Non so come funziona nelle altre metropolitane del mondo. Quella di Roma è la prima che prendo abitualmente e dalla città da cui vengo, la metropolitana, nel vero senso della parola, non esiste.
Dunque nella metropolitana di Roma, come più in generale nei mezzi pubblici, la mattina presto, le facce che si incontrano non sono mai troppo sveglie o allegre, fatta eccezione per stranieri e turisti che sembrano sempre fin troppo eccitati di stare qui, anche se ormai sono più romani di me.
L'aria che si respira quindi è di tristezza, stanchezza, spossatezza e nervosismo da mancanza di sonno. Tutto questo porta l'essere umano all'isteria in alcuni casi (come nel mio) o più semplicemente a deambulare senza forze ne meta.
Il culmine di questa "sindrome da zombie" si ha quando si arriva alla fermata del policlinico. Qualcuno di voi è sicuramente di Roma e sicuramente almeno una volta sarà sceso a quella fermata.
Normalmente la prima uscita che ci si trova d'innanzi è quella sbagliata. È cioè l'entrata e non vi sono scale mobili in salita. La scala non è breve per una persona che a stento riesce mantenersi dritta per più di cinque minuti e quindi la massa di persone che esce dalla metro si dirige verso l'uscita più lontana, che è anche quella corretta. Lì le scale mobili sono due ma molto strette, il che produce una lunga fila che si estende fino alla banchina.
Ovviamente c'è sempre il furbo che trascina il trolley tre metri più indietro di lui senza considerare affatto che magari con quel trolley potrebbe colpire o far inciampare qualcuno, nella fattispecie io, perché non si sa per quale punizione divina, ma sono sempre io quella che si ritrova con questa gente davanti.
Come quel giorno in cui salì sul tram la signora con l'ombrello rotto: non le si chiudeva più, ma, senza rassegnarsi all'idea, lei continuava a tentare di chiuderlo e l'ombrello, ripetutamente, scattava dal manico, ovviamente estremamente vicino alla mia faccia, che non sarebbe più così liscia se non mi fossi scansata più di una volta.
Ma tornando alla metropolitana, la lunga fila che si crea e che avanza lenta, estenuante, non può che confermare quanto la teoria dell'apocalisse zombie in fondo non sia tanto lontana e fantasiosa. L'unica cosa che ancora non facciamo la mattina presto, quando deambuliamo fuori dalla metropolitana, è mangiarci a vicenda, ma secondo me, solo perché a quell'ora, ancora, non ne abbiamo la forza.
A Berlino passavano talmente tante metro che non c'era mai gente ad attendere sulla banchina... sembrava surreale!!!
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