padre che doveva disgraziatamente venire a prendermi alle 18,30, e inizio a pregare: ho pregato per un'altra ora e mezza seduta su quell'aereo, perchè erano le 19,25 quando ha decollato e io ormai facevo venire giù le madonne, oltre alla pioggia e alla grandine, perchè ovviamente, mentre a Roma il mal tempo passava, ero certa che qui a Palermo stesse arrivando, e la differenza sostanziale è che se a Roma c'è mal tempo l'aereo atterra lo stesso, qui invece no. 

Per fortuna è atterrato perchè non pioveva ancora, anzi, faceva un bel caldo. Ho pensato "com'è bello, sembra primavera" con ben 7 gradi di differenza rispetto a Roma. E ovviamente stanotte si è scatenato il diluvio anche qui, facendo scendere la temperatura di circa sei gradi... io non mi smentisco mai!

Domani dovrò tornare a Roma, l'aereo dovrebbe decollare alle 17,00 e le previsioni dicono che ovviamente inizierà a piovere per le 16,00. Sappiate che vi ho voluto bene, se non dovessi farcela.

mercoledì 1 novembre 2017

Com'è bello il ponte... quando se lo prendono gli altri.

Il 2017 è stato un anno pieno di bei ponti, ancora non sono finiti, e anche nel 2018 ce ne saranno di interessanti. La prima cosa che la gente pensa quando ci sono dei giovedì o dei martedì di festa, solitamente, è "che bello, allora cerco di accaparrarmi il lunedì o il venerdì di ferie così faccio 4 giorni di riposo". Bene, bello, beati loro. Bene, bello, beata io, che invece la prima cosa che penso è "Che meraviglia, speriamo che se lo prendano tutti questo ponte, così arriverò a lavoro puntuale senza correre e i mezzi saranno vuoti" ed infatti, la maggior parte delle volte, così è! 



Come ad agosto (come vi accennavo qui...), nel periodo invernale di feste, durante i ponti, la città, chissà come, si svuota. I mezzi pubblici risultano anche quasi piacevoli, c'è sempre spazio, c'è sempre posto! Partono tutto sommato puntuali, e dopo giorni frenetici dove quasi ho rischiato di soffocare, è veramente un sollievo.

Per cui è da un pò di tempo che - a parte ad agosto quando le ferie sono obbligate (Yu-uh 😒) - non prendo mai i giorni di ponte. Oltre che per il fatto che in giro non c'è nessuno, anche in ufficio, tendenzialmente, non c'è nessuno: o meglio, restiamo in pochi sfigati, per cui si lavora con molto meno stress, con molta più calma e credetemi: io ho bisogno di calma, essendo una isterica pazza quasi per tutto il tempo della vita. 

Quindi ho deciso che lavorerò sempre durante i giorni di ponte, anche se questo vorrebbe dire tornare meno a casa. Si, perchè i ponti lunghi di solito mi facevano tornare a casa, ed erano belli per questo, li aspettavo agognandoli, segnando sul calendario dell'anno dopo tutti quelli che avrei potuto prendere, ma quest'anno ci sono state due novità, la prima è che ho deciso di prendermi i giorni di meritato riposo proprio per riposare, e non durante i giorni in cui fa comodo agli altri, come avevo fatto fino a questo momento, e la seconda novità, che è anche la più tenera, è che questa estate in campagna è arrivato un gatto: era uno scheletro e pensavamo che non ce l'avrebbe fatta; ora è un grosso gatto di circa cinque kg tutto fusa e amore, e dobbiamo (ma soprattutto vogliamo!) prenderci cura di lui, quindi il weekend si torna in campagna dal nostro micio. 

E niente, detto questo: domani lavoro (appunto), ma faccio mezza giornata e prego il Santo dei mezzi che mi dia tanta gioia, ovvero li faccia passare più o meno puntuali, e più o meno vuoti (ma non ci scommetterei). Buon Ognissanti a tutti, e mi raccomando, un pensiero a tutti i morti che avete voluto bene.