C'è chi li ama, chi non può resistere alle loro voci angeliche e chi invece non li sopporta, e poi ci sono io, che li evito come la peste e ho anche un po' di paura: sto parlando dei bambini. Specialmente quelli tra i 6 e i 12 anni. Ho difficoltà ad interagire con loro, ho estrema difficoltà a metterli a loro agio, perché in fondo non sono neppure io a mio agio quando ho a che fare con loro. Ho una ritrosia naturale che mi spinge a stare loro lontana...almeno quando posso. E sui mezzi pubblici, quando sono belli pieni e belli gonfi, non posso. E non c'è lunedì o martedì mattina in cui non ci sia una fantastica (leggasi "fantastica" in modo chiaramente sarcastico) scolaresca sul mio stesso bus, o sul mio stesso vagone della metro, o sul mio stesso tram.
E così, quando sento il primo "Maessstraaaaa...qual è la nostra fermataaaaaa?" ho un brivido lungo la schiena ed inizio a sudare.
Cerco irrimediabilmente di spostarmi dall'altra parte del mezzo, ma non ho via di scampo.
E capita sempre che sono in ritardo, e che loro scendono alla mia stessa fermata. La maestra, da brava educatrice quali è, li fa mettere in fila a due a due... e potrei perfino apprezzare l'educazione dei bambini che rispettosamente si mettono a due a due, se non fosse che ovviamente la fila a due a due la fanno davanti a me, e non si separano per nulla al mondo, quasi fossero attaccati con SARATOGA, IL SILICONE SIGILLANTE (Brava Giovanna, brava!).
E così mi fanno inciampare, sbattere, fare il giro del mondo in cinque secondi, pur di superarli e riuscire ad andare all'altra fermata prima che arrivi l'altro mezzo che devo prendere.
Quando penso di avercela fatta e aver superato la catena di sant'Antonio, peggio mi sento: al posto della scolaresca c'è la classe di liceo in gita d'istruzione. Vorrei morire.
Li guardo nella loro beata ignoranza. Li sento, masticare schifosamente chewingum e provarci l'un con l'altro, anche se in confronto Gollum è un bell'uomo.
Ormoni a mille, deficienza ad un milione!
Anche loro, quasi sempre, scendono alla mia stessa fermata sempre dopo la classica frase di rito: "Professoreeeeeè, ma quanno se scenne?!?"
Che mi fanno davvero sentire la mancanza dei bambini, perchè crescendo hanno perso il senso della decenza, dell'educazione e anche della lingua italiana. Scendono in maniera scoordinata, spintonandosi tra di loro, e ovviamente, in mezzo, povera me, ci sono anche io, che riesco per un pelo a sopravvivere in quel turbine di ormoni e brufoli.
E poi, una volta che sono salva, seduta alla mia scrivania, mi chiedo: ma anche io ero così odiosa da bambina e deficiente da adolescente?
Cerco irrimediabilmente di spostarmi dall'altra parte del mezzo, ma non ho via di scampo.
E capita sempre che sono in ritardo, e che loro scendono alla mia stessa fermata. La maestra, da brava educatrice quali è, li fa mettere in fila a due a due... e potrei perfino apprezzare l'educazione dei bambini che rispettosamente si mettono a due a due, se non fosse che ovviamente la fila a due a due la fanno davanti a me, e non si separano per nulla al mondo, quasi fossero attaccati con SARATOGA, IL SILICONE SIGILLANTE (Brava Giovanna, brava!).
E così mi fanno inciampare, sbattere, fare il giro del mondo in cinque secondi, pur di superarli e riuscire ad andare all'altra fermata prima che arrivi l'altro mezzo che devo prendere.
Quando penso di avercela fatta e aver superato la catena di sant'Antonio, peggio mi sento: al posto della scolaresca c'è la classe di liceo in gita d'istruzione. Vorrei morire.
Li guardo nella loro beata ignoranza. Li sento, masticare schifosamente chewingum e provarci l'un con l'altro, anche se in confronto Gollum è un bell'uomo.
Ormoni a mille, deficienza ad un milione!
Anche loro, quasi sempre, scendono alla mia stessa fermata sempre dopo la classica frase di rito: "Professoreeeeeè, ma quanno se scenne?!?"
Che mi fanno davvero sentire la mancanza dei bambini, perchè crescendo hanno perso il senso della decenza, dell'educazione e anche della lingua italiana. Scendono in maniera scoordinata, spintonandosi tra di loro, e ovviamente, in mezzo, povera me, ci sono anche io, che riesco per un pelo a sopravvivere in quel turbine di ormoni e brufoli.
E poi, una volta che sono salva, seduta alla mia scrivania, mi chiedo: ma anche io ero così odiosa da bambina e deficiente da adolescente?
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